La Sicilia migliora sulla lotta al crimine, ma peggiora sull’accesso ai servizi essenziali. La percezione di sicurezza “camminando da soli al buio” supera il 60 per cento nel 2022, contro il 56,6 per cento dell’anno precedente. Scende anche la percezione del “rischio di criminalità”, dal 19,8 per cento del 2021 al 17,5 per cento dell’anno scorso. Di contro, la difficoltà di accesso a “tre o più servizi essenziali” – tra cui asili nido, pronto soccorso e negozi di generi alimentari – sale da 8,4 casi ogni cento famiglie del 2021 a 9,3 casi ogni cento famiglie nel 2022. Sono i dati contenuti nell’ultimo rapporto Bes (Benessere equo e sostenibile) realizzato da Istat. Sulla sicurezza, il miglioramento della Sicilia è in linea con quello del Sud. “I reati predatori si distribuiscono in modo diverso sul territorio, con una maggiore concentrazione nelle regioni del Centro-nord rispetto a quelle del Mezzogiorno”, scrive infatti l’Istituto nazionale di statistica. Sui servizi essenziali, invece, la situazione nel Sud e nelle Isole è critica. “Al Nord, la quota di famiglie che hanno problemi di accesso si dimezza rispetto al Mezzogiorno, ed è pari al 3,9 per cento. Il Centro, invece, si attesta sui valori medi nazionali (5,5 per cento)”, si legge nel rapporto Bes.
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Più omicidi, meno rapine
Se in generale la percezione di sicurezza migliora, su alcuni reati la Sicilia resta indietro. È il caso degli omicidi volontari. Nel 2021 l’Isola registra 0,7 casi ogni 100 mila abitanti, numero più alto in Italia dopo quello di Valle d’Aosta (1,16), Sardegna (0,9) e Campania (0,8). Il dato è maggiore rispetto alla media nazionale (0,5), ma in linea con quello del Mezzogiorno. Diversa la situazione dei cosiddetti reati “predatori”. I furti in abitazione sono 4,6 ogni mille famiglie, contro una media nazionale di 7,6. I borseggi sono 1,4 ogni mille abitanti (contro i 4,6 registrati in Italia), le rapine 0,6 ogni mille abitanti (una ogni mille in Italia). Quanto alla “presenza di elementi di degrado” – persone spacciano o si drogano, atti di vandalismo e prostituzione – in Sicilia il dato è del cinque per cento, contro il sette per cento nazionale. Anche sulla percezione di criminalità l’Isola risulta avanti rispetto al resto del Paese. Come detto il dato è del 17,5 per cento, contro una media nazionale del 22 per cento. Nel complesso l’Italia peggiora. “Nel 2022, gli indicatori di percezione di sicurezza interrompono il trend positivo registrato nei due anni di pandemia: diminuisce la percezione di sicurezza camminando al buio da soli e aumenta la percezione del rischio di criminalità”, annota Istat.
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Ritardi su luce e acqua
Ben diversa la situazione dei servizi. Il risultato negativo che spicca di più è quello sull’interruzione del servizio elettrico. Con 4,7 disservizi per utente la Sicilia è la peggiore regione in Italia, staccando nettamente il Nord (1,2 casi), il Centro (1,9) e il Mezzogiorno (3,6). Per Istat la situazione nell’Isola “è particolarmente grave”, ma al Sud “superano le tre interruzioni annue per utente anche Campania, Calabria, Puglia”. Quanto alla distribuzione idrica, complice lo stato delle reti, la situazione appare critica. Le irregolarità registrate in Sicilia sono 32,6 ogni cento famiglie, dato peggiore rispetto al Nord (3,1 casi), al Centro (sette) e al Mezzogiorno (21,4). “Le situazioni più critiche sono quelle delle famiglie della Calabria (45,1 per cento) e della Sicilia, in cui si registra un serio problema infrastrutturale della rete idrica, che causa una costante scarsa qualità dell’offerta del servizio”, si conferma nel rapporto Bes. In controtendenza la soddisfazione rispetto ai servizi di mobilità. Nell’Isola supera il 25 per cento, dato inferiore a quello del Nord (26,4 per cento) ma migliore rispetto a quello del Mezzogiorno (21,3), del Centro (21) e della media nazionale (23,9).
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Sanità, dati in chiaroscuro
Il report fornisce anche alcuni dati relativi alla sanità. In Sicilia i posti letto nei presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari sono 51,4 ogni 10 mila abitanti. Il dato appare modesto se accostato a quello del Nord (97,4 posti), ma non è distante da quello del Centro (56,1) e supera abbondantemente quello del Mezzogiorno (39,1). Le persone anziane assistite a livello domiciliare sono 4,3 ogni cento over 65. Il numero risale al 2020 ed è maggiore rispetto a quello del Nord (2,9) del Centro (3,2) e del Mezzogiorno (2,5). Anche per quanto riguarda i medici di famiglia con un numero di assistiti “oltre soglia” il dato è migliore di quello italiano. In Sicilia sono il 17,7 per cento, contro il 38,2 per cento della media nazionale. Leggermente più alto anche il numero di medici (4,5 ogni mille abitanti contro 4,2), mentre sono meno infermieri e ostetriche (5,9 contro 6,5). Malgrado questi dati in chiaroscuro, l’emigrazione ospedaliera in Sicilia è più bassa della media italiana (6,2 per cento contro 7,8) mentre è leggermente più alto il numero di pazienti che rinunciano alle prestazioni sanitarie (7,2 per cento contro sette per cento).