L’emergenza coronavirus ha portato il governo a prendere molti provvedimenti. Alcuni parecchio restrittivi. Si attende ancora quello sulle misure di sostegno alle aziende, annunciato in 25 milioni, e non ancora definito: si dovrà aspettare venerdì per conoscerne i dettagli. Frattanto, però, arrivano puntuali le scadenze dei pagamenti, di tributi e imposte. Imprenditori, professionisti e famiglie “vorrebbero più tempo per pagare” e non sanno bene che pesci prendere. “La difficoltà più grande per i professionisti e le aziende, in questo momento, è la mancanza di regole certe”, dice Maurizio Attinelli, coordinatore regionale degli ordini dei commercialisti. In attesa che il governo faccia in fretta, alcuni privati hanno già deciso misure di sostegno firmando degli accordi. È il caso di Abi, l’associazione bancaria italiana, e le associazioni d’impresa in merito alla sospensione delle rate dei mutui. I privati “si sono mossi prima e meglio”.
In scadenza Iva, contributi e ritenute
Ogni 16 del mese (e quindi lunedì prossimo), ci sono alcuni adempimenti da assolvere. Si tratta di imposte come l’Iva, ma anche contributi per i lavoratori dipendenti e quindi il pagamento Inps, nonché della ritenute. “Probabilmente saranno differiti dal Consiglio dei ministri”, ma i tempi sono davvero contingentati. Professionisti, aziende e famiglie “si aspettavano chiarimenti sui tributi già prima”. Lo slittamento dei pagamenti è considerato “probabile”, dice Attinelli. Ma è pur vero che finché non c’è certezza “i colleghi non sanno che tipo di indicazioni dare alle imprese che sono già in difficoltà. Alcune hanno chiuso e altre hanno ridotto gli orari di lavoro”. “Gli imprenditori hanno bisogno di tempi definiti perché l’incertezza sulle uscite genera anche incertezza sulla programmazione economica. Quindi confusione”.
Rottamazione delle cartelle esattoriali
Le scadenze non sono solo a metà mese. Entro la fine di marzo ci sono quelle relative alla rottamazione delle cartelle esattoriali. Un problema che lega famiglie e imprese che hanno chiesto di chiudere il debito con il fisco e adesso dovrebbero pagare una delle rate. “In condizioni normali questo poteva avvenire”, ma visto che la situazione è d’emergenza “si chiede di capire come fare per avere maggior tempo”. La richiesta al governo è la stessa: provvedimenti chiari che possano differire sia i versamenti tributari e previdenziali che quelli di rateizzazione. In sostanza, si chiede di estendere a tutte le regioni ciò che è stato pensato per l’ex zona rossa in Nord Italia. “Non chiediamo nulla di straordinario, ma di essere messi nelle stesse condizioni in cui sono state messe quelle aziende nei territori oggetto della prima riduzione di movimento”.
Lavorare da remoto
Anche il mondo dei commercialisti, che vorrebbe dare risposte certe ai clienti, deve fare i conti con restrizioni e difficoltà. “Molti studi hanno limitato la presenza seguendo le regole previste dal decreto per l’accoglienza dei clienti”, ma sono molti anche quelli che si stanno attrezzando per lo smart working. “Stanno affrontando la spesa dei tecnici per installare i programmi e potere lavorare da remoto”. Una scelta quasi obbligata per chi ha partita Iva “perché meno tutelato del lavoratore dipendente”.
Una iniezione di liquidità
Le difficoltà per aziende e professionisti non sono legate solo alle uscite di tributi e imposte, ma anche alle entrate economiche. Fermo restando che il lavoro è diminuito molto, per tutti, e “si va incontro a periodi di magra”, per il coordinatore siciliano dei commercialisti l’ente pubblico dovrebbe venire in soccorso. In primis con la sburocratizzazione. “La richiesta non è quella di dare soldi a tutti ma di sbloccare quelle attività che devono legittimamente avere delle entrate”. Un modo per dare liquidità alle aziende “e di conseguenza anche alle famiglie”.