fbpx

Caldo e desertificazione, la Sicilia potrebbe diventare la nuova Tunisia

Oggi è la "Giornata mondiale contro la desertificazione e la siccità" istituita dall'Onu nel 1994. Sicilia ad alto rischio: si inaridiscono 117 chilometri quadrati di territorio ogni anno, le temperature potrebbero salire di cinque gradi nel 2100

Da ampie, verdi e soleggiate, le pianure siciliane si trasformano sempre più in terre aride e non più coltivabili. Si desertificano, muoiono. Mentre oggi si celebra la “Giornata mondiale contro la desertificazione e la siccità” istituita dall’Organizzazione delle nazioni unite nel 1994, solo nel 2022 gli agricoltori dell’Isola hanno perso ben 117 chilometri quadrati di territorio. Una superficie pari a quella di tutte le Isole Eolie messe insieme. Un recente studio messo a punto da Luca Mercalli, della Società meterologica italiana, commissionato dal produttore di vini Colomba Bianca, stima che entro il 2100 i vigneti dovranno trasferirsi in collina, scacciati via dalle temperature medie che saliranno tra due e cinque gradi. A Siracusa nell’estate 2022 sono stati registrati 48,5 °C, la temperatura più alta mai registrata in Europa. Vincenzo Piccione, già docente di Discipline ecologiche applicate presso le Università di Catania e Reggio Calabria, sostiene che entro il 2030 tre quarti della regione saranno a rischio desertificazione e la qualità del suolo sarà compromessa. Per l’Associazione Italiana Enti di Bacino, il 70 per cento della superficie della Sicilia presenta un grado di rischio medio-alto. Ancora: la Sicilia è stata tra i principali scenari di eventi climatici estremi: 15 solo nel 2023 e 197 negli ultimi dieci anni, secondo Legambiente.

Leggi anche –Sicilia e siccità: piogge devastanti ma rade e invasi vuoti. Rischio razionamenti

Diritto delle donne alla terra: la Giornata 2023

Tutto rientra nel mix del “climate change“, il cambiamento climatico causato da inquinamento, abbandono della forestazione, degrado del suolo, cementificazione, stress idrico e che causa incendi, riscaldamento globale, perdita della biodiversità ed eventi climatici estremi, con ripercussioni socio-economiche. La “Giornata contro la desertificazione” quest’anno è dedicata ai diritti delle donne alla terra, con iniziative a New York e in tutto il mondo, tra cui Fiji, Ungheria, Italia, Kenya, Messico, Marocco, Serbia e Vietnam. HerLand è la campagna lanciata dalla Convenzione delle Nazioni unite per la lotta alla desertificazione (Unccd) per promuovere esempi di successo dei contributi delle donne e delle ragazze alla gestione sostenibile del suolo. In tutto il mondo, la siccità è uno dei disastri naturali più distruttivi in termini di perdita di vite e sta crescendo in frequenza e severità, con un aumento del 29 per cento dal 2000 e 55 milioni di persone interessate ogni anno. Secondo le stime, entro il 2050 la siccità potrebbe colpire tre quarti della popolazione mondiale. In Italia, i danni sulla fertilità dei suoli, secondo l’Ispra, riguardano circa il 28 per cento della Penisola, principalmente al Sud, dove in alcuni casi superano il 40 per cento delle superfici. Negli ultimi 20 anni la siccità ha provocato danni all’agricoltura italiana per oltre 15 miliardi di euro, il 50 per cento dei quali concentrato in Puglia, Emilia Romagna, Sicilia e Sardegna.

Leggi anche – Siccità, in Sicilia invasi pieni solo al 39%. “Mancano strategia e manutenzione”

Più caldo e fenomeni estremi in aumento

Il rapporto di sintesi Onu sul clima (Ipcc) riassume i tratti principali della crisi climatica in atto: “Il Mediterraneo è definito ‘hotspot’ climatico, un’area del pianeta che subisce un aumento delle temperature più rapido rispetto alla media globale“, ricorda Mercalli e “in linea generale, la temperatura media annua sulla regione è destinata ad aumentare (da due a cinque °C entro il 2100, a seconda delle opzioni di decarbonizzazione) e con essa ondate di calore, siccità, incendi forestali, alluvioni, nonché innalzamento del livello del mare (da 40 cm a 1 m a fine secolo), con danni alle infrastrutture costiere. Gli inverni diventeranno più miti, con una riduzione nella frequenza delle ondate di freddo, mentre le estati diventeranno sempre più lunghe e calde, con valori estremi inediti”. Mercalli cita il lavoro di Konstantinos Varotsos, dell’Istituto di ricerche ambientali di Atene, che nel 2020 ha ipotizzato gli scenari climatici 2031-2060 in Sicilia, Creta e Cipro. “Emergono netti aumenti di temperatura ma modesti segnali sulle precipitazioni, senza variazioni apprezzabili delle quantità totali, ma con possibile incremento dei fenomeni estremi”.

Leggi anche – Desertificazione: le cause del fenomeno e l’impatto sull’economia siciliana

Catania potrebbe diventare come Tunisi

“Nell’ipotesi peggiore – evidenzia Mercalli – con l’assenza di controllo delle emissioni in Sicilia, si avrebbero +2.1 °C in estate e +1.6/1.7 °C nelle altre stagioni. Ciò equivarrebbe a trasformare la temperatura media estiva di Catania, attualmente di 24,5 °C come quella rispettiva di Tunisi (26,5 °C)“. All’aumento medio della temperatura farà seguito anche un incremento delle temperature estreme, che potrebbero oltrepassare frequentemente i 45 °C con picchi attorno a 50 °C”. Anche Christian Mulder, professore di Ecologia all’Università di Catania, già nel 2021 aveva ipotizzato: “Se la situazione persiste, tra qualche decennio metà della Sicilia sarà come la Tunisia. In Tunisia, però, i contadini vivono con quel clima da secoli, qui non siamo abituati”. Il dibattito spazia così dalle grandi cause del fenomeno alle possibilità di intervento locale e quindi alle nuove necessità di irrigazione. Soprattutto dove non bastano le riserve idriche, bisognerà pianificare infrastrutture irrigue ad elevata efficienza, come invasi o impianti a goccia, con monitoraggio locale e satellitare delle esigenze idriche. Altrimenti non resterà altra scelta: spostarsi altrove e lasciare che il deserto avanzi.

- Pubblicità -
Agostino Laudani
Agostino Laudani
Giornalista professionista, nato a Milano ma siciliano da sempre, ho una laurea in Scienze della comunicazione e sono specializzato in infografica. Sono stato redattore in un quotidiano economico regionale e ho curato la comunicazione di aziende, enti pubblici e gruppi parlamentari. Scegliere con accuratezza, prima di scrivere, dovrebbe essere la sfida di ogni buon giornalista.

DELLO STESSO AUTORE

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Social

25,010FansMi piace
712FollowerSegui
392FollowerSegui
679IscrittiIscriviti
- Pubblicità -

Ultimi Articoli