La Sicilia potrebbe avere uno o due termovalorizzatori – il numero è ancora tutto da decidere – entro la fine di questa legislatura, quindi entro il 2027. Lo ha dichiarato a FocuSicilia l’assessore regionale dell’Energia e dei Servizi di pubblica utilità, Roberto Di Mauro, intervenuto alle Giornate dell’Energia che si sono svolte durante Ecomed a Sicilia Fiera, a Misterbianco. L’assessore, nel costituire ufficialmente l’Osservatorio regionale dell’idrogeno, ha fatto capire che bisogna pensare anche all’energia prodotta dai rifiuti e quindi il riferimento è andato immediatamente agli impianti di incenerimento. Proprio di questo si era parlato giovedì a Roma, in un incontro tra il presidente della Regione, Renato Schifani, lo stesso Di Mauro e il ministro dell’Ambiente, Fratin, che si è dichiarato aperto alla possibilità di realizzare gli impianti nell’Isola.
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Quanti impianti? Dipenderà dal flusso dei rifiuti
“Abbiamo illustrato al ministro l’obiettivo finale col quale riteniamo di chiudere l’economia circolare – ha detto Di Mauro – cioè la realizzazione dei termovalorizzatori. Stiamo compiendo un esame attento di quelli che sono i flussi, abbiamo dato vita ad accordo con l’Università di Palermo per stabilire in quali siti ubicare i termovalorizzatori, abbiamo l’assenso di tutte le Srr (Società di regolamentazione dei rifiuti), e siamo convinti che sia una strada importante da perseguire, che vada all’indirizzo del risparmio di risorse da parte delle aziende”. Sul numero di impianti, per l’assessore dipenderà “dai flussi, che stabiliranno quantità e qualità, al massimo se ne faranno due, dopo aver avuto i risultati dell’Università saremo più precisi. Se accorciamo le procedure, a fine legislatura potremmo dire di aver realizzato questi termovalorizzatori”. Anche per questo Schifani ha chiesto a Roma i “poteri speciali” che gli consentirebbero di accelerare tempi e procedure. E da parte del ministro Fratin, in questo senso, non ci sarebbe alcuna preclusione.
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Nel 2021 il primo avviso per le aziende interessate
L’ex presidente della Regione, Nello Musumeci, nel corso del 2021 e con varie proroghe aveva presentato un “avviso esplorativo” invitando le aziende a manifestare il proprio interesse verso la progettazione, costruzione e successiva gestione di massimo due termoutilizzatori per il recupero energetico da rifiuti. Sette aziende parteciparono e cinque furono escluse per ragioni tecniche. I due impianti si pensava potessero essere collocati a Catania e Gela. Un percorso che, secondo quanto ha dichiarato l’assessore Di Mauro rispondendo a un’interrogazione all’Ars, “non ha seguito un iter regolare”, in quanto si trattava solo di una ricognizione e non era prevista alcuna gara d’appalto. Il problema a monte sta tutto nella quantità di rifiuti da conferire nei termovalorizzatori per assicurarne il funzionamento a pieno regime e la convenienza economica per chi li gestisce. Soprattuto di questo dovranno occuparsi gli esperti del dipartimento di Ingegneria dell’Università di Palermo, ai quali il governo regionale ha commissionato uno studio per aggiornare il Piano rifiuti, in scadenza quest’anno e acquisire tutti i dati utili sui flussi.