Pandemia, guerra, raddoppio dei costi dei fertilizzanti, caro carburante, caro materie prime, aumento del costo dell’energia elettrica, handicap di base dovuto alla condizione di insularità, e ancora alluvione, siccità, scarsa organizzazione dei servizi pubblici per gli agricoltori, burocrazia lenta e farraginosa. Vengono i brividi a elencare tutti i problemi che stanno investendo il mondo agricolo siciliano da alcuni mesi e anni a questa parte. Eppure il settore produttivo primario resiste e va avanti. “Per forza”, dice a FocuSicilia Gerardo Diana, presidente del Consorzio di tutela dell’arancia rossa di Sicilia Igp e produttore: “Anche se in perdita e tra mille difficoltà, siamo costretti a proseguire l’attività. Questa è la fortuna del sistema Italia. Se non irrighiamo le piante muoiono, se un allevatore non nutre il bestiame i capi muoiono. Quindi siamo siamo costretti a resistere, finché ce la facciamo ovviamente”.
Settore food trainante per giovani e turisti
Nel corso della nostra intervista, Diana ha tuttavia voluto sottolineare le grandi potenzialità di un settore, quello dell’agroalimentare siciliano, sempre più apprezzato dai consumatori e di successo sui mercati: “Il food come si dice oggi è davvero trainante, attira giovani, attira investimenti, attira flussi turistici. Sul vino è stato fatto uno splendido lavoro per migliorare la qualità, lo stesso si comincia a fare con l’olio extravergine di oliva. Un lavoro fantastico è stato fatto anche con l’arancia rossa Igp. Insomma abbiamo veramente grandi potenzialità, basterebbero poche cose, per esempio meno burocrazia, per essere numeri uno”. Guarda il video con l’intervista a Gerardo Diana
Con la guerra costi insostenibili
L’attualità naturalmente porta forti preoccupazioni. La guerra in Ucraina ha provocato un aumento dei costi aziendali, dice Diana, “ormai diventati insostenibili. Il concime è aumentato del 100 per cento, l’energia elettrica del 48 per cento, e quando un camion parte dalla Sicilia è già zavorrato dal 30 per cento in più dei costi di trasporto rispetto a un mezzo che parte dalla Puglia. È il costo dell’insularità, un costo aggiuntivo, uno svantaggio di cui parliamo da vent’anni e che non ci viene riconosciuto”.
Acqua carente per scarsa programmazione
In Sicilia orientale, e nella piana di Catania in particolare quest’anno si vive una duplice emergenza. Dopo un’estate torrida con temperature spesso sopra i 40 gradi, in novembre ci sono state piogge alluvionali che hanno messo in crisi i produttori. In pochi giorni sono caduti fino a 500 millimetri di pioggia, trasformando i terreni della Piana in paludi impraticabili. Poi, da allora, le precipitazioni sono state molto scarse, tanto che adesso il problema è la siccità, con la conseguenza che diventa necessario irrigare agrumeti e coltivazioni di ortaggi. Un paradosso. Ma se da un alto il cambiamento climatico costringe tutti ad affrontare l’estremizzazione e concentrazione dei fenomeni meteorologici, dall’altro poco o nulla viene fatto per la resilienza, per la capacità di mitigarne gli effetti. In concreto, Diana denuncia le difficoltà “dei consorzi di bonifica che funzionano male e non riescono a dare acqua a sufficienza, tubature vecchie che perdono molta acqua e sono inefficienti, dighe invase da enormi quantità di limo e fango per scarsa manutenzione”.
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Rischio di perdere risorse Pnrr
A parere di Diana sarebbero dunque necessarie operazioni urgenti ma programmate e ben progettate per rendere efficiente la rete di distribuzione. In questo settore sarebbe anche possibile accedere ai fondi del Pnrr, “ma le cose non stanno andando in maniera entusiasmante purtroppo – commenta Diana – i progetti presentati dalla Regione infatti sono stati bocciati”. Qualcuno poi pare sia stato recuperato, “ma con questi fondi non possiamo perdere tempo o rischiamo di perderli”. L’anno scorso inoltre era stato pubblicato un bando per consentire agli agricoltori di realizzare degli invasi privati per la raccolta di acqua. Anche in questo caso l’efficienza degli uffici pubblici non sembra al top: “La graduatoria risale all’estate scorsa, ma da allora non abbiamo più notizie”, dice il presidente del Consorzio arancia rossa.
Promozione e meno burocrazia
Al netto delle difficoltà e della difficile situazione internazionale, Gerardo Diana è comunque convinto che le cose possano andare meglio: “La Sicilia e l’agricoltura sono più avanti di quanto si creda. Per i produttori sarebbe necessario abbattere la burocrazia” e potere contare sul sistema Italia in modo che gli investimenti possano andare alla promozione internazionale. “Bisogna puntare, anche attraverso il sistema delle ambasciate, alla valorizzazione dei nostri prodotti di qualità, le produzioni Dop, Igp e biologiche. Crediamo in quello che sappiamo fare”.