Cessione Catania, Pellegrino: “Sigi farà un piano industriale”

Gli imprenditori che hanno formalizzato la richiesta d'acquisto della società hanno "competenze ed esperienza per rimettere il Catania a regime". Lo racconta il general manager Maurizio Pellegrino

La passione innanzitutto. “Quella di chi è stato prima giocatore, ma anche dirigente e allenatore”. E da Maurizio Pellegrino il Calcio Catania potrebbe ripartire. Oggi è general manager di Sigi, società per azioni che sta trattando l’acquisto della squadra. Nei giorni scorsi ha incontrato i rappresentanti di Finaria, la holding facente capo all’ex presidente Antonino Pulvirenti. Ad organizzare l’incontro il primo cittadino Salvo Pogliese, che ha parlato di un “atteggiamento responsabile e propositivo delle parti in campo perché hanno accettato un’intesa equilibrata e funzionale per il passaggio di mano della proprietà, fermo restando l’adempimento dei vincoli giudiziari. La società calcistica sta del resto affrontando quella che Pellegrino definisce “una situazione debitoria molto importante per la categoria”. E il bando del tribunale che avvierà l’asta pubblica per l’acquisto potrebbe arrivare in contemporanea al ritorno in campo per i playoff promozione dalla serie C alla B, attesi tra pochi giorni: per essere ammesso il Catania dovrà saldare almeno gli stipendi di gennaio e febbraio.

Leggi anche – Fortè in amministrazione straordinaria. “Fallimento scongiurato”

Un piano industriale, ma con “trasporto emotivo”

“Partecipare ai playoff dovrà essere la prima vittoria. Parlare già di piani futuri per un cambio di proprietà che non si è ancora concretizzato sarebbe una mancanza di rispetto per chi sta affrontando una situazione così complessa”, afferma Pellegrino. Ma la cordata di imprenditori messa insieme con Fabio Pagliara, oggi presidente di Sigi, è al momento l’unica candidata per l’acquisizione. E può contare “su competenze ed esperienze sia nel mondo dello sport che del lavoro, pronte per creare un piano industriale che rimetta il Catania a regime”. Competenze che si sposano però anche con una dose di “incoscienza”, come la definisce l’ex tecnico del Catania. Un’operazione del genere parte del resto da un principio: salvare la società dal fallimento, e con questa la matricola 11700, portatrice dal 1946 di una tradizione sportiva che colloca per blasone la società tra le prime 25 d’Italia, con 17 campionati disputati in serie A. “Ma questa matricola andava anche a giocare nei campi di terra battuta, ha lottato contro mille problematiche, è quella dei nostri padri e dei nostri nonni. Chi l’ha vissuto sa di cosa parlo, è un trasporto emotivo che cerco di trasmettere agli imprenditori. Solo chi è affezionato a questa squadra e a questa società può capire quello che si sta facendo”.

Chart by Visualizer

Undici soci in Sigi: sei società, cinque privati

Sono undici i soci della “S.i.g.i. spa”, acronimo di Sport Investment Group Italia, nata dalla formalizzazione societaria della cordata di imprenditori già pronta lo scorso gennaio. Tra questi ci sono sei società, ovvero i Consorzi In & Out e Logotrans, che offrono consulenza e servizi alle imprese, Ecogruppo Italia specializzata in certificazioni alimentari, Investment Management Group Italia, impresa nel settore immobiliare, Puntoeacapo, tra le più note agenzie di organizzazione eventi della Sicilia, e Sb Engineering, che opera nel campo edile. A queste si aggiungono cinque soci privati. Si tratta di Antonio Paladino, commercialista nel cui studio in via Napoli a Catania la società ha la sede legale, dell’avvocato Giovanni Ferraù, del broker immobiliare Sergio Santagati (Remax Estates), di Antonino Russo (World Service, società di security) e di Nicola Le Mura, attualmente presidente del Licata Calcio. Il fatturato aggregato dei soci supera i 60 milioni di euro e, al momento, la società ha un capitale sociale con quote paritarie già versate da 5 mila euro l’una per un totale di 55 mila euro, che aumenterà secondo quanto deliberato fino a un milione e 255 mila.

Leggi anche – Imprese sportive: più 23 per cento in cinque anni

“Azionariato diffuso”. L’esempio di successo del Lecce

Pellegrino definisce l’operazione come quella di un “azionariato diffuso”, una esperienza che ha solo un precedente nel mondo del calcio di alto livello. “Si tratta del Lecce, che da anni sta dando risultati eccellenti”. Un modello da seguire, con dei punti saldi e fermi. “Il primo è senza dubbio la meritocrazia”, afferma. Mettere insieme uno staff tecnico che sia in grado di gestire lo sviluppo sportivo “dal rilancio del settore giovanile alla gestione dell’impianto polisportivo di Torre del Grifo deve essere un compito affidato a esperti settoriali”. E nell’organigramma di Sigi, oltre a Pellegrino, ultimo allenatore del Catania in serie A e attualmente responsabile di Paideia Calcio, e del presidente Fabio Pagliara, segretario di Fidal, la federazione di atletica leggera, potrebbero far parte anche l’ex calciatore di serie A Massimo Mauro e Vincenzo Guerini, già due volte alla guida tecnica del Catania. Ma Pellegrino lo dice chiaramente: non è ancora il momento dei facili entusiasmi. “Non possiamo pensare alle guide tecniche future, o persino allo stadio nuovo. Ora è il momento di supportare chi sta cercando di tenere accesa la speranza”. Un fronte sul quale Sigi ha già promesso di dare un contributo. “Al momento, non potendo fare di più dal punto di vista legale, il presidente Pagliara ha offerto aiuto per quanto riguarda aspetti logistici e di supporto”. Il resto arriverà “solo dopo la concretizzazione di questo passaggio di proprietà”, conclude Pellegrino.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui