Tra maggio e luglio 2022 la Sicilia avrà bisogno di circa 25 mila lavoratori nel settore del turismo, degli alberghi e della ristorazione. Una miniera di posti di lavoro – per lo più a termine – che però rischia di non essere sfruttata a pieno, visto che circa il 30 per cento di lavoratori è “difficilmente reperibile”. Sono i dati dell’indagine Excelsior realizzata da Unioncamere in accordo con l’Anpal, Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro. Sulla carta, il 59 per cento dei contratti proposti in Sicilia è a tempo indeterminato, il 22 per cento a tempo determinato e il dieci per cento si divide tra tirocini, somministrazioni e co.co.co. Nella realtà il ricorso a contratti di stage e tirocinio è molto più comune, e anche il “nero” è tutt’altro che raro, come ha riscontrato FocuSicilia rispondendo ad alcuni annunci lavorativi in diverse città dell’Isola. Il tema del personale difficilmente reperibile non riguarda soltanto la Sicilia. A livello nazionale, la richiesta di lavoratori per la stagione estiva sfiora le 390 mila unità, di cui oltre centomila soltanto a maggio. Nel 38 per cento dei casi le aziende si aspettano di avere difficoltà a trovarli.
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A Messina le richieste maggiori
La richiesta di forza lavoro nel settore turistico è in crescita rispetto all’anno scorso, quando la stagione era ancora frenata dalla pandemia. In Sicilia, secondo le stime di Unioncamere, le posizioni aperte tra maggio e luglio saranno circa 30 mila in più rispetto al 2021, nel resto del Paese oltre 150 mila. Lo studio fornisce anche i dettagli del territorio. Considerando il periodo maggio-luglio, la provincia con la maggiore richiesta di forza lavoro è Messina, dove servono 5.700 lavoratori, oltre 1.500 soltanto a maggio. Seguono Palermo, con 4.860 posizioni aperte, e Trapani con 3.780. Restano fuori dal podio le province di Catania (2.930), Siracusa (2.240), Agrigento (2.150) e Ragusa (2.060). Chiudono la classifica, con un considerevole distacco, Caltanissetta, dove la forza lavoro richiesta è di 380 unità, ed Enna che si ferma a 240. Come accennato, le imprese intervistate stimano la difficoltà di reperimento nelle aree commerciali e della vendita al 30 per cento, dato che sale al 42 per cento prendendo in considerazione i lavoratori con meno di trent’anni.
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Il tema della formazione e del welfare
Un quadro apparentemente incomprensibile, visto che secondo l’ultimo rapporto Eurostat la Sicilia, con un tasso di occupazione del 41 per cento, è tra le cinque regioni europee che registrano i numeri peggiori insieme a Campania, Calabria, Puglia e addirittura alla Guyana francese. A incidere, secondo alcuni osservatori, sarebbero il deficit di formazione e gli ammortizzatori sociali. “La mancanza di formazione può comportare questo mancato reperimento da parte delle aziende. Per questo stiamo portando avanti il programma Gol (Garanzia di occupabilità dei lavoratori, ndr), che punta alla formazione su vari ambiti, dal turismo alla green economy”, dice a FocuSicilia Patrizia Caudullo, responsabile per la Sicilia di Anpal servizi. Per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali, e in particolare il Reddito di cittadinanza, secondo gli ultimi dati dell’Inps la media percepita a livello nazionale è di 610 euro per cittadino. Una cifra inferiore anche agli inquadramenti più bassi previsti dai contratti collettivi nazionali, che non dovrebbe dunque invogliare i percettori a rinunciare.
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Per il contratto “studiamo qualcosa”
Molto dipende naturalmente dalle condizioni di lavoro reali praticate dalle aziende, che spesso non coincidono con quelle sulla carta. Lo constatiamo rispondendo ad alcuni annunci di lavoro nei settori della ristorazione e dell’hotellerie. A Pedara, paese turistico sulle pendici dell’Etna, una birreria ci offre circa 800 euro al mese per un servizio di lavapiatti e aiuto cuoco. L’orario di lavoro sarebbe di otto ore al giorno per sei giorni la settimana, e per quanto riguarda il contratto “potrebbe essere anche di tirocinio, dipende tutto dall’esperienza”. Sempre nel campo della ristorazione, un locale di Siracusa ci offre sette euro l’ora “per un servizio extra al banco, a fianco della persona fissa”. L’orario di lavoro sarebbe di cinque ore al giorno per sei giorni la settimana, ma per quanto riguarda il contratto il titolare afferma “di non sapere esattamente, possiamo studiare qualcosa”. Anche per quanto riguarda la durata del rapporto di lavoro, che secondo l’annuncio trovato in rete sarebbe stata di un anno, “è una domanda a cui non è facile rispondere, qui le cose cambiano di settimana in settimana”.
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Tirocinanti super competenti
Non va molto meglio nel settore degli alberghi. Restando a Siracusa, un hotel ci offre 600 euro al mese per un servizio di addetto alla reception. L’orario di lavoro sarebbe di 36 ore settimanali, con un contratto di tirocinio. “Al lavoratore è richiesta molta flessibilità, non abbiamo turni prestabiliti”, precisa il titolare, ma se le cose dovessero andare bene “c’è la possibilità di rinnovare, non più come tirocinante ma con un altro contratto”. Risalendo lunga la costa ionica, un elegante albergo di Taormina ci offre 650 euro al mese per un servizio di receptionist da 24 ore la settimana, con disponibilità a coprire il turno notturno “ove necessario”. Il contratto dura sei mesi ed è da tirocinante, benché al lavoratore sia richiesto di “saper lavorare in squadra, avere il senso dell’ospitalità al fine di garantire un servizio impeccabile”, nonché di avere “attitudine al problem solving e ottima conoscenza della lingua inglese”. Competenze notevoli considerato l’inquadramento.
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Gli esempi più virtuosi
Se annunci di questo tipo sono abbastanza comuni, c’è anche chi garantisce un impiego con tutte le garanzie previste dalla legge. Come il titolare di un altro hotel lungo la costa ionica, che cerca una persona che si occupi del ricevimento dei clienti, offrendo un contratto di lavoro a tempo determinato per sei mesi, con stipendio a partire da 1.400 euro al mese e possibilità di alloggiare in una camera singola in hotel. “Mi sembra inutile sottolineare che si offre il contratto nazionale del turismo”, dice il titolare. O come una struttura ricettiva nel messinese, che precisa subito di applicare il contratto collettivo nazionale e offre 1.500 euro al mese – più vitto e alloggio – “per servizi di accoglienza ed assistenza dell’ospite durante il soggiorno”, con orari di lavoro “trasparenti e sostenibili”. Tra le competenze richieste, oltre alla conoscenza delle lingue, “capacità di risolvere i problemi, di lavorare in team e spiccato orientamento alla qualità del servizio”. Le stesse caratteristiche che altrove vengono pagate attraverso un contratto da tirocinante.