Con l’attuale rete elettrica, la Sicilia deve percorrere molta strada per poter raggiungere gli obiettivi fissati dall’Unione europea. La carenza è “strutturale” secondo Mariano Ippolito, professore ordinario di Impianti elettrici dell’università di Palermo intervistato da FocuSicilia in occasione del convegno “La Sicilia nella transizione energetica”, organizzato a Termini Imerese e Trabia dall’associazione ex parlamentari. “Questa come le altre grandi infrastrutture (ferrovie, autostrade, ecc…) sono state realizzate decenni fa – aggiunge – Un periodo in cui le più importanti centrali erano al Nord e sull’Appennino. La Sicilia, terra di contadini e pescatori, è rimasta un’appendice”. Eppure la transizione energetica è uno dei pilastri del futuro. Bisogna correre e nel contesto italiano, la Sicilia può giocare un ruolo da protagonista. Sole, vento, acqua e posizione geografica strategica. Insomma, da un lato ci sarebbero tutti i presupposti per essere i protagonisti di questo cambiamento epocale. La somma di investimenti per la transizione energetica è gigantesca. Ma la luce in fondo al tunnel è tutt’altro che vicina.
Com’è la rete elettrica siciliana
Il gap tra la Sicilia e le regioni del Settentrione ancora è ampio. La rete a 380mila volt è solo un collegamento ad antenna che va da Sorgente, in provincia di Messina, lambisce il territorio di Catania e arriva a Chiaramonte Gulfi, in provincia di Ragusa. A 220mila volt c’è solo un anello, in doppia terna costiero in Sicilia e un piccolo anello tra la stazione di Partanna di Trapani, Bellolampo, Caracoli e Termini Imerese. La rimanente parte è a 150mila volt. “Basta guardare questi dati per capire che la nostra rete è indietro e non adeguata agli obiettivi fissati dall’Europa”, chiosa il professore dell’ateneo palermitano.
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Miliardi di investimenti mondiali
Nel ventennio 2020-2040, a livello mondiale, si stanno mettendo sul piatto fiumi di miliardi di dollari di investimenti per l’energy transition. Nello specifico, 9.801 miliardi di dollari nell’area dell’Asia del Pacifico e 4.189 miliardi di dollari in Europa (di questi, il 49 per cento è destinato alle reti elettriche). Seguono Nord America, Africa (1.375 miliardi di dollari), Centro-Sud America e una quota molto bassa nell’Eurasia e Medio Oriente. Al 31 dicembre 2022 le richieste di connessione di rinnovabili in Sicilia si attestavano a 36 GW nel solare e 12 GW di eolico a terra. A livello nazionale, per conseguire gli obiettivi del pacchetto bisognerà installare entro il 2030 circa 70 GW. Al 31 dicembre dello scorso anno le richieste di connessione sul territorio nazionale erano 229 GW, tre volte e mezzo rispetto all’obiettivo.
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Tra produzione e accumulo
Questo esubero è distribuito in modo diverso nelle zone del territorio. Mentre al Nord il disallineamento è limitato, in Sicilia la percentuale è del +512 per cento. “Ma ci vuole cautela – sottolinea Ippolito – Sicuramente positivo che ci sono tante proposte progettuali. La nostra regione si trova in una posizione importante. Il sistema dell’energia diventerà molto più complesso di quello attuale. Ci saranno importanti interazioni tra la rete di trasmissione, le reti di distribuzione con la generazione che diventa distribuita, condivisa (vedi comunità energetiche) e prevalentemente rinnovabile, con i flussi energetici e di dati che diventano bidirezionali, scambiati tra tutti gli attori coinvolti dei processi, con il consumatore di “ieri” diventato ormai prosumer (produttore e consumatore)”. Un altro elemento importante per massimizzare l’energia è lo storage (l’accumulo). “Ma il sistema deve diventare più “intelligente”, smart, abbiamo bisogno di digitalizzare il sistema. Dobbiamo ottimizzare quello che già abbiamo”.
Ripopolare le zone agricole siciliane
Il Piano 2030 del settore elettrico elaborato da Elettricità Futura, principale associazione del mondo elettrico italiano, prevede oltre 360 miliardi di euro di benefici economici, in termini di valore aggiunto per filiera e indotto, con 540 mila nuovi posti di lavoro nel comparto elettrico e nella sua filiera industriale entro i prossimi sette anni, che si aggiungeranno ai circa 120 mila di oggi. Rappresenta un percorso di indipendenza e sicurezza nazionale, oltre che di decarbonizzazione, e una strategia di sviluppo della filiera elettrica in linea, peraltro, con gli obiettivi europei. Il Piano prevede di allacciare alla rete 85 GW di nuove rinnovabili al 2030, portando all’84 per cento le rinnovabili nel mix elettrico. Raggiungendo questo traguardo, nei prossimi 8 anni l’Italia potrà ridurre di 160 miliardi di metri cubi le importazioni di gas con un risparmio di 110 miliardi di euro.
Il futuro è nel fotovoltaico
Nel 2022 la potenza fotovoltaica in Italia è schizzata, superando i 2,5 GW. “Bisogna considerare due elementi importanti – dice Gianni Silvestrini, presidente di Exalto e direttore scientifico Kyoto Club, presente al convegno organizzato dall’associazione ex parlamentari – Servirà il doppio di energia elettrica rispetto a quella di oggi e la metà di questa sarà prodotta dal fotovoltaico. Bisogna puntare sul biometano, che si può ottenere anche dagli scarti agricoli. In questo modo possiamo dire addio ai fertilizzanti e ottenere terreni ancora più fertili. Un sistema che permetterebbe alla Sicilia di ripopolare le tante zone agricole”.