Affrontare la crisi economica provocata dalla pandemia e la sfida per rendere l’industria petrolchimica sostenibile da punto di vista ambientale, con riconversioni e ristrutturazioni pesanti e impegnative. Un primo passo a questo scopo è stato fatto con la firma del protocollo d’intesa per istituire l’Area di crisi industriale complessa del Polo petrolchimico di Siracusa. Adesso la richiesta verrà passata al ministero dello Sviluppo economico con un progetto di riconversione e riqualificazione.
Istituzioni, comunità, sindacati
Sono intervenuti, oltre al presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci che era in video collegamento, l’assessore regionale alle Attività produttive Mimmo Turano, il prefetto di Siracusa Giusi Scaduto, il sindaco di Siracusa Francesco Italia, il presidente della Camera di Commercio Pietro Agen, il presidente di Confindustria Siracusa e vicepresidente di Confindustria Sicilia Diego Bivona, e ancora i rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, i sindaci degli 11 Comuni che gravitano nell’area industriale e i rappresentanti dell’Autorità di sistema portuale della Sicilia orientale.
Polo industriale strategico
Il protocollo d’intesa riguarda una della aree industriali più grandi e strategiche della Sicilia. Il Polo produttivo del Siracusano comprende le attività che si trovano nei comuni di Priolo Gargallo, Augusta, Melilli e Siracusa. Il distretto produce un fatturato complessivo di 12,2 miliardi, il 15 per cento del valore aggiunto dell’industria della trasformazione della Sicilia e il 53 per cento della provincia di Siracusa. E impiega circa 7.500 lavoratori fra indotto e diretti di cui 3.250 nelle grandi imprese del polo chimico, petrolifero ed energetico, in gran parte nelle sette multinazionali presenti nell’area (dai russi di Lukoil all’algerina Sonatrach e poi Sasol, Versalis, Erg Power, Air Liquide).
Le sfide imminenti
Il protocollo d’intesa esamina in dettaglio la situazione industriale attuale, e fa notare come la stretta interconnessione fra le varie aziende presenti potrebbe causare problemi a tutto il sistema nel caso anche solo una di esse andasse in crisi o chiudesse l’attività. Si evidenzia dunque la necessità dettata dalle norme europee di ecosostenibilità come sia necessario procedere a bonifiche ambientali, decarbonizzazione di processi produttivi, efficientamento energetico, riconversione degli impianti più obsoleti favorendo la transizione verso impianti energetici ad alta efficienza, verso la produzione di biocarburanti e la nascita di imprese “green”. Insomma un percorso per arrivare in alcuni anni a una maggiore sostenibilità ambientale, in una delle zone più compromesse della Sicilia. In questo contesto si sottolinea nel documento come sia necessario procedere alla riqualificazione del personale, salvaguardando i posti di lavoro.
Politici soddisfatti
Soddisfatti della firma i rappresentanti della Regione, meno i sindacati. “Riteniamo che l’area industriale di Siracusa – ha affermato Musumeci – sia non soltanto da tutelare ma da rilanciare, perché ci consentirebbe di alimentare l’export siciliano. Oggi iniziamo un percorso fatto di varie tappe Questo è il primo passo che avvia l’iter per il riconoscimento dell’area di crisi industriale complessa che è la condizione necessaria per poter attingere a tutte le possibili misure di sostegno economico e finanziario in aiuto alle aziende insediate. Come governo regionale siamo pronti a intervenire insieme al inistero per permettere alle imprese che si trovano in quest’area di operare una completa riconversione”. Al Presidente della Regione fa eco l’assessore alle Attività produttive Mimmo Turano: “L’amministrazione regionale – dice Turano – nel percorso di definizione del protocollo d’intesa ha avviato una proficua collaborazione con la Prefettura di Siracusa e ha seguito un percorso di ascolto, condivisione e coesione con i comuni, le imprese, le associazioni datoriali e sindacali. In particolare, sono stati oggetto di studio i flussi dei lavoratori per delimitare l’area interessata dagli interventi che verranno proposti con la finalità principale di salvaguardare i livelli occupazionali. Possiamo dire che questa volta la Regione si è mossa per tempo con l’obiettivo di tutelare una realtà importantissima per l’economia siciliana e nazionale, che fornisce lavoro a quasi ottomila persone fra diretto, indotto e servizi”.
I sindacati: “Fare di più”
Secondo Cgil, Cisl e Uil Sicilia invece il riconoscimento per Siracusa di “area di crisi industriale complessa” può essere “l’inizio e una parte del ventaglio di opzioni che dovranno essere attivate”. Si tratta di una “misura utile ma non sufficiente per il rilancio”. I sindacati siciliani giudicano il protocollo “un primo elemento per la riconferma della centralità del petrolchimico e del sistema industriale siciliano, nonostante lacune e insufficienze”. Con un documento chiedono di sottoscrivere un protocollo di legalità e “un serio progetto di rilancio dell’area industriale, affinché questa non sia l’ennesima occasione perduta. Tra le richieste, quella di “disciplinare la normativa degli appalti per sostenere piani occupazionali a lungo termine, facendosi carico degli impatti sociali, anche eliminando l’utilizzo dei contratti pirata e riducendo così il dumping contrattuale, per garantire la qualità, la professionalità, la sicurezza ed il rispetto dell’ambiente”.