Il teatro siciliano riparte dopo mesi di blocco causati dalla pandemia. Anzi rilancia, dice il regista Giovanni Anfuso, malgrado le risorse ridotte. Per la prima volta dopo anni, spettatori ipovedenti e non vedenti potranno assistere a uno spettacolo. Il regista catanese il nove luglio debutterà con “Le allegre comari di Windsor” di William Shakepeare nel chiostro neogotico dell’Istituto per ciechi Ardizzone Gioeni di Catania. Dall’ultima settimana di repliche, gli spettatori con patologie visive potranno fruire di un servizio di “audiodescrizione”, per apprezzare al meglio lo spettacolo non solo nella parte recitata, ma anche su scenografia e costumi. Uno sforzo considerevole, in un contesto come quello siciliano “che non brilla certo per investimenti”.
Investimenti col contagocce
Per Anfuso un’inversione di rotta sul settore spettacolo non è derogabile. “Non c’è altra strada per rilanciare un comparto economico di cui la Sicilia non può fare a meno”. Gli esempi virtuosi non mancano, spiega il regista. In molti paesi europei gli investimenti in cultura coprono una parte rilevante del Prodotto interno lordo nazionale. “Nel Regno Unito e in Germania toccano il sei per cento del Pil. In Italia siamo fermi allo 0,05 per cento”. La situazione, prosegue Anfuso, è tanto più grave nel Sud Italia e in Sicilia, “terribilmente indietro rispetto ad altre regioni italiane, pensiamo al Friuli Venezia-Giulia e all’Umbria”. E ciò malgrado lo spettacolo rappresenti “un fulcro economico fondamentale, che non può essere separato dal comparto turismo”.
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Numeri da teatro stabile
Lo dimostra il successo di alcune produzioni portate avanti negli ultimi anni dallo stesso Anfuso, “Inferno di Dante”, “Odissea di Omero” e “Agata la Santa fanciulla”, prodotte dall’associazione culturale Buongiorno Sicilia e Vision Sicily. Il regista snocciola i dati. “Abbiamo raggiunto oltre 230 repliche, per un totale di circa 70 mila spettatori”. “Numeri che fanno tremare i polsi”, ottenuti grazie a un gruppo “di quasi 40 lavoratori, tra scena, fuoriscena, botteghino, comunicazione”. Risultati tanto più significativi visto lo stato del settore teatrale in Sicilia, ulteriormente aggravato dalla pandemia esplosa l’anno scorso. “Il Covid ha fatto perdere due stagioni teatrali, arrecando un serio danno ad un comparto che già prima mostrava le sue difficoltà”, dice il regista.
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“Cultura come l’aria”
Anche negli ultimi mesi, sottolinea Anfuso, “a pagare il prezzo più alto sono state proprio le regioni del Meridione”. Il discorso non vale soltanto per il teatro. “Una ripartenza è necessaria per tutto il settore artistico, penso anche alla musica e alla danza”. Tutt’altro che cose futili, precisa Anfuso. “Mai come in questo periodo storico è stato necessario nutrire, oltre che il corpo, anche l’anima. Per questo è molto importante che tutte le arti riprendano”. Tornando a “Le allegre comari di Windsor”, il nuovo allestimento “ha una location particolare, la corte neogotica dell’Istituto Ardizzone Gioeni, grazie al partenariato con la sezione regionale dell’Uici, l’Unione italiana ciechi”. Anche gli ipovedenti hanno diritto a godere degli spettacoli, insiste il regista. “Alcuni dicono che la cultura è come l’aria. Ed è vero che con l’aria non si campa, ma senza aria si muore”.

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Il servizio di audiodescrizione
Come accennato, grazie al servizio di audiodescrizione, a cura di una associazione culturale di Viterbo specializzata, gli spettatori non vedenti e ipovedenti potranno godersi a pieno lo spettacolo. L’ultimo esperimento in tal senso, spiega il presidente regionale dell’Uici Gaetano Renzo Minincleri, risale a oltre vent’anni fa. “Con questa nuova prova speriamo di migliorare l’integrazione socio-culturale dei non vedenti”. Un vantaggio, precisa Minincleri, è offerto dall’evoluzione dei mezzi tecnici e delle attrezzature per l’audiodescrizione, “notevolmente migliorate rispetto a vent’anni fa”. Per l’associazione, la priorità è quella di dare continuità al progetto. “A questo esperimento seguiranno altri spettacoli, che siamo pronti a sostenere”.
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Le parole di Messina e Turano
A intervenire alla presentazione dell’evento anche l’assessore regionale al Turismo e allo Spettacolo Manlio Messina. Il responsabile del Turismo ha lodato “gli imprenditori che hanno il coraggio di investire nel nostro territorio”, assicurando attenzione “per ridare qualità alla nostra Regione, anche dal punto di vista dell’offerta culturale”. Un impegno ribadito anche dall’assessore regionale alle Attività produttive, Mimmo Turano. L’Istituto per ciechi Ardizzone Gioeni, ha ricordato l’assessore, è un’Ipab (Istituzione pubblica di assistenza e beneficenza, ndr) facente capo al patrimonio della Regione. Lo spettacolo messo in scena dal nove luglio potrebbe rappresentare “una nuova pagina di utilizzazione del patrimonio pubblico”, anche in vista della riforma delle Ipab “che il governo regionale intende portare avanti”.