È stato un 2020 difficile per molte imprese artigiane. Non privo di elementi di speranza, ma condizionato da grande incertezza. È un quadro in chiaroscuro quello dipinto da Andrea Di Vincenzo, segretario regionale di Confartigianato Sicilia. Il ritratto di un anno condizionato dalla pandemia, ma anche da scelte politiche non sempre efficaci, come emerge da uno studio effettuato dall’Osservatorio sull’economia della confederazione. A pesare, forse, la difficile collaborazione tra governo nazionale e regionale, che “non sempre ha dato risultati brillanti”. Generando anche confusione nell’ambito dei ristori, inizialmente previsti solo per gli artigiani in regola con le quote da versare al Fondo di solidarietà bilaterale dell’artigianato (Fsba).
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Tra alti e bassi
Sull’anno appena trascorso, il segretario di Confartigianato Sicilia non dà un giudizio univoco. “Il 2020 ci ha fatto vedere una serie di alti e bassi”. Da una parte un crollo vertiginoso dovuto al primo lockdown. Poi, da maggio a settembre, “un rimbalzo molto positivo”, con recuperi costanti “nelle vendite al dettaglio e nell’export”. A smorzare le speranze, l’arrivo della seconda ondata. Molti comparti hanno sofferto, dice Di Vincenzo, soprattutto “le piccole imprese del trasporto, il mondo della moda, il legno e arredo, il benessere”. Discorso a parte merita l’alimentare, “che essendo irrinunciabile ha retto abbastanza bene”. Le stime finali dell’Osservatorio di Confartigianato Sicilia restano tuttavia impietose. La perdita di Pil per il 2020 è stata di 1,1 miliardi, e altri 2,6 miliardi si perderanno quest’anno.
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La sentenza del Tar su Fsba
Sul piano della previdenza, qualcosa è stato fatto. A livello nazionale sono stati stanziati oltre 1,5 miliardi di ammortizzatori sociali per le imprese artigiane colpite dalla crisi economica. A partire dalla cassa integrazione per i dipendenti, particolarmente importante negli ultimi mesi. Sulla gestione dei fondi, tuttavia, sono sorte alcune polemiche. A gestire l’erogazione è l’Ente nazionale bilaterale dell’artigianato (Enba), partecipato in Sicilia dai sindacati e per parte datoriale anche da Confartigianato, attraverso Fsba. Una sentenza del Tar del Lazio di fine dicembre ha ribadito che per accedere agli ammortizzatori sociali non è necessaria l’iscrizione. Un pronunciamento letto da alcuni come una una bocciatura tout-court degli enti bilaterali.
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La posizione di Confartigianato
Così non è, secondo i vertici della confederazione. Per Di Vincenzo la sentenza del Tar “va assolutamente rispettata”, ma non può essere oggetto di “interpretazioni parziali e sbagliate”. Rispetto a Fsba, il tribunale amministrativo non ha stabilito l’insussistenza dell’obbligo generale per tutte le imprese artigiane di versare i contributi, ma si è dichiarato “non competente a decidere sulla materia”. Il Tar ha poi confermato che le integrazioni speciali da Covid-19 “non sono basate sulla contribuzione previdenziale, ma sulla fiscalità generale”. Dunque, al netto degli ammortizzatori di quest’anno, l’iscrizione “resta un obbligo di legge per le imprese artigiane, anche quelle con un solo dipendente”.
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L’Italia divisa in zone
La strategia del Governo sulle zone rosse, arancioni e gialle, secondo Di Vincenzo, “ha sollevato grande incertezza tra le imprese”. La forte recrudescenza del virus è sotto gli occhi di tutti, “ma comunicare ad un imprenditore che dovrà chiudere con sole 48 ore di anticipo significa metterlo in difficoltà”. Nessuno ha la bacchetta magica, sottolinea il segretario di Confartigianato, che rivendica però alcuni risultati raggiunti. A partire dal ripensamento governativo del concetto del “ristoro”. Prima si ragionava soltanto in termini di “fondo perduto”, spiega di Vincenzo, “ma l’imprenditore non ha bisogno soltanto di quello”. Un segnale, in questo senso, può essere l’introduzione della Cassa integrazione generale per gli autonomi nella Manovra 2021. Per il segretario di Confartigianato Sicilia “era davvero l’ora”.
Un futuro diverso
Per evitare di inseguire la pandemia anche nel 2021 serviranno “scelte coraggiose dal punto di vista politico e organizzativo”. Oltre naturalmente al vaccino. Per Di Vincenzo la normalità di domani sarà diversa, “ma la situazione sanitaria migliorerà con l’avanzare della campagna vaccinale”. A maggior ragione l’interlocuzione con il Governo nazionale e regionale “deve andare nel senso di un cambiamento permanente, perché la fase storica che stiamo vivendo lo è”. La stella polare da seguire è che il lavoro sia dignità per tutti. Anche per chi “la mattina alza la saracinesca e fa tutto da solo”, come tanti artigiani. “La loro resilienza di questi mesi ha tenuto in piedi un Paese. È bene che le Istituzioni se ne ricordino”.