Etna, per chi rispetta l’ambiente arriva il marchio promosso dal Parco

Etna, per chi rispetta l’ambiente  arriva il marchio promosso dal Parco

Dopo un’attesa durata parecchi anni, si avvicina il giorno del battesimo del nuovo marchio collettivo di qualità ambientale del Parco dell’Etna. Un valore aggiunto, secondo il presidente del Parco Carlo Caputo, che sarà disponibile per chi aderirà al disciplinare e si impegnerà a rispettare una serie di criteri di sostenibilità e qualità. Il marchio potrà essere richiesto da soggetti che operano all’interno dei limiti del Parco e anche, in certi casi, nel territorio dei venti comuni che sono parte dei 59 mila ettari di superfice protetta. Il simbolo, realizzato con la collaborazione dell’Accademia di belle arti di Catania, potrà essere esibito per valorizzare prodotti e servizi e probabilmente anche per scuole che si distinguono nell’opera di salvaguardia dell’ambiente e del territorio. “Il marchio arriverà al massimo entro il prossimo anno” assicura il presidente Caputo a Focusicilia.Guarda il video con l’intervista a Carlo Caputo Un ulteriore passo verso la definizione del disciplinare e degli aspetti ancora da mettere a punto lungo il percorso è stato compiuto martedì scorso con il forum organizzato nella sede del Parco, a Nicolosi. Un incontro dedicato al confronto con i “portatori di interessi”, cioè enti locali e altri soggetti potenzialmente coinvolti nell’operazione. Molti tra i presenti hanno partecipato con domande, idee e proposte. Tanti spunti che hanno consentito al presidente del parco Caputo, al direttore Giuseppe Di Paola, alla dirigente Rosa Spampinato, all’avvocato Letizia Pafumi e alla professoressa Marisa Meli del dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Catania che ha collaborato con il Parco per la istituzione del marchio collettivo di chiarire e focalizzare gli obiettivi dell’iniziativa. Il marchio collettivo, è stato spiegato, sarà operativo quando sarà redatto il disciplinare con le regole da seguire e anche nominato l’organismo che dovrà verificare il rispetto del regolamento da parte dei soggetti aderenti. In una prima fase, inoltre, si può ipotizzare di assegnare il simbolo a prodotti agricoli, alla filiera dell’agroalimentare (compresa la trasformazione della produzione), ai servizi delle guide turistiche, dell’animazione territoriale, delle scuole e anche ai servizi di accoglienza e ristorazione. Naturalmente questi ultimi sono servizi che non rientrano nei limiti amministrativi dell’area protetta, se non in minima parte. Ecco dunque l’ipotesi di concedere il marchio anche al di fuori del Parco inteso in senso stretto e allargare il perimetro ai comuni che ne fanno parte. Leggi anche –Marchio Etna, convenzione tra il Parco e l’Università di Catania “Il marchio – ha voluto precisare il presidente Caputo – non riguarda la qualità di un prodotto o servizio in quanto tale, riguarda il rispetto e la promozione dei valori del Parco”. Ad esempio, ha chiarito, “se una azienda vinicola fa un ottimo vino ma impianta vigneti spianando i terrazzamenti in pietra lavica, che per noi sono un patrimonio paesaggistico da tutelare, non avrà il simbolo”. Per Caputo insomma il primo obiettivo è la tutela dell’Etna e di quello che rappresenta”: “L’Etna è un nome importante nel mondo, un nome che evoca valori naturali e di rispetto per l’ambiente. Se viene a mancare il rispetto del territorio anche il nome verrà depotenziato e il suo valore aggiunto azzerato”.