Ponte sullo Stretto: che si faccia o no, il dibattito si consuma fuori dalla Sicilia

Ponte sullo Stretto: che si faccia o no, il dibattito si consuma fuori dalla Sicilia

La città di Messinaè sempre stata una città di transito, di passaggio, ma l’idea e la possibile realizzazione delPonte sullo Stretto, la potrebberotrasformare(definitivamente) in un“grandissimo” raccordo autostradale, lasciandolaisolatanella sua indole “indolente” per sempre. Messina e Reggio Calabria sono insiemeun’area metropolitana vasta(divisa dal mare), che può contare piùdi 700 mila abitantie che il ponte potrebbe unificare, rilanciandola. Leggi anche –Ponte sullo Stretto, Schifani vede l’ad Ciucci: “Progetto sempre più concreto” Se guardiamoSOTTOSOPRA, al di là del valore simbolico dell’opera straordinaria,allo stato reale delle infrastrutture del sud Italia, e in particolar modo quelledella Siciliail ponte anche se fosse realizzatorischierebbe di essere una cattedrale nel deserto, oun’astronave a Manhattan. Sia col treno che con l’automobile, lo stato delle vie di comunicazione siciliane e i tempi di percorrenza sono leggendari. Questa contraddizione in termini, o più propriamente in fatti, rende il senso e lo scopo di un collegamento stabile sullo stretto, che avvicini la Sicilia al continente, un’operazione che rischia di essere, comei detrattori sostengono,“inutile” per lo sviluppo dell’isola, conspreco di risorsee con unimpatto ambientale che potrebbe causare danni(ad oggi) non calcolabili. Leggi anche –Ponte sullo Stretto di Messina, c’è una data: i lavori al via il 31 luglio 2024 L’Italia è il paese delle opere pubbliche incompiute: ne troviamo ovunque, sull’intero territorio nazionale, molteplicianche in Sicilia, dove risultano da completare ancora oggi, fogne, impianti sportivi, opere di urbanizzazione, depuratori, opere di sviluppo rurale, case popolari esoprattutto vie di comunicazione, strade,iniziate e non finite. Senza sottovalutare il rischio dipossibili infiltrazioni della criminalità organizzatanella realizzazione del ponte, preoccupazioni di una parte della società siciliana, di associazioni ambientaliste e non solo. L’altrorischioche le popolazioni locali sentono è quellodi venire assediati da lavori “infiniti”(con cantieri iniziati, poi bloccati e ripresi chissà quando), con il timore per le conseguenze e i danni possibili sul territorio, già fragile, dello Stretto. Leggi anche –Ponte sullo Stretto, nel Cda la Regione inserisce la professoressa Ida Nicotra Messinaè una città, come tante del sud, cheha diversi problemi; problemiche partono da lontano, comela feritaaperta delterremoto del 1908, con una ricostruzione lenta, disordinata e forse mai pienamente compiuta. E con loscandalo delle sue baracche, ancora vivosegno indelebile sul volto della città, ricordo difficile da dimenticare per una comunità dolente come quella messinese. Quelle baraccopoli si sono accatastate per decenni, dilagando nei luoghi “bui” della città, confogne a cielo aperto, tra fango e sole. Leggi anche –Ponte sullo Stretto, Schifani ospite di Cisl: “Ormai siamo alla prova dei fatti” Di tutto questo, per anni,l’Italia non ha mai voluto sapere niente; dei loro tetti d’amianto, di porte di lamiera, di pareti con legno fracido, di famiglie e bambini lasciati al freddo tra topi e insetti, inuna miseria profonda, in uno statod’abbandono totale. Prendere atto di una miseria così profonda, in un Paese come l’Italia che si raccontava come nazione sviluppata con una economia tra le più avanzata al mondo, avrebbe reso tutti palesemente più colpevoli. È stato, allora, più facile“cancellare” dal dibattito pubblicol’esistenza delle baracche di Messina, a volte anche quasi negandole, relegando la responsabilità al fato e a un terremoto ormai lontano nel tempo. Leggi anche –Ponte sullo Stretto, Anci Sicilia alla Camera dei Deputati: “Opera strategica” Ildibattito sul ponte, che tantoinfiamma la politica, che periodicamente lo rilancia come opera “fondamentale” e strategica per lo sviluppo, è visto da siciliani e soprattutto dai messinesi con grande scetticismo e a volte anche con grande incredulità; perchéormaiil dibattito si è trasformato inuno strumento di propaganda e scontro politico, al di là delle questioni tecniche e di merito. Conla città di Messinacostretta, da un destino cinico e baro (dopo il suo catastrofico terremoto), avedersi scriversi addosso un futuro deciso da altri. Un tema,questo del ponte, enorme e complesso, cheper i messinesi, per i sicilianitutti, sembra totalmente discusso edeciso senza di loro; un dibattito che si sviluppain altri luoghi, dove si consumano interessisopra la vita di intere comunità.