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Sanità privata in rivolta: un “muro contro muro” da 100 milioni di euro

La Regione Siciliana taglia 32 milioni di euro, mentre per il Cimest "dovrebbe aggiungerne 60 per andare incontro alla maggiore richiesta di prestazioni del 2023". Le strutture private vincolate a budget blindati non reggono gli extra-costi dovuti alla crisi post-pandemia

L’universo della sanità privata siciliana insorge contro la Regione, che ha deciso di tagliare 32 milioni di euro destinati alle prestazioni specialistiche in convenzione, passando dai 315 milioni di euro del 2021 al nuovo budget di 283 milioni di euro annui previsti per il 2022 e il 2023. “Una decisione presa dall’assessore Razza, prima di concludere il suo mandato”, spiega a FocuSicilia Salvatore Gibiino, coordinatore del Cimest (Coordinamento intersindacale medicina specialistica di territorio). L’organizzazione riunisce 1.800 strutture in tutta la Sicilia e da due giorni è in guerra aperta contro l’assessorato regionale della Salute: ad eccezione di circa 50 strutture che si sono dissociate dalla protesta, tutti gli altri, cioè la quasi totalità, hanno dichiarato una ‘serrata’ e chiuso dal 22 al 24 febbraio i propri centri medici (sono 23 le branche specialistiche interessate) e i laboratori d’analisi. La risposta dell’assessore regionale al ramo, Giovanna Volo, è una direttiva inviata a ospedali ed Asp per sopperire al disagio, ma solo in relazione ai laboratori d’analisi, che dovranno essere “aperti dalle 8 alle 20” mentre gli spazi destinati all’accoglienza dei cittadini dovranno essere “massimizzati”, per fronteggiare i quattro giorni di sciopero.

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Un budget blindato per le prestazioni private

Come si sia arrivati a questo punto, lo racconta Gibiino. “Noi facciamo prestazioni in nome e per conto della Regione, siamo il pubblico ma a gestione privata, da noi i cittadini vengono con le ricette esattamente come vanno in Asp e ospedali”. La differenza è che nelle strutture pubbliche non c’è limite alla spesa per le prestazioni, “mentre a noi assegnano un budget, con limiti mensili. Mi danno, per esempio, 120 mila euro di budget in un anno e sono tenuto a erogare 10 mila euro di prestazioni al mese, per obbligo contrattuale e secondo il decreto regionale di assegnazione”. Neanche una ricetta in più, neanche un euro in più al mese, altrimenti la Regione non paga. Perché “la ricetta è come un assegno – prosegue il coordinatore del Cimest – ma dev’essere coperto, non a vuoto. Non è previsto nessun extra-budget”. Fino a prima della pandemia, le strutture continuavano ad erogare qualche prestazione in più anche fuori budget, praticamente gratis, a vantaggio dei clienti che con il privato si fidelizzano. “Ma ora, con la crisi post-Covid, ci sono stati aumenti fino al 50 per cento di tutto – riconosce Gibiino – e non ce lo possiamo più permettere”. Anche perché le tariffe non sono omogenee: un elettrocardiogramma in un’Asp la Regione lo paga 33 euro, se erogato dal privato ‘vale’ invece 11 euro, secondo i calcoli fatti dal Cimest.

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Previsto aumento delle prestazioni del 20 per cento

Le strutture private soddisfano “l’82 per cento di tutte le richieste di prestazioni specialistiche e ricevono 283 milioni di euro, quelle pubbliche il 18 per cento e ricevono 340 milioni di euro – riferisce Gibiino, evidenziando la sproporzione – però nel pubblico ogni volta il paziente trova un medico diverso, mentre da noi trova accoglienza, ambiente riscaldato, pavimenti puliti, le apparecchiature molto più moderne. Per questo il paziente si fidelizza e, del resto, chi si cura cerca il meglio. Secondo Agenas, le prestazioni specialistiche nel 2023 aumenteranno del 20 per cento. Come fa la Regione a sottrarre 15 milioni di euro ai privati? Dovrebbe casomai aumentare del 20 per cento il bugdet, che su 315 milioni di euro significa aggiungere almeno 60 milioni di euro, così da abbattere le liste d’attesa”. Ma c’è di più. La Regione incassa dallo Stato 1,2 miliardi di euro per la specialistica, il 13 per cento delle risorse. Circa 600 milioni di euro vanno a privato e pubblico per le prestazioni, “ma gli altri dove vanno a finire?”, si chiede Gibiino, che ricorda come “la Corte dei Conti ha bacchettato l’assessorato della Salute, per aver stornato risorse a debiti anziché finanziare le prestazioni specialistiche e i Livelli essenziali di assistenza. Una grave distorsione del sistema, segno che i fondi in realtà ci sono”.

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Gli straordinari nei laboratori di analisi pubblici

La direttiva dell’assessore che amplia per qualche giorno i servizi pubblici per sopperire alla rivolta delle strutture private è un tentativo che non convince. “Come si fa a raddoppiare l’orario di lavoro negli ospedali, con quali soldi?”, si chiede il coordinatore del Cimest, visto che l’atto non prevede risorse aggiuntive e e un manager che portasse il bilancio in passivo verrebbe licenziato. “Noi stiamo utilizzando il nostro personale – spiega Maurizio Lanza, direttore dell’Asp di Catania – non facciamo prestazioni di lavoro aggiuntive ma usiamo le risorse per il lavoro straordinario. Una cosa normale, c’è un fondo in bilancio utilizzabile per le situazioni eccezionali. Si tratta di qualche giorno, nulla in confronto a quello che abbiamo speso per affrontare la pandemia”. Lanza spiega che nei primi due giorni di protesta l’Asp sta monitorando la situazione nei laboratori ma “non c’è stata nessuna criticità”. Come andrà a finire, nessuno può dirlo, perché la situazione oltre che eccezionale è inedita. Gibiino indica come unica strada possibile il ripristino dei 32 milioni di euro sottratti alla specialistica convenzionata e l’aggiunta dei 60 milioni di euro come indica Agenas. Siamo vicini ai 100 milioni di euro e adesso, esorta il coordinatore del Cimest, “la politica deve decidere cosa fare, non è più un problema dell’assessore Volo, ma del presidente Schifani, che in questi giorni è in assoluto silenzio”.

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Agostino Laudani
Agostino Laudani
Giornalista professionista, nato a Milano ma siciliano da sempre, ho una laurea in Scienze della comunicazione e sono specializzato in infografica. Sono stato redattore in un quotidiano economico regionale e ho curato la comunicazione di aziende, enti pubblici e gruppi parlamentari. Scegliere con accuratezza, prima di scrivere, dovrebbe essere la sfida di ogni buon giornalista.

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