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Scarichi illegali. In Sicilia autorizzato il 17,5% degli impianti di depurazione

Secondo Arpa, su una popolazione di cinque milioni di abitanti, "solo il 61 per cento circa è servito da un impianto". Messina la provincia più fornita, pochi impianti nel catanese, in coda il siracusano. Quattro le procedure d'infrazione aperte contro l'Italia dall'Ue per milioni di euro

Oltre 460 impianti per il trattamento delle acque reflue, di cui circa 380 attivi. Di questi, però, “solo il 17,5 per cento opera con autorizzazione allo scarico in corso di validità”, tutti gli altri “operano in assenza di autorizzazione, o con autorizzazione attualmente scaduta, o sono stati destinatari di decreti di diniego allo scarico”. È la situazione della depurazione in Sicilia secondo gli ultimi dati dell’Arpa, Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente. Alla base delle mancate autorizzazioni, “impianti rimasti incompleti, mai attivati o divenuti nel tempo sottodimensionati o tecnologicamente vetusti”. Una situazione che espone l’Isola a sanzioni da parte dell’Unione europea perché si continuano a riversare nell’ambiente scarichi inquinati. Secondo i dati del Commissario unico per la depurazione sono 276 gli agglomerati siciliani non in regola, inseriti nelle quattro procedure d’infrazione aperte contro l’Italia. I costi sono notevoli. Soltanto la prima procedura costa al Paese “30 milioni a semestre, pari a 165 mila euro al giorno, circa 10 euro l’anno ad abitante” per agglomerati dislocati “prevalentemente in Sicilia, Calabria e Campania”.

La distribuzione degli impianti di depurazione in Sicilia al 2021. Fonte Arpa

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Controlli minimi non rispettati

Di fatto, la depurazione nell’Isola non è garantita per tutti i cittadini. Secondo l’Arpa, su una popolazione di cinque milioni di abitanti, “solo il 61 per cento circa è servito da un impianto”. Il dato, sottolinea l’Agenzia, “sale al 71,5 per cento nei comuni capoluogo di provincia” e scende in periferia. Quanto alla destinazione degli scarichi, gli impianti sfociano per lo più in torrenti e fiumi (75 per cento) e in misura minore in mare. Il controllo spetta per legge all’Arpa, che ha il compito di valutare “il carico inquinante delle acque trattate negli impianti” ma soprattutto “l’impatto sui corpi idrici”. Le ispezioni effettuate nel 2020 sono state poco meno di 400, e hanno portato a 12 segnalazioni all’autorità giudiziaria e oltre cento sanzioni amministrative. Quanto ai campioni prelevati, sono risultati non conformi alla legge in oltre il 32 per cento dei casi. L’attività ispettiva nell’anno della pandemia, sottolinea tuttavia Arpa, “risente della carenza di personale: il numero minimo di controlli previsto dalla normativa vigente non è stato pertanto rispettato”.

Le sanzioni e le segnalazioni applicate ai depuratori per provincia nel 2020. Dati Arpa

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La classificazione degli impianti

Gli impianti variano a seconda della capacità di trattamento. L’unità di misura utilizzata per stabilirla è l'”abitante equivalente” (A.E.), che corrisponde alla quantità di carico inquinante biodegradabile prodotto e immesso in fognatura da un abitante nell’arco della giornata. Secondo l’ultimo report dell’Arpa – che non tiene conto di eventuali impianti realizzati nell’ultimo anno – l’otto per cento dei depuratori siciliani è al di sotto dei duemila A.E. di capacità. La maggior parte è di medie dimensioni. Il 30 per cento è in grado di trattare tra duemila e diecimila A.E. giornalieri, il 36 per cento tra diecimila e 50 mila. Quest’ultima classe di impianti, sottolinea l’Arpa, è quella “maggiormente interessata dal mancato rispetto di uno o più limiti”. C’è poi un 26 per cento di depuratori di capacità massima, sopra i 50 mila A.E. L’efficienza delle strutture ha un impatto diretto sulla vita dei cittadini e dell’ambiente. Elevate concentrazioni di sostanza organica nei reflui, infatti, possono determinare l'”alterazione dell’ecosistema idrico” se non adeguatamente depurate.

Gli impianti attivi per provincia e le ispezioni effettuate nel 2020. Dati Arpa

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Dove si trovano i depuratori

Per quanto riguarda gli impianti, la maggior parte si trova nel messinese. I depuratori attivi al 2020 sono in totale 128, la maggior parte dei quali di piccole dimensioni (87). I numeri, osserva l’Arpa, rispecchiano le caratteristiche del territorio, contraddistinto da una grande quantità di piccoli borghi. Seguono Palermo (78 impianti), Agrigento (35), Trapani (33) e Catania (30). Il numero di depuratori del circondario etneo appare sottodimensionato rispetto alla densità abitativa del territorio. Seguono le provincia di Caltanissetta (22), Ragusa (21), Enna (18) e Siracusa (16). Quanto agli impianti non attivi il record spetta a Enna, con 17 depuratori non in funzione, seguita da Agrigento e Messina (13), Catania e Caltanissetta (otto), Palermo e Trapani (cinque). Tutti gli impianti nella provincia di Siracusa risultano in funzione, mentre per Ragusa il dato non è stato comunicato.

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Valerio Musumeci
Valerio Musumeci
Valerio Musumeci (Catania, 1992), è giornalista e scrittore. Nel 2015 ha esordito con il pamphlet storico-politico "Cornutissima semmai. Controcanto della Sicilia buttanissima", Circolo Poudhron, con prefazione della scrittrice Vania Lucia Gaito, inserito nella bibliografia del laboratorio “Paesaggi delle mafie” dell'Università degli Studi di Catania. Nel 2017, per lo stesso editore, ha curato un saggio sul berlusconismo all'interno del volume "L'Italia tradita. Storia del Belpaese dal miracolo al declino", con prefazione dell'economista Nino Galloni. Nel 2021 ha pubblicato il suo primo romanzo, "Agata rubata", Bonfirraro Editore.

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