Biancaneve senza i sette nani. E non serve più neanche il principe

L’inclusività può diventare un’ossessione?Alla Disney sembrano preda del sacro fuoco del buonismoe dopo laSirenettamulatta, adesso è il turno diBiancaneve. E soprattutto dei nani che sono stati sostituiti mentre il principe a cavallo è stato cancellato in un sol colpo. Sì, la Disney hadeciso di riscrivere tutte le fiabee passarle sotto le forche caudine del politicamente corretto ma non fatevi illusioni: è solo una questione di business. E così, se cambia il punto di vista delle nuove generazioni, Disney cambia abito e crea nuovi modelli in cui potersi riconoscere,puntando dritto al jackpote senza curarsi di chi storce il naso. Il DailyMail è un generatore di fake-news ma stavolta ha servito lo scoop, pubblicando le foto e il video del backstage del nuovo live action Disney, in cui isette nani– sì, quelli del titolo della fiaba e universalmente associati a Biancaneve – semplicemente non ci sono più, sostituiti da sette persone di sesso, età ed etnia diversa. “Per evitare dirafforzare gli stereotipi del film d’animazione originale– afferma un portavoce Disney – abbiamo adottato un approccio diverso ai sette personaggi e ci siamo consultati con i membri della comunità di chi è caratterizzato da nanismo”. E dalla risposta si deduce che per non stereotiparli, alla Disney abbianodeciso di cancellarli del tutto… Come dire, bene ma non benissimo. Biancaneve 2.0 sarà preceduto da un disclaimer– “include rappresentazioni negative e/o maltrattamenti di persone o culture” – perché si sono resi conto che in Peter Pan gli indiani vengono chiamati pellerossa, nel Libro della giungla si perpetuerebbe lo stereotipo degli afroamericani) ein Lilly e il vagabondo i gatti siamesi hanno irritato la comunità asiatica. Sembra uno scherzo e invece, non fa più ridere. E chi invoca la parola magica, contesto – ovvero, bisogna capire quando è stato scritto un copione/libro anziché mettere tutto al rogo – viene tacciato di razzismo e silenziato sui social. Il nuovo Biancaneve è stato scritto daGreta Gerwig–regista di Barbiee Piccole donne – che dopo aver preso di mira il patriarcato insito nellabambola Mattel, attacca frontalmente la celebre fiaba. Perché? “Perché era necessario farlo”, afferma l’attrice ispanicaRachel Zagler(che su Twitter completa il suo nome con i pronomi (she/her/hers), dando un chiaro segnale di appartenenza culturale. Ma su Twitter c’è chi storce il naso twittando “GoWoke or GoBroke“, accusando l’industria cinematografica negli Stati Uniti di essere succube della “cultura woke”, ovvero anti-razzista, pur di vendere i propri prodotti. Ovviamente, anche il principe è stato archiviato e cancellato perché ovviamente questa “nuova” Biancaneve, allafine, si salva da sola. Per carità, va tutto bene e sicuramente noi figli degli anni ’80, noi generazione Millennial, siamo cresciuti a tu per tu con cartoni animati che avevano una carica erotica sottotraccia (daGigi la Trottola a Lupin III) e una certa quantità di stereotipi latenti se non una certa confusione gender (vediLady Oscar). La lotta ad ogni tipo di discriminazione – sessuale, religiosa, razziale – è sacrosanta e nonostante qualche eccesso deprecabile (era proprio necessario abbattere le statue di Colombo?), è un percorso necessario. Ma a furia di voler dividere il mondo in buoni/cattivi, scorretti e politicamente corretti, si finisca per perdere il contatto con la realtà e ci vuole un attimo per diventare ipocriti, se non ridicoli. Ma non facciamoci illusioni, finché dura il business non si fermeranno:chi sarà il prossimo, Aladdin o Winnie The Pooh?