Ossidi di azoto, biossido di zolfo, particolato Pm e monossido di carbonio: anche i porti sono invasi da questi veleni e l’approdo di Messina, che ha un elevato numero giornaliero di navi passeggeri indispensabili per connettere le due sponde dello Stretto, paga un prezzo elevato. Ad enumerare i dati è l’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, che ha calcolato le emissioni navali inquinanti in ambito portuale. Partendo dagli spostamenti del 2019, si stimano annualmente 412 tonnellate emesse di ossidi di azoto (NOx) e 76 tonnellate di biossido di zolfo (SO2). quando i mezzi sono fermi, il 72,5 per cento delle emissioni è riferito alle navi passeggeri e il 27,4 per cento alle navi da crociera. Nella fase di manovra, si registra la quasi totalità riferita alle navi passeggeri (97,2 per cento). Per quanto riguarda le emissioni di particolato, Ispra stima 27 tonnellate, di cui il 32 per cento in fase di stazionamento e il 68 per cento in fase di manovra. In generale quando le navi sono ferme quelle inquinanti sono decisamente le navi passeggeri (72,5 per cento). Solo il 27,4 per cento è legato alle navi da crociera. Visti i dati, ci si chiede cosa cambierebbe se esistesse il ponte sullo Stretto.


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Uno studio: il Ponte potrebbe abbattere le emissioni
I dati sono stati formulati coinvolgendo l’Autorità portuale dello Stretto che ha fornito i numeri delle ‘toccate’ (la fase in cui la nave fa scalo in porto) e le compagnie di navigazione Blu Jet Srl, società del gruppo Ferrovie dello Stato Italiane che svolge il servizio di trasporto
marittimo di soli passeggeri, Meridiano Lines, che esegue collegamenti marittimi, Rfi Spa, che effettua traghettamento dei convogli ferroviari, Bluferries Srl, anch’essa parte del gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, che svolge il collegamento passeggeri e veicoli con traghetti bidirezionali, Caronte & Tourist Spa, compagnia privata che esegue il traghettamento dei passeggeri e dei mezzi gommati. E se esistesse il ponte sullo Stretto? Secondo uno studio condotto dagli ingegneri Giovanni Mollica e Nino Musca, della Rete civica per le infrastrutture nel Mezzogiorno, la riduzione dei livelli di inquinamento sarebbe drastica: le emissioni di anidride carbonica o biossido di carbonio diminuirebbero del 94 per cento, quelle di monossido di carbonio del 73 per cento, gli ossidi di azoto e gli ossidi di zolfo verrebbero quasi abbattuti di quasi il cento per cento) e il particolato scenderebbe di oltre l’80 per cento, oltre alla prevedibile riduzione di quasi l’80 per cento dei Thc, gli idrocarburi totali.

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Legambiente: meglio i traghetti a emissioni zero
“Ancora una volta, l’ennesima nella storia del Paese, si discute della realizzazione del Ponte sullo Stretto, utile solo a buttare al vento altri soldi pubblici, dopo il miliardo di euro che fino ad oggi sono costati studi, consulenze e stipendi della società Stretto di Messina. È davvero senza senso continuare a parlare di cattedrali nel deserto”, sostiene Legambiente nel suo ultimo report, Pendolaria, dedicato in particolare ai collegamenti ferroviari. Gli ambientalisti riconoscono che dal 2010 la situazione è nettamente peggiorata per chi si sposta in treno al Sud e in Sicilia, aggiungendo come sia “innegabile che una situazione di particolare disagio la vivano proprio i pendolari dello Stretto di Messina”. Tuttavia, per Legambiente la soluzione che manca è un progetto “per rendere più semplice la vita e gli spostamenti tra Messina, Reggio Calabria, Villa San Giovanni, Tremestieri come per i tanti turisti, con servizi integrati e coincidenze per ridurre i tempi di spostamento. Proprio queste tratte, brevi e con alte frequenze, sono ideali per la sperimentazione di traghetti ad emissioni zero. Simili sperimentazioni potrebbero anche essere intraprese nei collegamenti brevi con le piccole isole”.
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I fondi del Pnrr e la mobilità senza una regia
Anche qui si ripresenta la recente soluzione di tutti i mali: il Pnrr, che “prevede risorse per la riqualificazione delle stazioni ferroviarie e dei terminali marittimi, e destina 60 milioni a Rete ferroviaria italiana Spa per l’acquisto di tre nuove navi passeggeri per l’attraversamento dello Stretto e 20 milioni per le navi che traghetteranno i treni con alimentazione ibrida”, ricorda il report Pendolaria. In questi interventi rientra anche l’elettrificazione delle banchine, che consente alle navi di stazionare senza emissioni. Inoltre, sono disponibili per le flotte private 35 milioni di euro per rinnovare i mezzi. Ancora: “Per i collegamenti di lunga distanza è previsto l’acquisto di 12 treni Frecciarossa da quattro vagoni ciascuno capaci di traghettare direttamente dalla Sicilia risparmiando nei tempi”, vista la ridotta lunghezza del convoglio che può essere così più facilmente imbarcato sui traghetti. Un nodo importante resta però quello del coordinamento: “Gli investimenti pianificati sono importanti, ma in assenza di una strategia e di un’autorità che coordini le soluzioni dei diversi operatori (cinque compagnie per il servizio di traghettamento con o senza auto, da porti diversi, la stessa Trenitalia ha contratti di servizio diversi nelle due regioni, il servizio di autobus locali ed extraurbani ha altri riferimenti ancora) si rischia di non aiutare gli spostamenti. I veri problemi per chi si muove tra le due sponde sono l’assenza di una regia per le coincidenze tra navi, autobus, treni che allunga i tempi degli spostamenti, l’assenza di collegamenti in alcuni orari e i costi cresciuti notevolmente nel corso degli anni”, sottolinea Legambiente.