Dal 2018 gli estetisti sono aumentati del 24,8 per cento. Si tratta del mestiere artigiano che, secondo i dati del Registro delle Imprese elaborati da Unioncamere e InfoCamere, ha avuto l’incremento percentuale maggiore dal 2018 al 2023. Seguono, in termini percentuali, i tassisti (più 19,2 per cento) e gli specialisti ICT (più 12,5 per cento), mentre nello stesso periodo uno dei mestieri “artigiani” per eccellenza, quello del falegname, perdeva il 19 per cento delle imprese. Il conteggio vede gli estetisti primi anche in termini assoluti con 8.802 nuove attività. E anche se all’interno della categoria sono inclusi anche i tatuatori e i “nail shop”, la tendenza sembra chiara: i nuovi artigiani sono sempre più orientati ai mestieri per la cura della persona, la mobilità e i servizi digitali, meno a professioni artigiane più tradizionali.

Meno elettricisti e falegnami, aumentano i muratori
Il comparto artigiano conta complessivamente poco meno di 1,3 milioni di imprese, il 22 per cento del tessuto produttivo del Paese. In termini assoluti, dopo gli estetisti, sono aumentati i muratori (più 3.451), i tassisti (più 2.339), i serramentisti (più 2.234) e i giardinieri (più 1.934). Sulla scia della trasformazione digitale crescono anche gli specialisti in servizi ICT (1.317 imprese in più), espressione dei nuovi mestieri legati ad attività come l’e-commerce o la cyber sicurezza. Gli ultimi cinque anni, a cavallo tra pandemia, crisi energetica e irruzione del conflitto russo-ucraino, hanno inciso sui mestieri artigiani anche in negativo, riducendo il perimetro numerico di alcune attività. I più colpiti sono stati i piccoli trasportatori, diminuiti di 10.784 unità. A grande distanza seguono gli elettricisti (meno 4.281), i parrucchieri e barbieri (meno 4.056) e i falegnami (meno 3.503).
Ci sono sempre meno lavanderie
Sul fronte opposto della graduatoria, la variazione percentuale in negativo più significativa è quella delle imprese di lavanderia (diminuite del 21 per cento) che, seppur di poco, supera quella dei trasportatori (meno 20,6 per cento). Nel gruppo dei settori con riduzioni a due cifre troviamo poi i falegnami (meno 19 per cento), i calzolai (meno 18,1 per cento) e i panettieri (meno 10,9 per cento). L’analisi ha inoltre esplorato nel dettaglio alcune caratteristiche delle imprese artigiane riconducibili ai “mestieri”, segnatamente la componente femminile, quella degli under 35 e quella a guida di persone nate al di fuori dei confini nazionali. Ne emerge un quadro più composito delle vocazioni ai mestieri artigiani di queste tipologie di imprenditori, con le donne in forte crescita percentuale tra i tassisti (più 33 per cento), i giovani tra gli specialisti ICT (più 22,5 per cento) e gli stranieri tra gli estetisti (più 56,9 per cento).