Quello di tipografi e poligrafici è un settore che in un futuro non troppo distante conterà pochi sopravvissuti, ma su cui ancora c’è chi scommette. Tempo e denaro. In profonda crisi da tempo, per qualcuno rappresenta ancora il cuore del proprio business. Da innovare, necessariamente. La rivoluzione digitale che si è abbattuta da anni sulla carta stampata, non ha mietuto ovunque le stesse vittime. Se nella zona industriale di Catania Etis 2000, il più grande stabilimento tipografico del sud Italia, ha chiuso i battenti per la perdita delle commesse più grosse e per il ritardo nell’innovazione tecnologica, lasciando senza lavoro trenta persone, poco distante, a Messina, c’è chi al contrario ha investito tutto per restare sul mercato. Riuscendoci.
Settore ancora strategico
C’è ancora futuro. Lino Morgante, presidente di Ses, la Società editrice sud, a Messina, cui fa capo la Gazzetta del Sud, ne è convinto. “Ancora crediamo in questo business”. Anche se le tirature sono scese parecchio negli ultimi anni, ammette, “riteniamo che la carta resti importante nel settore dell’editoria. Ci saranno meno copie, certamente, ci saranno giornali con meno pagine, ma non si potrà prescindere dalla stampa dei quotidiani”. In ogni caso, l’azienda è legata alla carta, “alla materialità dell’oggetto” e Morgante si dice convinto “che il settore sia ancora strategico”.
Gli investimenti
Se da un lato c’è chi rinuncia, vende, chiude dunque, dall’altro c’è chi resiste tenacemente. Non gratis, però. Fondamentale, per restare ancorati al mercato, è l’innovazione, impossibile senza investire denaro. L’acquisto di una nuovissima rotativa, “un investimento importante”, è stato il passo che ha consentito alla Ses di rimanere competitiva e riuscire a mantenere le grosse commesse nazionali. Morgante ha acquistato una macchina della Goss, nove gruppi, 72 pagine full color, formato 31×44. “Questo ci ha consentito di essere ben posizionati sul mercato siciliano e calabrese. Siamo stati i primi a passare dal caldo al freddo, dal piombo al digitale, abbiamo una tradizione legata agli investimenti, fatti con largo anticipo rispetto all’andamento del mercato”.
Commesse locali e nazionali
L’investimento paga. La Società editrice sud è riuscita, nel tempo, a mantenere importanti commesse, non solo quelle legate al territorio. Stampa i tre principali quotidiani siciliani: Gazzetta del Sud, La Sicilia e il Giornale di Sicilia, ma anche testate nazionali quali Tutto Sport, Corriere dello Sport, Domani, Il Sole 24 Ore e Avvenire. Il guadagno non è elevato, “i margini sono ridotti”, ammette Morgante, ma la società riesce a restare in equilibrio “grazie alla condivisione dei costi con gli altri editori che stampano nei nostri stabilimenti”. Garantisce l’occupazione a circa trenta persone, alcune impiegate nello stabilimento di Messina, altri in quello di Rende, in provincia di Cosenza.
Editoria di alta qualità
Dati per defunti, non sono ancora morti. I giornali di carta, in particolare i quotidiani, costituiscono la commessa principale di Ses. Il presidente comunque, non esclude a priori futuri investimenti in mercati diversi. Quello librario ad esempio, pur evidenziando le differenze con i giornali. Primo fra tutti, il fattore tempo. “Il quotidiano deve essere stampato, non dico in sede, ma occorrono centri sul territorio che consentano di essere presenti e puntuali nelle edicole ogni mattina”. Diverso il discorso per i libri che “possono essere stampati in ogni parte del mondo ed essere comunque presenti nelle librerie”. Per un’apertura alla stampa di alta qualità, come quella dei libri appunto, servirebbe un ulteriore investimento per “rotative diverse”.
Prezzi più bassi per la carta
l mercato delle stampe, tutto sommato, è ancora vivo. A sostenerlo anche il basso costo della materia prima. “In questo momento c’è sovrapproduzione di carta, quindi il prezzo è sceso”. Un fattore che però farà contare inevitabili vittime. È convinto anche di questo Morgante secondo cui, nei prossimi anni, si assisterà ad altre chiusure per l’impossibilità che avranno molti imprenditori di sostenere i costi. L’inevitabile conseguente concentrazione dei centri produrrà un doppio effetto: negativo dal punto di vista occupazionale, positivo perché “porterà a un consolidamento del settore”.