Poche corse la domenica e nei festivi, interventi a saltare sulla linea e scelte poco comprensibili sulle tratte. I pendolari siciliani denunciano le criticità della “cura del ferro” annunciata dall’assessore regionale alle Infrastrutture e ai Trasporti Marco Falcone, a partire dai treni “Line” messi in campo per l’estate 2022. “La Sicilia purtroppo continua a soffrire di anemia, e questi interventi non sono sufficienti a curarla”, dice a FocuSicilia Giosuè Malaponti, presidente del Comitato pendolari siciliani. Molti interventi messi in campo dalla Regione sono positivi – “a cominciare dall’acquisto dei treni elettrici e ibridi” – ma da soli non bastano. Un’occasione potrebbe venire dalla sospensione del servizio su diverse tratte, annunciata da Trenitalia e Rete Ferroviaria Italiana per interventi di manutenzione e messa in sicurezza. “Sono 90 giorni in cui si potrebbe razionalizzare il sistema del trasporto su ferro, offrendo un servizio migliore agli utenti senza sposare una logica esclusivamente politica e turistica”, dice Malaponti.
Leggi anche – Estate, la Sicilia punta sui treni: linee speciali per Etna, Taormina e Cefalù
Le carenze dei treni “Line”
Al centro delle critiche c’è anzitutto il sistema dei treni “Line” messi in campo dalla Regione per l’estate. Nel 2021 sono costati un milione di euro, ricorda Malaponti, ma non hanno risolto il problema della riduzione delle corse nei festivi, quando il servizio di riduce fino all’80 per cento. Il rappresentante dei pendolari fa l’esempio della Messina-Catania, dove da 52 treni al giorno nei feriali si passa ad appena 18 treni la domenica e nei festivi, che tra l’altro non effettuano tutte le fermate. I treni estivi non risolve questa situazione. Per restare sulla costa ionica, “il Taormina Line offrirà soltanto tre corse nei festivi, un numero insufficiente”. Unica eccezione il “Barocco Line”, che fino al quattro settembre offrirà 17 collegamenti festivi con fermate a Siracusa, Fontane Bianche, Avola, Noto, Pozzallo, Scicli, Modica, Ragusa Ibla, Ragusa e Donnafugata. “Attualmente sulla Siracusa-Ragusa non c’è un solo treno nei festivi, quindi si tratta di un investimento ottimo”.
Leggi anche – Sicilia, in arrivo 22 treni Blues: dal diesel all’elettrico senza cambiare vettura
Pop, Blues e Frecciabianca
Altra operazione promossa dal Comitato dei pendolari, come detto, l’acquisto dei treni di nuova generazione. Si tratta di 25 treni Pop elettrici già in servizio in alcune tratte e dei 22 treni Blues bimodali (cioè sia elettrici che diesel) che entreranno in servizio tra il 2022 e il 2023. Per Malaponti si è trattato di una scelta “ottima”, ma l’acquisto dei treni da solo non basta. “Adesso occorre mettere mano al portafoglio e adeguare la rete ferroviaria, altrimenti c’è il rischio che questi treni non possano circolare su tutta la linea”. Il presidente dei pendolari tocca anche il tema del Frecciabianca, attualmente sospeso a causa dei lavori sulla Palermo-Catania e che a settembre potrebbe fermarsi definitivamente per mancanza di passeggeri. Per il presidente dei pendolari si potrebbe intervenire migliorandone la fruibilità. “Si potrebbero ridurre i tempi di percorrenza di almeno un quarto d’ora, e soprattutto inserire la fermata di Taormina, finora bypassata”.
Leggi anche – Ferrovie, entrano in servizio gli ultimi due treni “Pop” acquistati dalla Regione
I rischi del Piano di ripresa
Per quanto riguarda gli investimenti in generale, Malaponti ricorda i finanziamenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Per le ferrovie siciliane ci sono risorse importanti, ma anche in questo caso non mancano le criticità. “Si parla di circa 1,5 miliardi di euro, nei quali sono state inserite opere già finanziate come la Palermo-Catania-Messina. Se questi cantieri saranno pagati con il Pnrr, le somme già stanziate dove sono andate finire?”. Il presidente dei pendolari lancia inoltre l’allarme sulla tratta Castelbuono-Patti, “della quale non si parla più, pur essendo un’opera fondamentale che permetterebbe di completare il raddoppio della Palermo-Messina”. Il discorso sui fondi europei nasconde inoltre un ulteriore rischio. Secondo Malaponti, infatti, “a fronte di circa due miliardi di investimenti complessivi per le sue infrastrutture, la Sicilia dovrà collaborare alla restituzione di ben 120 miliardi di euro, che è la quota del Pnrr non a fondo perduto”.
Leggi anche – Sicilia, in treno “ore per pochi chilometri”. Nel 2020 zero investimenti
Rivedere il contratto di servizio
Finanziamenti a parte, per l’esperto un vero cambiamento per il trasporto su ferro verrebbe “dall’aggiornamento dei contratti di servizio con Trenitalia”. Al momento in Sicilia viaggiano 65 treni, che coprono complessivamente circa 11 milioni di chilometri e costano alla Regione quasi 112 milioni di euro l’anno. Per Malaponti “il programma di esercizio è un copia incolla di anno in anno”, cosa che impedisce di valorizzare “le scelte positive fatte dal governo regionale”. Secondo il presidente dei pendolari le opzioni sul tavolo sono due. “Si possono ottimizzare gli 11 milioni di chilometri attuali, ‘spostandoli’ su zone che non sono ancora adeguatamente servite, oppure acquistare almeno un paio di milioni di chilometri in più”. Senza questa revisione, conclude Malaponti, la situazione non cambierà mai. “Più che di cura del ferro, si può parlare soltanto di piccoli integratori che non risolvono l’anemia”.