C’è profumo di ripresa e di moderato ottimismo nelle cantine dell’Etna e nel mondo dei produttori di vino in Sicilia. Nei primi mesi del 2021 c’è stato un aumento di imbottigliamento del vino Etna Doc e anche delle altre Doc siciliane rispetto al 2020. Il dato è ancora inferiore agli anni precedenti la pandemia ma la tendenza fa ben sperare. Lo conferma Maurizio Lunetta, direttore del Consorzio di tutela dei vini Etna Doc e una lunga esperienza nel settore in tutta la regione.
Esportazioni al 60 per cento
“Il lockdown causato dal Covid ha bloccato nel 2020 la crescita del vino Etna, una crescita lenta ma costante da anni – spiega Lunetta – ma siamo abbastanza ottimisti. D’altra parte per l’Etna è un periodo d’oro ormai da anni. Il vino doc prodotto sul vulcano è molto ricercato, particolare, ed è apprezzato anche fuori dall’Italia”. Lunetta stima che circa il 60 per cento delle bottiglie di Etna Doc venga esportato, quindi circa 2,5 milioni sui 4,2 milioni di bottiglie prodotte in totale.
Molto attivo il mercato americano
Il 2020 è stato un anno negativo da tutti i punti di vista, e ancora ci sono strascichi nel settore dell’esportazione, pur con qualche segno positivo: “Il mercato europeo si muove ancora poco, mentre il mercato statunitense, che non si è mai fermato del tutto, fa registrare una notevole ripresa nella importazione di vini etnei”.
Export, il problema dei dati
A livello siciliano l’andamento è simile, almeno per quanto riguarda la quota delle esportazioni: “Il dato dell’export che fornisce l’Istat – avverte Lunetta – purtroppo è poco significativo. L’Istituto di statistica assegna alla Sicilia un valore dell’export pari a 136 milioni di euro, ma è inverosimile. Il problema è che il calcolo viene fatto basandosi sul porto di esportazione e non sul luogo di produzione. Quindi, per esempio, abbiamo in Liguria numeri altissimi, ma dovuti al fatto che il porto di Genova è base di partenza per l’estero, mentre in Sicilia questo non accade”.
Sicilia Doc prima denominazione
Anche in Sicilia si stima comunque che sia circa del 60 per cento la quota di esportazione dei vini Doc e Igt. La parte del leone la fa la denominazione Sicilia Doc, che da sola etichetta 100 milioni di bottiglie. Più in generale, in Sicilia si producono 4,5 milioni di ettolitri di vino, di cui 1,8 milioni va in bottiglia, diviso a metà tra Doc e Igt.
Etna Doc ha il maggiore prestigio
L’Etna è la Doc di maggiore prestigio della Sicilia, dice Lunetta, ma da decenni ormai tutta la Sicilia ha imboccato la strada della qualità, basti pensare che la superfice vitata in Sicilia è passata da 139 mila ettari del 2000 agli attuali 97 mila: un calo drastico ma contemporaneamente un aumento di livello qualitativo.
C’era una volta, il vino per la Francia
Sono lontani i tempi in cui, a metà dell’800, solo in provincia di Catania c’erano 90 mila ettari di vigneti, e in Sicilia eravamo a 350 mila totali. Allora fiumi di vino sfuso venivano mandati via nave in varie parti del mondo, e in Francia in particolare per “tagliare” il vino locale. Insomma il vino siciliano ha contribuito a fare grandi i vini francesi.
Nero d’Avola d’Australia
Oggi però ancora assistiamo al paradosso che in Norvegia si compra Nero d’Avola prodotto in Australia a un prezzo più alto di quello siciliano: “Un fatto che ci ha stupito – ammette Lunetta – ma probabilmente dovuto al fatto che in Australia questo vino è di nicchia, mentre da noi è il principale vitigno a bacca rossa. In Sicilia si coltivano 15 mila ettari a Nero d’Avola, circa il 14 per cento del totale”.
In linea con i valori europei
Quindi si prefigura un 2021 tutto sommato positivo rispetto all’anno scorso: “Sono ottimista, credo che se rispetteremo il percorso di aperture che ci aspettiamo, presto potrebbe cominciare la ripresa. Il Consorzio, i produttori, sta mettendo a punto tante iniziative di promozione per tenere alto il prestigio della Doc Etna. Vogliamo anche valorizzare gli aspetti più europei in linea con il green deal, promuovendo valori come sostenibilità economica, sociale e ambientale”, in modo che l’Etna Doc resti una denominazione top anche in Europa.