Clean Cities, la campagna itinerante di Legambiente che fa il punto sulle politiche locali per la riduzione dell’inquinamento atmosferico e la mobilità sostenibile, fa tappa in 18 città italiane e tra queste c’è Catania, dove il bilancio non è incoraggiante: è tra le città più insicure d’Italia per incidenti stradali (5,72 tra morti e feriti ogni mille abitanti all’anno), sono troppe le auto in circolazione (79 ogni cento abitanti), l’aria è inquinata al di sopra della soglia di rilevanza sanitaria, mentre trasporti pubblici e piste ciclabili sono insufficienti. Tutti indicatori di mobilità sui quali intervenire in vista degli obiettivi europei del 2030: secondo i nuovi valori limite che stanno per essere adottati, il Pm10 dovrà essere ridotto del 29 per cento, il Pm 2,5 del 23 per cento e gli ossidi di azoto (NO2) del 41 per cento. Proiettando gli andamenti discendenti delle curve di inquinamento nei prossimi anni, “di questo passo – dice Legambiente – non riusciremo a rientrare nei limiti europei fissati neanche nel 2080 per gli ossidi di azoto” e bisogna quindi “raddoppiare gli sforzi per trasporti e a zero emissioni”. Attenzione, però, a spendere bene i soldi: a parte i 317 milioni di euro per il prolungamento di 12 chilometri della metropolitana, il Pnrr finanzierà 78 milioni di euro per 100 autobus nuovi, 90 elettrici e dieci a idrogeno. “Assurdo spendere tanti soldi sia per l’acquisto che per la produzione di idrogeno per soli dieci autobus – osserva Legambiente – perché il costo di gestione su dieci anni è doppio, per l’acquisto è quattro volte più caro di un autobus elettrico”.

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Trasporti pubblici: utilizzo ancora irrisorio
Catania, inoltre, secondo l’analisi di Legambiente, è tra le città più insicure d’Italia, perché sono particolarmente pesanti, decisamente superiori alla media nazionale, le conseguenze degli incidenti stradali: “Il Piano nazionale sicurezza stradale si propone di dimezzare morti e feriti gravi sulla strada, a Catania vanno ridotte ad un terzo. Irrisorio l’utilizzo di trasporto pubblico, inferiore di 15 volte rispetto a Milano e 20 volte meno di quel che si osserva in centro Europa”. La situazione migliora un po’ si si tiene conto delle linee ferroviarie e della nuova metropolitana (dieci stazioni con otto convogli sulla linea) e al recupero parziale delle dieci stazioni delle ferrovie locali, “con cadenze però ancora insufficienti”, sottolineano gli ambientalisti. Grazie ai treni l’offerta elettrica nel trasporto pubblico giunge al 25 per cento e la sharing mobility parte dal nuovo servizio di monopattini elettrici (mille tra i tre servizi), oltre a qualche centinaio di bici e 50 e-bike elettriche (distribuite in 24 stazioni fisse) e 75 auto a Catania del servizio di regionale di AmiGo. È poi insufficiente l’offerta di percorsi ciclabili e non è stato neppure avviato il percorso per un Piano urbano della mobilità sostenibile cittadino. Infine, le strade a velocità calmierata (zone 20 o zone 30, indispensabili per ridurre il rischio-incidenti) sono di appena 19 km e andrebbero moltiplicate di 30 volte entro il 2030.

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Ogni catanese perde 120 ore l’anno nel traffico
Il circolo Legambiente di Catania ha più volte lanciato l’allarme. Di recente, gli attivisti hanno indossato maschere antigas e appeso striscioni ai balconi dei palazzi. E anche quest’anno, in occasione di Clean Cities, lanciano l’ennesimo grido d’allarme: “Occorre prendere provvedimenti immediati. A causa dell’elevato livello di traffico ogni catanese perde circa 120 ore ogni anno, quasi un mese di lavoro – dichiara Viola Sorbello, presidente di Legambiente Catania – questo colloca Catania al quarto posto in Italia per congestione. Occupiamo le ultime posizioni in tutti i rapporti che valutano la mobilità sostenibile delle città per uso del trasporto pubblico, mobilità ciclistica e pedonale. Le conseguenze più gravi sono per la nostra salute. Per fronteggiare i rischi sanitari connessi alla mal’aria, nel 2015, Catania emanò un’ordinanza molto coraggiosa – continua Sorbello – il divieto di circolazione in un ampio perimetro urbano per tutte le auto alimentate a gasolio tipo Euro 0 e 1. Azione coraggiosa ma del tutto inefficace per l’assenza di azioni repressive contro la violazione a tale ordinanza”.
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Difficile raggiungere tutto a piedi in 15 minuti
Legambiente ha anche calcolato l’indice di prossimità per Catania. Basato su dati aperti ed elaborato dalla Deda Next, l’indice è uno strumento utile e immediato per ripensare la città, mettendo al centro le persone e le loro esigenze. Si basa su una mappa interattiva che rappresenta una fotografia di quanto la città sia percorribile nella logica dei “15 minuti”: gli esagoni verdi rappresentano le zone in cui i cittadini possono raggiungere a piedi, in un quarto d’ora al massimo, partendo dalle proprie abitazioni, i diversi punti di interesse: alimentari, ristorazione, istruzione, salute, banche e poste, verde pubblico, intrattenimento, commercio. Le zone cambiano colore indicando tempi gradualmente più lunghi e quindi la difficoltà di spostarsi senza dover necessariamente ricorrere all’uso dei mezzi. La mappa è destinata a amministrazioni, urbanisti e cittadini e serve a pianificare il cambiamento, disegnare nuovi percorsi ciclo pedonali, avvicinare i servizi e semplificarne l’accesso, ridurre le disuguaglianze e migliorare la coesione sociale, dando valore a una nuova dimensione sostenibile di vicinato.
