“Un’intelligenza extraterrestre è appena arrivata, qui sulla Terra. Non ne sappiamo molto, tranne che potrebbe distruggere la nostra civiltà”. La lotta fra l’uomo e la macchina moltiplica gli scenari fra mosse e contromosse ma dalle pagine dell’Economist, lo scrittore e saggista israeliano Yuval Noah Harari afferma che nel momento in cui l’intelligenza artificiale si impossesserà dello storytelling, la nostra civiltà sarà spacciata. Il dito è chiaramente puntato contro ChatGPT con la consapevolezza che “la lingua è la sostanza di cui è fatta quasi tutta la cultura umana” e se ne perderemo il controllo, se ci affideremo al machine learning senza alcuna forma di tutela, saranno guai. E intanto, Google ha annunciato il rilascio di Bard, lo strumento gratuito di intelligenza artificiale disponibile in 180 Paesi in inglese, giapponese e coreano.
La profezia di Harari
Apocalittici e integrati, Harari torna all’attacco e si domanda “cosa accadrà quando un’intelligenza non umana diventa migliore dell’essere umano medio nel raccontare storie, comporre melodie, disegnare immagini e scrivere leggi e scritture?” Oppure “a un livello più banale, potremmo presto trovarci ad avere lunghe discussioni online sull’aborto, il cambiamento climatico o l’invasione russa dell’Ucraina con entità che pensiamo siano umane, ma che in realtà sono intelligenze artificiali”.



“Sapere è potere”, il saggio
Ricordate l’acquisto del primo smartphone, il momento in cui avete aperto l’account email o scritto la prima pec? Fra vantaggi e disagi, la rivoluzione digitale richiede un percorso di formazione continua, uno schema di apprendimento fluido, “affrontando il caos e accogliendo l’imprevisto”. Ne sono convinti Davide Dattoli (fondatore e CEO di Talent Garden, la piattaforma leader in Europa per la comunità del business della tecnologia digitale) e Claudio Ubaldo Cortoni (un monaco che vive in un eremo nell’Appennino tosco-emiliano, custode di un’antica biblioteca). Insieme hanno scritto il saggio Sapere è potere. Da Aristotele a ChatGPT, perché il futuro dipende dalla nostra formazione (Rizzoli), subito in classifica. Pur partendo da prospettive radicalmente diverse, Dattoli/Cortoni ampliano il discorso e affermano che per quanto l’uomo insegua la stabilità è impossibile congelare il presente, fermando il tempo. E se le Big Tech dimostrano che vincono le idee, prendendo spunto da Isaac Newton ed Elon Musk, dobbiamo rischiare continuando a interrogarci sui nostri limiti.
La vera sfida dell’I.A.
Non sono questioni inedite, scrittori visionari le avevano già affrontate in opere cult come Io, Robot (firmato dal geniale Isaac Asimov) o Gli androidi sognano pecore elettriche (scritto da Philip K. Dick e approdato al cinema come Blade Runner) prima di diventare dei film campioni di incasso. I decenni passano e la tematica si aggiorna ma adesso, quel futuro di androidi e intelligenze artificiali sembra disperatamente imminente ed esige una presa di coscienza collettiva. O detto in modo più chiaro, dobbiamo regolare lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale, prima che sia lei a regolare noi. Del resto, mentre leggete questo articolo, in America gli sceneggiatori televisivi e cinematografici sono in sciopero selvaggio, minacciando di spoilerare il finale delle serie più amate dal pubblico. Chiedono un congruo salario e temono (giustamente) di venir soppiantati dall’intelligenza artificiale.



Il futuro è adesso
Sin dalla notte dei tempi siamo alle prese con dilemmi tecnologici che impongono delle scelte etiche e talvolta scomode. Lo sviluppo della tecnologia nucleare potrebbe condurci ad un’energia a basso costo per tutti o potrebbe distruggere la civiltà umana. Ma se le armi nucleari non possono inventare ordigni più potenti, l’IA può produrre una nuova versione esponenzialmente più intelligente. Un domani potrebbe aiutarci a risolvere l’emergenza climatica o magari influenzare le prossime presidenziali americane con una montagna di fake-news. Sia come sia, fra chi la esalta e chi la sconfessa, noi tutti abbiamo l’obbligo di prenderla sul serio. Il futuro è adesso.