L’Etna si risveglia e copre ancora una volta di enormi quantità di cenere e lapilli i paesi del versante orientale, soprattutto Milo, Giarre e Riposto. Il sindaco di Milo chiede aiuto e si dice pronto a proteste eclatanti, mentre il presidente della Regione fa appello al governo nazionale e a Bruxelles per dichiarare lo stato di calamità, aiutare i sindaci alle prese con enormi problemi di pulizia della cenere e risarcire i cittadini, danneggiati in modo significativo soprattutto nei centri più frequentemente colpiti dalla pioggia di materiale vulcanico.
Colpiti ancora una volta Milo, Giarre e Riposto
La ricaduta di cenere e lapilli si è verificata nel tardo pomeriggio di ieri, domenica 29 agosto, e dopo un paio d’ore tutti i centri verso il mare erano neri, con strati omogenei e compatti di materiale. Il sindaco di Milo, Alfio Cosentino, ha lanciato per l’ennesima volta un appello dalla piazza Belvedere, luogo amato da Lucio Dalla e Franco Battiato, ancora una volta sepolta sotto centimetri di materiale: “È un disastro. Siamo disperati. È impossibile gestire questa emergenza continua con le sole nostre forze. Sono caduti 5 centimetri di cenere, sette chili per metro quadro”.
Problema insostenibile per sindaci e privati
Milo è certamente tra i centri più colpiti dall’attuale fase eruttiva dell’Etna, che ha prodotto oltre 50 parossismi e fontane di lava con emissione di cenere dal 16 febbraio scorso. I venti prevalenti hanno spesso portato le precipitazioni di materiale vulcanico proprio sul versante est, quello di nuovo colpito ieri. “Come sindaco sono pronto anche a gesti eclatanti – dice Cosentino – se serve andrò dal Prefetto a consegnare la mia fascia tricolore. Questo della cenere dell’Etna, che si ripresenta da ormai sei mesi, è un problema insostenibile sia per noi amministratori che dobbiamo ripulire strade, piazze, il cimitero e i tetti degli edifici pubblici come le scuole, il municipio, sia per i privati che devono pure sostenere spese consistenti che intaccano i risparmi delle famiglie. Come Comune abbiamo impegnato e ancora non pagato alle ditte private circa 300mila euro”.
Emergenza continua, serve supporto
L’appello è innanzitutto alla Regione: “Occorre che la Regione Siciliana, anche tramite la Protezione Civile dia supporto alle comunità e alle amministrazioni. Perché se è vero che non si attiva lo stato di emergenza, riservato solo a terremoti, eruzioni e incendi, nessuno può negare che questo della cenere sia un’urgenza silenziosa, continua. Che crea enormi problemi anche alle produzioni agricole: agrumi, ortofrutta e viticoltura, che a Milo è la principale fonte di economia tanto che nei prossimi giorni abbiamo in programma la 41° ViniMilo, che alla cenere dedicherà anche un convegno, con l’Università di Catania e l’Ingv, per studiarne i vantaggi in agricoltura. Ma adesso occorre intervenire subito, perché da sindaco ho l’impegno morale della salute pubblica, e la cenere per le strade è anche un problema enorme per la viabilità Abbiamo visto tanti proclami ma pochi risultati. Così non si può andare avanti”.
“Dichiarare lo stato di calamità nazionale”
Nelle stesse ore si è fatto sentire anche il presidente della Regione Siciliana, parlando di “evidenti danni provocati ancora una volta dalla cenere vulcanica”. Musumeci ha spiegato di averlo gia ” detto e ripetuto: non si tratta di un fenomeno sporadico, questi ‘episodi’ sono sempre più frequenti e non possono essere gestiti come occasionale emergenza. E’ necessario che la Protezione civile nazionale ed il governo di Roma facciamo un ulteriore sforzo finanziario e intervengano su Bruxelles affinché l’Unione europea riconosca finalmente questo fenomeno come calamità nazionale e autorizzi un Piano che ci consenta di dare risposte immediate e congrue a sindaci e cittadini, ancora oggi costretti da sette mesi ad affrontare una emergenza che è diventata routinaria”.