I cantieri di lavoro regionali, ambitissimi fino a qualche anno fa sono diventati se non un fastidio, di certo un problema per molti comuni siciliani. Tanto che “forse non vale la pena attivarli”, come commenta un dirigente del comune di Riposto. A cambiare tutto è stata l’introduzione del reddito di cittadinanza. I cantieri finanziati dalla Regione hanno lo scopo di realizzare nei territori comunali dove vengono attivati lavori pubblici piuttosto semplici e poco impegnativi, e nello stesso tempo per dare una boccata d’ossigeno ai tanti disoccupati con un contratto di due-tre mesi.
Problema Reddito di cittadinanza
Oggi, molti enti fanno fatica a trovare i partecipanti ai cantieri e spesso i lavoratori che vengono inviati al lavoro dagli uffici di collocamento non sono qualificati. Le liste fornite dagli uffici provinciali del lavoro attingono infatti anche al bacino di percettori del reddito di cittadinanza, i quali, fatte salve le possibilità di rifiutare previste dalla legge, in teoria sono obbligati ad accettare. Accettando percepiscono uno stipendio (comunque non altissimo) e quindi il reddito di cittadinanza subisce una variazione. Di solito una decurtazione più o meno pesante rispetto alla cifra che gli verrebbe corrisposta in assenza di impiego. Naturalmente non tutte le persone che percepiscono il reddito di cittadinanza sono refrattarie al lavoro o preferiscono stare sul divano: spesso ci sono problemi oggettivi, di salute, di età o altro a indurli a non accettare la proposta di lavoro.
Burocrazia e ritardi
Di fatto lo strumento non ha più lo stesso appeal degli anni passati, e a volte alcuni enti hanno difficoltà nell’uso delle piattaforme informatiche utilizzate per la rigida rendicontazione prevista dalla Regione. In altri casi si lamenta il ritardo con cui avvengono le erogazioni regionali verso i Comuni, che a loro volta devono pagare i lavoratori.
Trasferimento di soldi allo Stato
E se all’Anci regionale non risultano “particolari lamentele dei Comuni in questo settore”, la situazione di quelli che hanno attivato i cantieri è variegata. A Riposto, Orazio Di Maria, responsabile de lavori pubblici, conferma di avere ricevuto alcuni giorni fa l’anticipazione del 20 per cento, ma i cantieri sono cominciati e si sono conclusi nell’autunno 2020. “Per non perdere i finanziamenti siamo stati costretti ad avviare i lavori in pieno Covid, con tutte le difficoltà immaginabili”, dice Di Maria. “Ma – continua – abbiamo avuto tanti problemi: burocratici con la rendicontazione e con il personale, spesso con limitate o inesistenti competenze. E ciò comporta una grande difficoltà nella realizzazione ad opera d’arte del lavoro per cui è nato il cantiere”. Di Maria fa notare anche un altro aspetto “bizzarro” della questione: “dalla Regione arrivano soldi per pagare operai a cui viene decurtato il reddito di cittadinanza. In sostanza, si spendono fondi regionali per fare risparmiare lo Stato e per di più con risultati discutibili. Mi chiedo se valga ancora la pena attivare i cantieri”.
Rendicontazione difficile
Alfio Cosentino, sindaco di Milo, invece non punta il dito sugli uffici regionali: “Abbiamo finito il cantiere nel novembre scorso e non abbiamo ancora ricevuto nulla dalla Regione. Per pagare gli operai abbiamo fatto una anticipazione di cassa e abbiamo versato il 50 per cento del dovuto. Ma non me la sento di accusare la Regione, anche noi abbiamo avuto problemi con la piattaforma di rendicontazione”.
Lavoratori e competenze
Molto difficile invece la situazione ad Aci Castello, come ammette il sindaco Carmelo Scandurra. “Avevamo previsto quattro cantieri di lavoro ma ne abbiamo potuto attivare solo due perché i direttori tecnici degli altri cantieri si sono dimessi e sostituirli non è facile”. Spiega in dettaglio la vicenda Salvatore Danubio, assessore ai lavori pubblici: “Abbiamo avuto problemi con i lavoratori indicati dall’ufficio provinciale del lavoro. Ci hanno mandato elenchi predefiniti per cantiere ma senza tenere conto di competenze e caratteristiche dei lavoratori, né della residenza. Magari qualcuno vive in una frazione ed è stato assegnato al cantiere in un’altra e se non ha un’auto è problematico raggiungere la sede di lavoro”. Inoltre, continua Danubio, “è difficile raggiungere il numero di 15 operai per cantiere: c’è chi non è in condizione fisica ottimale e chi rinuncia perché comunque la legge lo consente. Il fatto è che nei cantieri aperti ma carenti di personale non posso spostare i lavoratori scelti per i cantieri che in effetti non sono partiti. C’è un ragazzo che non vedeva l’ora di cominciare, ma il suo cantiere non è stato avviato e non posso farlo lavorare in un altro”.
Bagheria isola felice
Dall’altro capo dell’Isola sembra procedere tutto al meglio. “Attualmente non ci possiamo lamentare di niente, abbiamo iniziato il 24 maggio e non ci sono stati problemi per i direttori”, dice Rino Lisuzzo, responsabile unico del procedimento dei cantieri di Bagheria. “Nei due previsti e attivati sono mancate due o tre persone: abbiamo comunicato le assenze all’ufficio del lavoro e gli incaricati sono stati rimpiazzati da altri”. Per le anticipazioni Lisuzzo non prevede difficoltà: “Abbiamo cominciato da pochi giorni e stiamo preparando l’istruttoria per ricevere i fondi”.