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Se studi guadagni di più. E non muori giovane. Le diseguaglianze nei dati Istat

Non solo il reddito viene influenzato dal titolo di studio, ma anche la salute: nella fascia tra i 30 e i 69 anni un uomo laureato muore 2,3 volte meno spesso di chi ha solo la licenza elementare. A metterlo nero su bianco è l'analisi sulla mortalità effettuata dall'Istituto di statistica su decessi del 2019

Più alto è il titolo di studio, più è alto il reddito. Più guadagni e più ritardi l’appuntameto con la morte. L’assunto sul reddito, apparentemente scontato, è confermato dal rapporto Education at a Glance dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), che riporta tra i Paesi membri una media del 63 per cento di differenza tra i redditi di chi ha titoli di studio bassi e chi invece ha una laurea. E se la correlazione tra una maggiore disponibilità economica e una vita più felice è a oggi non solo una ipotesi ma un dato di fatto con conferme da rigorosi studi scientifici, quel che emerge dall’ultimo studio Istat sulle diseguaglianze nella mortalità è che chi ha una laurea ha anche una mortalità inferiore in età attiva. Ovvero: meno guadagni, più probabilità hai di morire giovane.

Mortalità 2,3 volte più alta tra gli uomini a bassa istruzione

In Italia il tasso di mortalità standardizzato nel 2019 è pari a 122,3 per 10 mila residenti. Chi ha conseguito al massimo la licenza elementare ha un tasso di mortalità pari a 135 per 10 mila residenti, valore che è 1,3 volte maggiore rispetto al tasso delle persone con un titolo universitario (104,4 ogni 10 mila residenti). E la disuguaglianza peggiora se si considera la fascia di età attiva. In Italia gli uomini di età compresa fra 30 e 69 anni e con un basso titolo di studio hanno un tasso di mortalità 2,3 volte superiore ai coetanei laureati. Nelle donne tale rapporto è meno accentuato, ma è comunque di 1,9 volte. L’analisi Istat parte dai dati del 2019, quindi prima della pandemia da Covid-19 che ha causato una mortalità evitabile altissima (sempre secondo i dati raccolti dall’istituto di statistica).

In Sicilia i tumori uccidono il doppio chi ha bassa istruzione

A livello siciliano, nella fascia di popolazione tra 30 e 69 anni, persiste il forte divario tra chi è maggiormente istruito (tasso standardizzato di 25,94 morti ogni 10 mila residenti) e chi ha una licenza elementare o meno (58,78), ovvero 2,26 volte, in linea con la media nazionale. Persiste inoltre la forte differenza di mortalità tra donne e uomini: nella stessa fascia d’età il tasso di mortalità è di 32,12 per le donne a bassa istruzione, che scende a 17,32 per chi ha una laurea, ancora in linea con il dato nazionale. Da segnalare inoltre come in Sicilia la principale causa di morte tra la popolazione tra i 30 e i 69 anni siano i tumori, che uccidono 14,36 donne a bassa istruzione su 10 mila, e 10,02 su 10 mila tra quelle con laurea o istruzione superiore. Numeri più alti per gli uomini, dove l’incidenza è di 20,42 su 10 mila per chi ha al massimo la licenza elementare e di 11,06 per chi ha almeno una laurea: quasi il doppio. Le differenze si fanno meno marcate per le persone con più di 85 anni, con presenza di una mortalità di 1,15 volte più a per chi ha una istruzione elevata fra gli uomini, mentre per le donne la differenza è di 1,21.

Leggi anche – La Sicilia invecchia e i tumori potrebbero arrivare a 300 mila casi

I tassi standardizzati e la distribuzione tra la popolazione

Nel 2019 i decessi nella popolazione con più di 30 anni esaminati da Istat sono 628.411. Il 59,3 per cento possiede al massimo un titolo di studio elementare, il 19,9 per cento la licenza di scuola media inferiore e solo il 5,2 per cento ha una laurea o un titolo di studio superiore. Quelli su cui effettua la sua analisi Istat non sono quindi i numeri puri, ma tassi standardizzati di mortalità, ovvero rapportati omogeneamente per 10 mila residenti. Senza questa elaborazione i dati sarebbero falsati non solo dalla distribuzione dei titoli di studio tra la popolazione attiva, dove solo una persona su cinque ha un titolo di studio basso, ma soprattutto dalla maggiore presenza nella popolazione anziana (tra 70 e 84 anni) e molto anziana (sopra gli 85 ) di persone con al massimo la licenza elementare, rispettivamente con il 53 per cento e 70,1 per cento.

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Leandro Perrotta
Leandro Perrotta
Catanese, mai lasciata la vista dell'Etna dal 1984. Dal 2006 scrivo della cronaca cittadina. Sono presidente del Comitato Librino attivo, nella città satellite dove sono cresciuto.

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