Tasse universitarie da mille euro l’anno, atenei spesso ‘fuorilegge’

Tasse universitarie:studiarecosta tra mille e 1.500 euro ogni anno, mediamente. Così arrivano nelle casse degliAteneipubbliciitaliani oltre 1,5 miliardi di euro. Ma la somma che ogni anno unostudenteuniversitario paga in tasse è in qualche caso addirittura “fuorilegge“. Il contributo con il quale gli studentipartecipanoai costi del sistema universitario, infatti, non deve superare il20%del finanziamento complessivo che lo Stato eroga alle Università. Lo dice laleggee lo ricorda l’Unione degli universitari (Udu), che sul tema ha messo insieme tutti i numeri degli atenei italiani nel documento “Università, ma quanto mi costi“. Leggi anche –Ragusa “città universitaria” con due nuovi corsi di laurea. Tutti i numeri Molto diversa la situazione negli ateneiprivati. Sono mediamente più cari. Ogni iscritto paga in media3.408euro all’anno. Ma il livello di studio piùcostosoè quello del master universitario pubblico dove uno studente può arrivare a spendereoltre 3.540euro per ogni anno. Il sistema universitario pubblico, grazie alletassedegli studenti, incamera circa unmiliardoe mezzo di euro ogni anno, ma non è la sola entrata. Se si aggiungono tutti gli altri fondi che provengono dalla didattica, “la cifra arriva a circa1.815 milioni di euro“, scrive Udu. In base ai preventivi 2024, si stima ungettitodi circa 1.780 milioni di euro. Gli atenei privati, invece, secondol’Ustat(un portale di dati dell’istruzione superiore del ministero dell’Università e della Ricerca), nel 2022 hanno incassato 1.327 milioni di euro. Leggi anche –Sanità, intesa tra Regione e Università siciliane su assistenza e formazione Le tasse a carico degli studenti italiani sonotra le più alted’Europa, insieme aPaesiBassieSpagna. Secondo Udu questo però non corrisponde all’efficienza del sistema del diritto allo studio. Invece, inGermanianon ci sono tasse universitarie, “ma solo contributi semestrali tra 100 e 350 euro, che includono anche itrasportipubblici”. InFrancia, le tasse vanno da 170 euro per una laurea triennale a 380 euro per un dottorato. LaSpagnafa pagare per una triennale tra 150 euro e 3.500 euro all’anno e per un master tra 300 euro e 3.500 euro. InSvezia,DanimarcaeFinlandia, laurea e master sono gratuiti. NelRegnoUnito, le tasse possono arrivare fino a 9.250 sterline (più di 10.800 euro) in Inghilterra. Leggi anche –Università, dalla Regione 25 milioni di euro per garantire le borse di studio Conl’autonomiagestionale, gli Atenei italiano hanno potuto stabilire in libertà l’importo delle tasse. Lo hanno consentito in particolaredueleggi, la 168 del 1989 e l’art. 5 della legge 537/1993. “Dagli anni ’90, le tasse universitarie sono aumentatesignificativamente– sottolinea Udu – rappresentando il22,87%del Fondo di Finanziamento Ordinario (Ffo) nel 2015, mentre oggi si aggira intorno al16/17%”.Dopo l’inversione di tendenza nel 2017, con l’introduzione di uncontributoannuale unico, negli ultimi due anni alcuni atenei “hannonuovamenteaumentatole tasse per gli studenti non esonerati”. L’esonero, totale o parziale, riguarda chi ha redditi inferiori a un indicatoreIseeche ogni ateneo fissa autonomamente. Oggi oscilla tra 22 mila e 30 mila euro. Quello che le Università fanno risparmiare agli studenti, viene solo in minima parte compensato dalMinisterocon trasferimenti aggiuntivi. Leggi anche –All’Università di Palermo boom di iscritti. Record degli ultimi 15 anni La legge italiana, precisamente l’art. 5 del Dpr 306/1997, stabilisce che lacontribuzionestudentesca non debba “superare il 20% del finanziamento ordinario annualedello Stato (Ffo) destinato alle Università”, ricorda Udu. Nella pratica la situazione è ben diversa. Secondo l’analisi Udu suibilancipreventivi delle Università, “numerosi ateneisuperano il limitedel 20% imposto dalla legge”. Due i metodi di calcolo utilizzati, che tengono conto in maniera differente delle varietipologiedi studenti e contributi versati, come nel caso dei fuori corso e dei fuorisede internazionali. Col primo metodo sarebbero “fuorilegge”11 atenei, che raccolgono 68 milioni di euro (Insubria, Politecnico di Milano, Venezia Ca’ Foscari, Milano Bicocca, Milano Statale, Verona, Bologna, Piemonte Orientale, Modena-Reggio Emilia, Padova e probabilmente Venezia Iuav). Col secondo metodo di calcolo, altritre atenei(Udine, Pavia e Torino) si aggiungono alla lista, portando il totale dello sforamento a92 milioni di euro. Sul fenomeno stanno intervenendo anche i giudici. Con la recente sentenza 3237/2024 del Consiglio di Stato, per esempio, l’Università di Torino è stata condannata a restituire39 milioni di euro.