Cromo, arsenico, nichel, piombo, insetticidi e pesticidi di vario tipo come Aldrin e Ddd, microplastiche, vetro e ceramica, mercurio e persino un repellente per topi, il tributilstagno. Sono solo alcune delle sostanze inquinanti che vanno a finire nei mari e nei laghi siciliani, secondo quanto monitorato da Arpa Sicilia (Agenzia per la protezione dell’ambiente). Ad analizzare i sedimenti marini prelevati dai tecnici lungo le coste, su 19 stazioni di rilevamento solo tre si salvano dalla contaminazione: Mascali, Siracusa e Noto. Solo qui non ci sono stati sforamenti dei limiti di legge. In tutti gli altri casi, i metalli e i pesticidi ci sono eccome. Nella sola stazione di Termini Imerese sono state rilevate tre diverse sostanze in quantità abnormi. Pesticidi rinvenuti a Terme Vigliatore, Capo d’Orlando, Acquedolci, Cefalù, Campofelice di Roccella. Tuttavia, non si conosce il trend sulla concentrazione di inquinanti nei sedimenti in mare tra un anno e l’altro. Per l’Arpa si tratta infatti del primo rilevamento, che si è svolto lungo l’arco del 2021.


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Sostanze chimiche che contaminano mari e laghi
Ci sono poi le sostanze chimiche che compromettono le acque marino-costiere: su 129 campioni di acqua prelevati, a Marausa (Trapani), Capo Murro di Porco (Siracusa) e Marza di Ispica (Ragusa) “sono stati registrati superamenti della concentrazione massima ammissibile” di cromo, nichel e del pesticida Eptacloro-epossido. Anche i laghi hanno i loro peccati, sebbene meno gravi di quelli dei mari: su 204 campioni di acqua e 18 di sedimento prelevati in tutte le stazioni di monitoraggio, solamente in cinque campioni di acqua (due del lago Porto Vecchio, uno del Mergolo della Tonnara, uno del lago Faro e uno dello Stagnone di Marsala) è stato registrato il superamento dei valori massimi del mercurio. Storia a sé per il sedimento dello Stagnone di Marsala: qui in cinque campioni su cinque è stato rilevato il superamento dei valori di tributilstagno. In sette laghi, “dall’analisi dei contaminanti – scrive Arpa – è risultato che lo stato chimico di lago Ganzirri, lago Marinello e lago Verde è buono, mentre quello di altri quattro (Mergolo della Tonnara, lago Porto Vecchio, lago Faro e Stagnone di Marsala) è ‘non buono'”.


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Microplastiche rinvenute ovunque in acqua
Le microplastiche comprendono tutto il materiale solido più piccolo di cinque millimetri,
disperso in ambiente marino. L’Arpa ne ha monitorato la presenza e la composizione nello strato superficiale di sei tratti di mare della Sicilia. Le microplastiche, durante due diverse campagne, sono state trovate ovunque, prevalentemente in forma di frammenti e di filamenti, confermando il trend dei monitoraggi degli anni precedenti. “Le microplastiche – sottolinea Arpa – possono influenzare l’ecosistema marino e, a seguito dell’ingestione da parte di alcune specie animali, entrare, così, a far parte della catena alimentare, causando importanti ricadute sulla disponibilità e qualità delle risorse ittiche”. Nel 2021 è stata rilevata la presenza significativa di foam (gommapiuma) che non era stata così rilevante nei monitoraggi degli anni passati.


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Pvc, Pet, vetro e ceramica in spiaggia
È spesso sotto gli occhi di tutti, ma Arpa lo conferma dati alla mano, come nelle spiagge non manchino i rifiuti. A cominciare dai “polimeri artificiali”, come Pvc e Pet, presenti in maggiore quantità, mentre gomma e tessile sono stati censiti in misura minore. Nel corso del 2021, sono state indagate sei spiagge individuate lungo l’intera fascia costiera siciliana in aree appartenenti a quattro diverse tipologie: aree urbanizzate, portuali, aree remote e foci fluviali. “Nella spiaggia di Milazzo – mette in evidenza l’Arpa – è stata rilevata, cosi come nei due anni precedenti, una quantità significativa di materiale da costruzione tale da attribuire il massimo valore alla macro-categoria vetro/ceramica (800 oggetti)”. Le spiagge con maggiore impatto sono quelle di Mondello, Milazzo e Priolo Gargallo, “ossia quelle sottoposte a maggiori disturbi antropici (aree industriali e turistiche/balneari)”, precisa Arpa.


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Balneabilità: otto su dieci sono spiagge ‘eccellenti’
Più di un quinto, il 22 per cento, delle coste italiane si trova in Sicilia e si estende per 1.600 chilometri. Sulla qualità delle acque di balneazione, delibera ogni anno la giunta regionale, sulla base delle analisi di soli due indicatori microbiologici di contaminazione fecale (escherichia coli e enterococchi intestinali). Nel 2021, la Regione ha individuato 783 stazioni di campionamento di acque di balneazione. Di queste, 612 sono acque appartenenti alla classe eccellente (pari al 78,2 per cento); 84 appartengono alla classe buono (10,7 per cento) e 44 (5,6 per cento) sufficiente. Un dato abbastanza stabile, per Arpa, tra il 2017 e il 2021), “con il litorale in classe eccellente che risulta sempre predominante, con percentuali che oscillano tra l’85 per cento ed il 78,2 per cento”.


Dalle migliori spiagge ai depuratori inefficienti
Secondo i criteri della ecolabel internazionale “Bandiera Blu” di Fee (Foundation for environmental education), in Sicilia le spiagge migliori sono quelle di Alì Terme, Roccalumera, Furci Siculo e Santa Teresa di Riva, Lipari e Tusa (Messina), Menfi (Agrigento), Modica, Ispica, Pozzallo e Ragusa. C’è poi l’analisi di Legambiente: le “Cinque Vele” il premio top che riguarda anche la balneabilità delle spiagge, va solo a Salina e Pantelleria. Dai 26 campionamenti di “Goletta verde” della scorsa estate, emergono invece criticità in dieci tratti di costa: quattro a Palermo (via Messina Marine, Terrasini, Trappeto, San Cataldo), uno a Castelvetrano (Trapani), tre ad Agrigento tra Licata, Palma di Montechiaro e Sciacca, uno ad Aci Castello (Catania) e uno a Barcellona Pozzo di Gotto (Messina). È la stessa Legambiente a ricordare che “poco meno del 18 per cento dei 438 impianti di trattamento delle acque reflue urbane in Sicilia è a norma”.