“Sono pronto a fare le valigie e a tornare ad operare all’Humanitas di Milano”. Questo l’amaro sfogo, pochi giorni fa, del dottor Giuseppe Mazziotta, responsabile dell’Unità Operativa di ortopedia dell’Istituto clinico catanese Humanitas. Il primario avrebbe manifestato tutta la sua delusione parlando con i suoi collaboratori e rispondendo ai tanti pazienti che, appresa la notizia, gli avevano chiesto come avrebbero dovuto comportarsi. Quello che è accaduto è storia ormai nota ed arcinota, ma sono i risvolti che adesso fanno discutere, perché affondano come un coltello nella carne viva delle persone e questa è la cosa che più deve importare.
Il ricorso contro Humanitas Catania
Il 17 gennaio il Consiglio di giustizia amministrativa ha emesso una sentenza in merito a un ricorso presentato da alcune cliniche locali contro Humanitas Catania. Il verdetto dispone per i reparti di Ortopedia e di Neurochirurgia della succursale catanese dell’istituto milanese il blocco delle prestazioni in convenzione col Servizio sanitario nazionale per tutti quegli interventi che non sono giustificabili con una patologia oncologica. In termini pratici la sentenza dispone che a partire da quella data chiunque, tanto per fare un esempio, intenda sottoporsi a una protesi bilaterale o singola dell’anca o del ginocchio presso l’Humanitas potrà farlo soltanto in regime privato, sborsando per intero tutta la somma prevista. Lo stesso vale per qualsiasi intervento di neurochirurgia che nulla ha a che vedere con una patologia oncologica, e quindi anche per un intervento neurochirurgico alla schiena.
Verso la paralisi degli interventi non oncologici
Appare chiaro che con questa nuova disposizione, a partire dai prossimi giorni, tutte le prenotazioni che riguardano queste patologie saranno sospese, con conseguenze non ancora immaginabili per i pazienti già prenotati per un intervento che sono circa 700 nei due dipartimenti. Al di là del rispetto delle norme e dello scontro sotto il profilo giuridico, qui bisognerebbe esaminare anche lo stato di disagio cui andranno incontro numerose persone che da un giorno all’altro saranno costrette, se intendono seguire sempre lo stesso chirurgo, a riprenotarsi, ma in questo caso all’Humanitas di Rozzano, con un dispendio di risorse per i viaggi e inoltre mettere nel conto le difficoltà sotto il profilo organizzativo e psicologico.
Disagio per 700 pazienti prenotati
Mazziotta, comunque, sembra fortemente intenzionato a tornarsene a Milano e pare che abbia anche rifiutato, proprio in questi ultimi giorni, alcune proposte di alcuni direttori sanitari a spostare la sua attività di chirurgia non oncologica in altri centri catanesi privati. “Sono responsabile dell’Unità operativa di Ortopedia di Humanitas Catania dal maggio 2020”, scrive in un post il primario, “e da allora sono riuscito a costruire una squadra di giovani professionisti di altissimo livello professionale e soprattutto a creare un polo d’avanguardia e d’eccellenza proprio per la protesica dell’anca e del ginocchio, con numeri e risultati del tutto sorprendenti e positivi… Tutto vanificato e io mio malgrado, al fine di mantenere degli standard decisamente alti, sono già pronto a continuare a prestare la mia opera chirurgica a tempo pieno a “Casa Humanitas” in quel di Rozzano, tornando quindi ad incentivare l'”emigrazione per la salute”.
Lo sfogo del primario
“Dal canto mio”, scrive ancora Mazziotta, “ho sentito subito il dovere di scusarmi con gli alti vertici di Humanitas a nome di tutta la Sicilia e di tutti i siciliani, perché in modo del tutto obiettivo c’è solo da mostrare gratitudine e riconoscenza a un gruppo fortissimo e di stampo internazionale qual è Humanitas per il valore e il coraggio di avere investito in Sicilia con progettualità importanti. E la serietà di Humanitas si è palesata anche nel momento in cui ha deciso di permettere di operare tutti i pazienti che ormai erano stati prericoverati (all’incirca una ottantina) prendendosi completamente carico della spesa economica”. Quindi il responsabile dell’Unità operativa si augura che presto il governo regionale faccia chiarezza su una questione che rischia di far fare alla Sicilia un grande passo indietro nell’assistenza sanitaria e conclude: “Spero vivamente per tutta la Sicilia e i siciliani che chi di competenza possa trovare una soluzione a questa scabrosa vicenda e permettere a quanti ne necessitano di potersi curare in un centro di ‘eccellenza’ a casa propria, senza doversi spostare in altre regioni”.
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Una “marcia del gambero”
La vicenda prende il via per l’appunto il 17 gennaio quando il Consiglio di giustizia amministrativa, ritenendo illegittima quell’assegnazione, accoglie il ricorso di alcune cliniche private e dispone che Humanitas Catania non potrà più gestire in convenzione i 40 posti non oncologici disposti (20 di ortopedia e 20 di neurochirurgia) accreditati dalla Regione secondo quanto era stato disposto da un mega accordo da 10 milioni di euro l’anno all’istituto, firmato nel 2013 dall’allora presidente della Regione Rosario Crocetta che aveva dato il via a tutta l’operazione per il nuovo insediamento dell’ospedalità privata. Va detto che sulla delicata questione dei posti letto non oncologici sono stati consumati fiumi di inchiostro e di carte bollate, sin da quando nel 2020 un esposto di alcune cliniche private, con l’avallo di Aiop riaprì la partita, spingendo l’assessorato alla Salute di allora a disporre un “procedimento di revoca in autotutela dell’accordo pattuito con Humanitas, con la motivazione di dover sottoporre tutto l’iter a una approfondito esame”.
L’impatto della pandemia
Si era, però nel pieno della la pandemia e quindi tutta la procedura si svolse negli uffici dei palazzi e alla fine dopo un parere dell’avvocatura arrivò il procedimento al contrario con l’archiviazione dell’iter di sospensione della convenzione. A questo punto le cliniche che avevano protestato presentarono ricorso al Tar, ma ne uscirono sconfitte. Poco tempo dopo i giudici del Cga hanno ribaltato tutto dando ragione alle cliniche e sconfessando allo stesso tempo il loro colleghi del Tribunale amministrativo. A questo punto appare evidente che senza un intervento legislativo sarà difficile uscirne fuori. Con enormi difficoltà che ricadranno in particolare su tutte quelle persone che non potranno permettersi di pagare per intero un intervento non convenzionato, che saranno costretti nuovamente a imboccare la via della mobilità passiva se vorranno essere operati dal chirurgo che li ha seguiti sino adesso. La vicenda inoltre chiude una partita politica lunga oltre 10 anni, che parte dallo scontro tra l’allora assessore alla Salute Lucia Borsellino e il governatore Crocetta. Oggetto del contendere nel 2013 proprio la delibera sull’avvio dell’operazione Humanitas a Catania che ha da subito scatenato forti contrapposizioni e resistenze.
Domanda: esiste un dato storico regionale x interventi ortopedici (ad alto rimborso come quelli citati,ambiti dai privati), per capire quanto è come la sanità pubblica in Sicilia copre e con quali standard qualitativi? Difficile pensare che i privati,(bonta’loro) agiscano senza utile! In più si tratta di chirurgia importante, ma praticata da anni a buon livello quasi ovunque!
Buon pomeriggio, io sono una pa ì ente del dottor Mazziotta per un intervento di protesi al femore dovuta all’assunzione della cura ormonale del tumore al seno. Sono in lista d’attesa da quasi un anno è proprio quando toccava a me essere operata è stato sospeso tutto. Faccio affidamento a chi di competenza nellagevolare i pazienti oncologici siciliani a poter usufruire di questa eccellenza siciliana. Fate qualcosa , ma nn metteteci in condizioni di fare i pellegrinaggi per la salute. Grazie