Quella per la lotta al Covid è ormai una macchina con tanti posti a sedere a pagamento, quelli di medici, infermieri e personale amministrativo, ma che effettua pochi chilometri al giorno. A conti fatti sembra che il personale della complessa macchina organizzativa per battere il virus a Catania e provincia sia arrivata a contare a regime poco meno di un migliaio di assunti, in taluni casi pagati profumatamente, molto di più di quei medici dei reparti Covid e dei pronto soccorso che hanno vissuto i mesi caldi della pandemia. Il personale assunto con contratto a tempo determinato negli Hub della provincia di Catania conta 173 medici, 138 tra informatici e amministrativi e 21 infermieri. Una parte – all’incirca 100 medici – in scadenza il 28 febbraio e l’altra il 31 marzo. A questo bisogna aggiungere i 25 camici bianchi, i 22 informatici amministrativi e i cinque infermieri dei quattro Pvo (presidi ospedalieri) di Biancavilla, Giarre, Militello, Paternò e i 12 sanitari, i 16 informatici amministrativi e i tre infermieri assunti nei quattro Pvt (presidi vaccinali territoriali) di Adrano, Belpasso, Linguaglossa e Scordia. Non vanno dimenticati i 45 dottori, i 32 informatici e i sei infermieri delle unità mobili. Ecco la truppa al completo scesa in campo per combattere il Covid negli hub e gli altri otto centri della provincia. Una macchina che costa circa 756mila euro al mese e soltanto per il personale medico che oggi non è più giustificata stando al numero dei vaccini effettuato, in media 200 al giorno.
Scattano i primi trasferimenti
Alcuni giorni fa l’Asp, nel corso di un vertice, ha fatto il punto della situazione e, finalmente, alla luce dei numeri ormai irrisori di vaccinazioni – una decina di giorni fa si era su una media di 400 giornaliere, oggi addirittura a meno di 200 – ha deciso di porre un rimedio, partendo dalla scadenza ormai prossima di questi all’incirca 100 contratti che non saranno rinnovati. La Sicilia resta la Regione più contagiata d’Italia e Catania è quasi ogni giorno la Regina dei nuovi positivi dell’isola. Pur avendo ancora all’incirca 140mila over 12 che non si sono vaccinati ( ed è chiaro che non vogliono farlo) non ha senso mantenere una poderosa macchina sanitaria composta da medici, infermieri, informatici, addetti al controllo, alle manutenzioni al servizio. Da settimane, spesso ogni giorno, sono più i sanitari che vi lavorano che i cittadini che vi accedono per effettuare il vaccino. Nel corso dell’incontro si è parlato di eventuali trasferimenti, fino a scadenza di contratto, di quel personale eccedente e, ad esempio, dall’Hub di Misterbianco alcuni medici sono già stati trasferiti sino a scadenza nel Pta di S. Maria La grande e in altri presidi per le cure primarie e il monitoraggio, mentre il direttore sanitario dell’Asp Antonino Rapisarda, ha detto che già una minima parte di questo personale è stato spostato nei presidi vaccinali nelle scuole. Infine, alcuni giorni fa, il commissario regionale Pino Liberti ha annunciato l’apertura di un piccolo presidio vaccinale nel centro Asp di via Pasubio, “nell’ambito – si legge nella nota stampa dell’ufficio del commissario – di un piano di rimodulazione dei siti vaccinali in tutta la provincia”.
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Il costo mensile per i medici degli hub
Questa macchina operativa che ha avuto un senso fino a quando erano migliaia e migliaia i cittadini che giornalmente andavano a vaccinarsi ormai è troppo costosa. Ad ogni medico è stata corrisposta una somma che si aggira sulle 40 euro lorde l’ora. Solo al Palatupparello di Acireale un medico impegnato per 12 ore settimanali prende 480euro lorde. Se il dato lo moltiplichiamo per i 25 sanitari della struttura sotto ingaggio a 12 ore ecco che il costo settimanale schizza a 12mila euro che in un mese arrivano a toccare i 48mila euro. A questa somma va aggiunta quella relativa ai medici a 19 ore settimanali – che al Palatupparello sono 8 – per un corrispettivo settimanale complessivo di 6.080 euro lordi che in mese fanno 24.320 euro e quella che si riferisce ai 13 medici a 38 ore per il cui servizio l’Asp, su disposizione della gestione commissariale catanese, corrisponde mensilmente 79.040 euro. Se facciamo una somma complessiva l’Hub Tupparello spende In un mese per i medici 151mila360euro. Eccetto l’ hub di Bronte – che ha poco personale – gli altri quattro grandi hub, il Forcile, Caltagirone, Misterbianco e Battiati, hanno mediamente lo stesso personale impegnato. Quindi se moltiplichiamo orientativamente la somma di 151.360euro del Palatupparello per cinque, soltanto gli Hub costano ogni mese alle casse dell’Asp e quindi ai cittadini qualcosa come 756mila euro e soltanto per il personale medico.
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Alcuni costi rimangono sconosciuti
Ma la spesa non finisce qui perché non sappiamo quanto venga corrisposto agli amministrativi e agli infermieri e quanto costano queste strutture per i materiali sanitari, la luce, l’acqua, la sicurezza, l’organizzazione, gli affitti. In più nella complessa macchina organizzativa anti Covid mancano riscontri sul personale in forza nei presidi dei tamponi. E nulla si sa anche dei 90 psicologi, della settantina di assistenti sociali, dei 130 biologi. Facile ipotizzare che si supera il milione di euro al mese e se lo moltiplichiamo per ogni provincia viene fuori una cifra esorbitante.
Medici assunti con le agenzie interinali
Una curiosità riguarda l’assunzione di una parte del personale medico. Secondo notizie dell’Asp si è proceduto secondo due filoni. I camici bianchi sono stati scelti o attraverso la graduatoria aperta del Policlinico di Messina, oppure attraverso due agenzie interinali che hanno stipulato i contratti, sembra, attraverso elenchi di medici inviati direttamente dal ministero. Poi una volta effettuata l’assunzione le agenzie hanno <girato> i medici ai centri vaccinali. Non si sa come si sia proceduto per le assunzioni, se per anzianità, per conoscenza o per le specializzazioni specifiche di ognuno. Fatto sta che all’Asp di questi criteri nessuno sembra saperne nulla. I medici a 12 ore dovrebbero essere in prevalenza specializzandi, mentre quelli a 38 dovrebbero riguardare anche camici bianchi pensionati. Ma i pensionati, ad esempio, potevano tornare a lavorare nel servizio pubblico anche se in questo specifico periodo pandemico?