Non c’è pace per la sanità siciliana. Dopo la pandemia e il mancato rinnovo del personale Covid, e dopo l’emergenza medici nei reparti di urgenza dei piccoli ospedali (caso Cardiologia al “Gravina” di Caltagirone) tornano a farsi sentire i comitati in difesa dei piccoli ospedali. La nuova protesta si riaccende alle Eolie dove i “Comitati per la salute” e le associazioni eoliane scrivono al ministero alla Salute, all’assessore regionale Giovanna Volo, alla commissione Sanità dell’Ars e al commissario Asp di Messina Bernardo Dino Alagna, per “denunciare ancora una volta il silenzio assordante e la scarsa attenzione della politica e delle istituzioni sul tema della sanità eoliana”.
Territorio inascoltato
Nella nuova nota si manifesta il forte dissenso per il mancato coinvolgimento del territorio nelle fasi che hanno preceduto la deliberazione di giunta regionale del 3 marzo con cui è stata approvata la nuova pianta organica dell’Asp di Messina e quindi anche del P.O. Civico di Lipari. I comitati e le associazioni, già a dicembre e poi ancora a inizio febbraio avevano denunciato “l’inadeguatezza ma anche il mancato rispetto della pianta organica dell’Ospedale di Lipari” e avevano richiesto espressamente una convocazione proprio “in previsione dell’approvazione della nuova pianta organica dell’Asp di Messina” e degli adeguamenti dell’assistenza territoriale e del sistema di prevenzione sulla base degli standard previsti dal D.M. 77 2022. “Purtroppo però non era seguita alcuna convocazione e la giunta regionale ha preferito deliberare senza ascoltare i territori”. Con questa nuova nota, i Comitati e le Associazioni, chiedono di sapere se “la bozza di pianta organica, prima di essere approvata dalla giunta regionale, fosse almeno stata sottoposta al vaglio della Conferenza dei sindaci. Così come chiedono se la VI Commissione abbia almeno ascoltato i sindaci eoliani, “viste anche le plurime sollecitazioni provenienti dal territorio e come la stessa Commissione aveva ritenuto di fare con altri sindaci della provincia di Messina in relazione ad altri ospedali della zona.
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Il sindaco di Lipari getta acqua sul fuoco
La protesta interessa anche altri territori dell’Isola in difesa dei piccoli ospedali. Alcuni mesi fa, quando ancora all’assessorato alla Salute c’era l’ex assessore Ruggero Razza, i comitati per la salute avevano protestato di fronte la sede dell’assessorato ed erano stati ricevuti da un alto dirigente. “Promesse su promesse – hanno stigmatizzato dai comitati – , ma nessun atto concreto”. Getta, però, acqua sul fuoco il sindaco di Lipari Riccardo Gullo che al contrario dei comitati e delle associazioni ritiene positiva la riconferma della Pianta organica dell’ospedale. “Vorrei dire che la riconferma della pianta organica un grande successo. Al di là di tutte le previsioni è un segno chiaro che l’azione che stiamo facendo sta andando avanti e mira alla modifica del decreto Balduzzi”.
Ambulatori privati bloccano le analisi con esenzione
Adesso dopo la pandemia arrivano i primi nodi al pettine e il primo si riferisce alla riduzione delle spese dopo i tanti finanziamenti dettati dall’emergenza sanitaria. In una recente nota l’assessore Volo ha dettato l’agenda delle riduzioni dei fondi a tutte le Asp e alle aziende ospedaliere dell’isola, prevedendo per l’anno in corso, rispetto al 2022, una riduzione del 25 per cento, partendo proprio dal taglio delle proroghe per il personale Covid. E i primi segnali di una contrazione delle spese si vedono e nel calderone finisce anche la protesta degli ambulatori privati che agiscono in regime di convenzione che proprio in questi giorni hanno affisso davanti all’entrata dei loro ambulatori un cartello in cui si dice che “Per motivi di budget sino alla fine di questo mese si eseguono solo analisi a pagamento. No in esenzione”. E aggiungono: “Non per volere nostro, ma perché la Regione non intende pagarci le prestazioni in esenzione eseguite in extra budget”. Diversamente, sentendo alcuni responsabili dei laboratori analisi pubblici come il San Luigi, le prestazioni in regime di esenzione o in ticket vengono effettuate senza limitazioni.
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Gli ospedali che si vogliono accorpare
Sempre a Catania c’è poi il nodo della carenza di medici specializzati in discipline di urgenza-emergenza. Dopo l’allarme causato pochi mesi fa per la carenza di cardiologi al “Gravina” di Caltagirone che aveva portato alla sospensione – per fortuna per poche ore – della Rete dell’infarto per il Calatino, l’annunciata nascita dei dipartimenti interaziendali per far fronte alla mancanza di medici è rimasta al momento lettera morta per le molteplici difficoltà nel reperire personale specializzato. Sembra che la Regione stia studiando una soluzione che potrebbe portare a una sorta di accorpamento tra ospedali piccoli e quelli della grande città. Ad esempio con l’azienda Cannizzaro potrebbero essere accorpati gli ospedali di Giarre e Acireale, mentre col Garibaldi quelli di Paternò e Biancavilla. In questo modo secondo la Regione si farebbe fronte alla carenza di medici ospedalieri con una mobilità interna, soprattutto nei reparti di Pronto soccorso, Anestesiologia e Cardiologia.
Ma sarebbe forse come cercare di coprirsi con una coperta troppo corta.
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Rivedere la legge d’ingaggio dei medici
Secondo alcuni esperti forse sarebbe meglio rivedere la legge che impedisce l’ingaggio di medici che non hanno ancora conseguito la specializzazione. Così come avveniva sino al Duemila. In questo modo il personale medico potrebbe effettuare la specializzazione direttamente sul campo e non in una scuola che tra l’altro al momento è a numero chiuso.
Un capitolo a parte dovrebbe riguardare la scelta di avere tanti piccoli ospedali disseminati sul territorio, a pochissime decine di chilometri dai grandi ospedali. Si discute ancora sulla opportunità di avere riaperto il pronto soccorso dell’ospedale di Giarre e soprattutto del fatto che in quel presidio insista anche una ambulanza medicalizzata privata, con un costo non certo indifferente per la Regione e a cascata sulle tasche di tutti i cittadini, per trasferire i casi urgenti nei grandi ospedali.