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Sicilia e morti sul lavoro: 63 ispettori. Controlli in azienda: ogni vent’anni

In Sicilia 26 morti tra gennaio e luglio 2023, il sei per cento d'Italia. Gli ispettori del lavoro sono solo 63 e diminuiranno ancora: otto andranno in pensione entro l'anno. Ci sono 400 mila aziende, bassa probabilità di ispezioni. Lucchesi (Cgil): "Le aziende devono metterci del proprio"

Da una parte i morti sul lavoro: in Sicilia sono stati 26 tra gennaio e luglio 2023, il sei per cento d’Italia. Dall’altra gli ispettori del lavoro: sono solo 63 e diminuiranno ancora. Si è già allungata invece la lista delle vittime. Tra i casi di questa estate, per esempio, un operaio 50 enne morto a Scala Torregrotta, nel Messinese, caduto da un ponteggio. O il 25 enne schiacciato da una motopala a Viagrande, in provincia di Catania. Andranno ad aggravare le prossime statistiche di una Sicilia che è in zona “arancione” da due anni. Non si tratta ancora di un allarme rosso, come in altre regioni italiane come Umbria e Abruzzo. Tuttavia, l’indice che misura l’incidenza dei casi mortali è alto. In poco più della metà dell’anno ha raggiunto i 19,4 morti per milione di lavoratori, calcolato sul totale dei 1.337.016 occupati nell’Isola. I dati li ripropone l’Osservatorio Vega elaborando le statistiche Inail e la situazione resta preoccupante. Soprattutto perché, tra un aggiornamento e l’altro, sembra che non si faccia nulla di concreto perché la situazione possa, in qualche modo, migliorare.

Fonte: Rapporto Vega Engineering su dati Inail

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Otto ispettori in pensione entro l’anno

C’è un problema nelle aziende e nella sicurezza dei lavoratori. C’è un problema nei controlli. Gli ispettori del lavoro che girano le aziende della Sicilia per verificare se ci siano i caschetti, i dispositivi di sicurezza e le regole vengano rispettate, in totale sono 63. Lo aveva riportato FocuSicilia a novembre 2022 e nuovamente a marzo 2023. “Non è cambiato niente – riconosce Francesco Lucchesi, segretario regionale Cgil Sicilia – ma abbiamo un dato che si aggiunge. Dei 63 ispettori del lavoro attualmente in forza presso i vari Ispettorati provinciali, otto andranno in pensione entro la fine dell’anno. Da gennaio 2024 saranno esattamente 55“. Meno risorse in campo, mentre il progetto per impiegare in Sicilia gli ispettori dell’Inl (Ispettorato nazionale del lavoro) di origini siciliane, vincitori di concorso nazionale, si è arenato. “Il protocollo è ancora fermo nei cassetti della Regione Siciliana. È da riprendere”, informa Lucchesi.

Fonte: Rapporto Vega Engineering su dati Inail

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La probabilità di un’ispezione: una volta ogni 20 anni

Il recente Decreto Lavoro del governo nazionale (legge 85/2023) ha permesso di inviare in Sicilia, a tempo determinato, tra i due e i sei mesi, altri 29 ispettori del lavoro. Per il segretario regionale di Cgil Sicilia “Si tratta di un lavoro eccezionale che è iniziato il primo luglio e terminerà il 31 dicembre. Ma se non si rinnova il protocollo, dal primo gennaio gli ispettori se ne torneranno a casa. Sono state fatte una serie di ispezioni nell’Isola. Dalle notizie che abbiamo appreso, in tutte le aziende sono state riscontrate delle irregolarità. Dal lavoratore in nero alla violazione delle norme sull’uso del caschetto di protezione, nessuna azienda è stata trovata in regola al cento per cento. Tutte erano in difetto, più o meno grave”. Non c’è da meravigliarsi. Con poco più di 60 ispettori per circa 400 mila aziende esistenti in Sicilia, la probabilità di incorrere in un controllo è molto bassa. La Cgil Sicilia lo ha persino stimato. “In base alla proporzione tra le aziende e gli ispettori, un’azienda può subire un’ispezione mediamente una volta ogni vent’anni“, dice Lucchesi. “Se passa questo messaggio – aggiunge – è naturale che l’azienda tenda a risparmiare sulla sicurezza. Spesso è uno dei principali costi che viene eluso“.

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Un Osservatorio che si riunisce due volte l’anno

Il tema della salute e della sicurezza sul lavoro è di vitale importanza ed è al centro delle varie assemblee che Cgil Sicilia sta svolgendo in vista della manifestazione nazionale che si svolgerà a Roma il sette ottobre. “Stiamo chiedendo alle aziende – evidenzia il segretario Lucchesi – di metterci del proprio. È vero però che la Regione può contribuire, usando i fondi sulla formazione legati al Fondo sociale europeo (Fse), con corsi di formazione proprio sui temi della salute e della sicurezza. Un tema che bisognerebbe cominciare ad insegnare a scuola, per formare futuri lavoratori e lavoratrici capaci di rivendicare il rispetto delle norme sul luogo di lavoro”. La Regione Siciliana, in materia, ha costituito nel 2011 un proprio “Osservatorio regionale sugli infortuni e malattie professionali”. “All’interno dell’Osservatorio sarebbe opportuno sviluppare questi ragionamenti – esorta Lucchesi – però questo organo ha l’obbligo di riunirsi due volte l’anno e di più non fa”. Eppure, gli argomenti certo non mancano. Come il più recente dello stress termico e dei rischi legati al calore nel periodo estivo. Cgil e Uil in Sicilia hanno sottoposto alla Regione un protocollo specifico, perché “non possiamo aspettare che muoia qualcuno, è un problema da affrontare chiudendo l’accordo ora, in inverno, per essere pronti per la prossima estate“, chiede il segretario Lucchesi. Prevenire, insomma. Per evitare di allungare la lista delle vittime.

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Agostino Laudani
Agostino Laudani
Giornalista professionista, nato a Milano ma siciliano da sempre, ho una laurea in Scienze della comunicazione e sono specializzato in infografica. Sono stato redattore in un quotidiano economico regionale e ho curato la comunicazione di aziende, enti pubblici e gruppi parlamentari. Scegliere con accuratezza, prima di scrivere, dovrebbe essere la sfida di ogni buon giornalista.

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