Coronavirus, le sei proposte di Confindustria al governo

“Costi quel che costi”. Confindustra cita il “whatever it takes” con il quale Mario Draghi sostenne l’Europa in crisi per chiedere al governo misure urgenti a supporto delle imprese. Davanti al domino economico generato dalcoronavirus, è il momento di “un’ampia convergenza nazionale” capace di “contenere e compensare gli effetti dell’arretramento della domanda privata evidenti”. L’associazione degli industriali italiani ha quindi proposto un “piano massivo e straordinario che si snodi su sei grandi assi”. Confindustria chiede un rilancio degli
investimenti pubblici e delle infrastrutture, come primo motore della
crescita economica. Il piano dovrebbe essere triennale e dovrebbe
partire dall’avvio di tutti i cantieri, anche tramite la nomina di
commissari straordinari e la costituzione di task force
multidisciplinari di esperti che affianchino le amministrazioni
locali. Il piano triennale dovrebbe inserirsi
in “piano di rilancio a livello europeo”, che raccola risorse
(non inferiori ai 3 miliardi di euro) tramite l’emissione di
Eurobond a 30 anni garantiti anche dalle infrastrutture oggetto del
piano. Le obbligazini comunitarie vengono definite uno strumento “non
rimandabile” Davanti a un credito bancario “modesto”
e a un “mercato dei capitali ancora troppo poco sviluppato”,
servono “azioni mirate”: il potenziamento e la semplificaizone
delle attività del Fondo di garanzia per le Pmi; la possibilità per
le imprese che si trovino in difficoltà di richiedere “una
procedura speciale che consenta loro di dilazionare lungo dieci anni
il pagamento dei debiti tributari”; l’opportunità di surrogare gli
attuali mutui o contratti di leasing con nuove linee di credito
garantite da immobili aziendali e con una prospettiva di rientro
trentennale; avviare iniziative volte a favorire l’investimento dei
fondi pensione in capitale e debito di Pmi e mid cap e in
infrastrutture. Un altro programma triennale dovrebbe essere finalizzato alla “semplificazione”, per “liberare, attrarre e fidelizzare investimenti”. Tra le misure richieste c’è anche il “ripensamento di alcuni istituti in ambito sanzionatorio e contenzioso”. Lo Stato dovrebbe “velocizzare i tempi delle procedure ambientali per le infrastrutture energetiche; semplificare gli iter per gli ammodernamenti tecnologici di impianti industriali e infrastrutture; semplificare le procedure per favorire l’utilizzo di tecnologie più avanzate negli impianti da fonti rinnovabili esistenti e velocizzare le procedure per il phase out dal carbone; favorire le attività di ricerca e sperimentazione per progetti e impianti riguardanti l’economia circolare; velocizzare gli investimenti per le bonifiche e le reindustrializzazioni; favorire gli investimenti per le smart cities nella direzione della sostenibilità. Leggi anche–La Sicilia non è un’isola: il Nord in quarantena è un problema Confindustria invoca “il disegno di incentivi all’occupazione giovanile che rafforzino, rispetto a quelli attualmente previsti, la probabilità per i giovani di ‘imparare lavorando’”. Lo strumento indicato è quello dell’apprendistato, che però andrebbe “incentivato” e “meglio articolato rispetto sia alle esigenze reali delle imprese sia ai fabbisogni formativi dei giovani”. Leggi anche–Coronavirus, un’agenzia viaggi su due rischia di chiudere Per rilanciare gli investimenti privati, gli industriali italiani chiedono “misure di carattere fiscale, societario e finanziario”. È “auspicabile”, afferma Confindustria, “un incremento delle aliquote dei crediti di imposta già previsti per gli investimenti, a partire da quelli previsti nel Piano Transizione 4.0”. L’intervento dovrebbe avere un orizzonte temporale non inferiore a 3 anni (quindi più stabile ed esteso di quello attuale”. Questa azione di rilancio “non può prescindere da alcune misure dedicate specificamente al Mezzogiorno”. La proposta include un rafforzamento del credito d’imposta per gli investimenti nel Sud e una magiore “certezza istitutiva, temporale e finanziaria” delle misure previste dal Paino Sud.