Incendio in aeroporto, Catania non è sola. Ecco com’è andata negli altri scali

Da sei giornil’incendio avvenuto fra il 16 e il 17 luglio all’aeroporto internazionale di Catania paralizza i trasporti e il turismo in Sicilia. La chiusura forzata del Terminal A non ha ancora una data di fine, nonostante l’annuncio dell’inizio delle operazioni di bonifica da parte diSac, la società che gestisce lo scalo etneo.Il numero dei voli, attualmente operati tramite il piccolo Terminal C è passatodai più di 250 “movimenti” (somma di partenze e arrivi) tenuti giornalmentein mediaad appena72 voli giornalieri attuali.Il danno per il tessuto turistico e imprenditoriale del nostro territorio è stato stimato intorno ai40milioni di euro al giorno. Dalle associatori dei consumatori ai sindacati, sono in tanti in queste ore a domandarsi se la gestione della crisi sia stata attuata nel modo migliore. E mentre sulle cause stanno indagandoNia, ovvero il Nucleo investigativo antincendi della direzione regionale dei Vigili del fuoco per la Sicilia,e la Procura della Repubblicadi Catania, può essere interessante analizzare come sono state gestite esperienze simili in altri aeroporti internazionali. Ovvero gli incendi a Roma Fiumicino nel 2015, all’Atatürk di Istanbul nel 2006, e all’Aeroporto Internazionale di Shangai Pudong nel 2016. La notte tra il 6 e il 7 maggio del 2017l’aeroporto di Roma “Leonardo Da Vinci”, più comunemente conosciuto con il nome della località che lo ospita, Fiumicino, è statoteatro di un incendio.Quattro minuti dopo la mezzanotte le fiamme hanno iniziato a divampare nelTerminal 3 dell’aeroporto della capitale,interessando una vasta aera della zona di transito ed estendendosi suuna superficie dicirca mille metri quadrati.Molti sembrano essere glielementi in comune tra l’evento capitolino e quello catanese: l’ipotesi che la scintilla scatenante sia partita da uncondizionatore guasto, l’assenza di feriti, il divampare delle fiamme nella notte.Nonostante le similitudini, anche nel tipo di polemiche scaturite subito dopo l’evento, è interessante notare le differenze che emergono: i danni stimati a seguito dell’incendio del terminal tre a Roma sono statidichiarati complessivamente – a più di un mese dall’evento – intorno 80 milioni di euro. ACatania,basandosi sulle stime effettuate “a caldo” daMovimento elettori consumatori (Mec)si sarebbero già superati in 5 giorni pieni di servizi ridottii 200 milioni.Inoltre nel 2015 il Gruppo Aeroporti di Roma (ADR), incaricato della gestione dell’aeroporto Fiumicino, che ha un traffico medio di oltre 20 milioni di passeggeri annuali contro i circa 10 di Catania, avevaridotto il funzionamento dello scalo del 50per cento.Ilratedi ripresa dei voli si era aggirato attorno ai 10-15 all’ora dopo le 12 ore dallo scoppio dell’incendio. ACatania l’operatività, a 5 giorni dall’emergenza, è del circa 29 per centocon il numero di movimenti che è ancora molto lontano(in proporzione 4:12)anche solo alla metà di quello tenuto da Fiumicino otto anni fa. Quale è stata invece la reazione delmanagementdell’aeroportoAtatürk di Istanbulin seguitoall’incendio che è divampato nell’area Cargodi questo scalo internazionale nel maggio del 2006? E’ presto detto:ad eccezione dei minuti immediatamente successivi all’incidente, ivoli sono ripresi normalmente, con un’operatività del 100 per cento dell’Aeroporto. Vero è che in quel caso le fiamme non avevano interessato aree direttamente coinvolte nel transito dei passeggeri, ma due depositi vicini alle piste.Un altro esempio è l’aeroporto internazionale diShanghaiPudong.In questo caso si tratta di un incendio di natura dolosa, causato nell’aprile del 2016 da una persona che volontariamente ha piazzato degli ordigni esplosivi nei pressi dell’area Check-In del Terminal 2, generando due diverse esplosioni a breve distanza, che hanno causato la morte di due persone e ferimento di altre cinque. Lefiamme hanno interessato un’area circoscritta di 100 metri quadri, sono state domate in50 minuti. Inoltre, nonostante l’area interessasse il transito dei passeggeri. Ma soprattuttol’episodio non ha causato ritardi o cancellazioni dei voli.Parafrasando quantodichiarato a FocuSicilia da Fiavet-Confcommercio, e volendo azzardare una conclusione con una delle celeri frasi di Epiteto: “Non vieni definito da ciò che ti accade, ma da come reagisci”. E le conseguenze sul turismo sono già gravi: per le agenzie di viaggio l’interesse per la Sicilia è colato a picco: “Nessuno prenota”, acausa della cattiva pubblicità.