Sanità: prove tecniche di riforma. Stessi ospedali, ma con sei nuovi apparati

Sanitàin Sicilia: la riforma passa dallamoltiplicazionedelle aziende ospedaliere. Che potrebbero salire da nove a 15 e prendere il posto delleAziende sanitarie provinciali (Asp) nella gestione degli ospedali. Nascerebbe una nuova azienda ospedaliera in ognuna delle sei province minori. Non ci sarebbero nuove strutture. Solamente una diversa organizzazione. Con sei nuoviapparatiburocratici e quindi posti di vertice. Lo prevede labozzadiriordinodel sistema sanitario regionale. Ildocumentocircola già tra gli addetti ai lavori. Per l’assessore regionale della Salute, GiovannaVolo, non ci sarebbe però “al momento alcunaproposta di legge“, ma si tratterebbe di “una mera ipotesi di studio che necessita di un lavoro diapprofondimentoper essere trasformato in qualcosa di strutturato”. C’è quindi ancora tanto da scoprire. Al punto che, per ammissione dello stesso assessore, nemmeno il presidenteSchifanisarebbe a conoscenza del piano. “Il documento in questione non è stato ancora sottoposto al presidente della Regione o alla giunta regionale che dunquene ignoravano l’esistenza“, ha dichiarato Volo. Leggi anche –Sanità in Sicilia: alte spese ma troppe carenze. E un lungo elenco di urgenze L’attualesistema sanitariosiciliano si basa su18 entiche dipendono dall’assessorato regionale della Salute.NoveAziende ospedaliere enoveAziende sanitarie provinciali. I grandiospedali cittadinidi Palermo, Catania e Messina fanno capo alle nove Aziende ospedaliere. Tra questi ci sono, ad esempio, il “Giaccone” di Palermo, il “Cannizzaro” di Catania o il “Papardo” di Messina. La governance di ogni Azienda ospedaliera è nelle mani di un manager, il direttore generale di nomina governativa. I presidi ospedalieri territoriali di minori dimensioni sono invece in capo alleAsp, in tutte le province. Ogni Asp ha un proprio direttore generale scelto dal governo. Nellesei provincenon metropolitane (Siracusa, Ragusa, Enna, Caltanissetta, Agrigento e Trapani) non ci sono Aziende ospedaliere. Il progetto diriordinodella rete ospedaliera prevede che le Asp non abbiano più lagestionedegli ospedali, in nessuna provincia. Nelle tre province metropolitane la gestione degli ospedali minori passerebbe ad alcune tra leAziende ospedaliere già esistenti. Nelle sei province non metropolitane, invece, nascerebberosei nuove Aziende ospedaliere. Ad ogni nuova azienda farebbero capotutti gli ospedalidella rispettiva provincia. Nuove aziende vuol dire anche nuove governance. Leggi anche –Sanità: Sicilia “prima tra le ultime”. Famiglie più povere per curarsi La Funzione pubblicaCgilintravede in questa riorganizzazione “una nuovamappa del potere, con relativa moltiplicazione dellepoltrone” e si scaglia contro un piano “la cui redazione non è stata preceduta danessun confrontocon le organizzazioni di categoria, ma strutturata semplicemente all’interno delPalazzo della politica, rinunciando alle dinamiche democratiche delle interlocuzioni e della concertazione con le forze sociali e sindacali”. Per il segretario generale Fp Cgil, GaetanoAgliozzo, e la segretaria regionale con delega alla Sanità, MonicaGenovese, “il piano distribuisce solonuove poltronee nuovi poteri. Non sarà sicuramente l’aumento dei direttori generali, amministrativi e sanitari, a diminuire leliste di attesae a migliorare l’efficienza della sanità pubblica. Questo Piano è stato concepito solo perampliare gli spazi della mediazione politicanella maggioranza di Governo”. Tutto questo avviene mentre le nomine dei manager, i 18 nuovidirettori generalidi Asp e Aziende ospedaliere, in scadenza il 31 ottobre, restano in alto mare. Non si esclude che, in attesa di trovare laquadranelle scelte della politica, ci possa essere unaprorogafino a 31 dicembre. Leggi anche –Scandalo liste d’attesa. Quattro mesi per una mammografia “in tempi brevi” L’obiettivodi fondo dichiarato nellabozzadi riordino è l’aggiornamento della Legge regionale5/2009, che istituisce e regola l’attuale sistema sanitario regionale. Un sistema fatto finora di Presidi territoriali di assistenza,Guardie mediche, Punti di primo intervento pediatrico e Centri unici di prenotazione, che deve diventare compatibile con le novità della misura 6 delPnrre con le sue nuovearticolazioni: distretti sanitari, centrali operative territoriali, case di comunità e ospedali di comunità.Un’armonizzazioneper la quale “è opportuno, anzinecessarioche l’assessorato della Salute dia avvio all’iter legislativo al fine del recepimento delle strutture di prossimità e delrafforzamentodei servizi dell’Assistenza primaria”, esorta PieremilioVasta, coordinatore regionale dellaRete civica della salute (Rcs), un organismo di democrazia partecipata a supporto delle politiche pubbliche,istituitodall’assessorato regionale della Salute. Per Vasta, è “più cheopportunala revisione, che aggreghi i presidi ospedalieri territoriali nellagovernancedelle Aziende ospedaliere, al fine dell’integrazione gestionale dei Dipartimenti ospedalieri”. Le Aziende ospedaliere gestirebbero gli ospedali, le Aspcentrerebberola propria attività “sull’assistenza territoriale e la medicina d’iniziativa e prossimità”, aggiunge il coordinatore della Rcs.