Novembre peggio di maggio. L’Italia divisa in zone rosse, arancioni e gialle ha consumato meno di quella che usciva dal lockdown “duro” di primavera. E la Sicilia ha raggiunto il meno 60 per cento rispetto allo stesso mese del 2019. È la sintesi dell’Osservatorio permanente sull’andamento dei consumi elaborato da Confimprese-Ey. A livello nazionale, si legge nel rapporto, la spesa degli italiani hanno fatto registrare un meno 65 per cento rispetto al mese di ottobre. A crescere, di oltre il 90 per cento, solo gli acquisti online. Un trend molto negativo, “che porta il progressivo del secondo lockdown da ottobre a novembre pari al meno 45,6 per cento”, rileva Ey, network mondiale di servizi professionali di consulenza direzionale.
Crollano i consumi, vola l’e-commerce
Da gennaio a novembre 2020, nel cosiddetto “progressivo annuo”, i consumi a livello nazionale sono scesi del 36,5 per cento rispetto al 2019. A soffrire, in particolare, i settori dell’abbigliamento, con un meno 70 per cento, della ristorazione, in calo del 65 per cento, e del “non food”, giù del 40 per cento. Male anche il comparto dei viaggi, con una perdita del 77 per cento. Prevedibile il balzo in avanti dell’e-commerce, in crescita del 92,6 per cento. I consumatori hanno utilizzato il web “per superare le limitazioni nell’accesso allo store fisico”, commenta ancora il network.
Reggono i centri abitati
A pesare sui consumi, le chiusure totali di negozi e ristoranti nei centri commerciali. I centri abitati, dove gli esercizi sono rimasti parzialmente aperti durante la seconda ondata, “hanno performato meglio della media totale paese per ben 18,4 per cento”, dice Mario Maiocchi, direttore Centro Studi Confimprese. Nel progressivo annuo gennaio-novembre 2020, i consumi nei centri abitati “sono in linea con il totale Italia”. Per Maiocchi i provvedimenti di chiusura mostrano una “illogicità”, avendo spostato il traffico dei consumatori “dai centri commerciali, luoghi sottoposti a strette misure sanitarie di controllo, alle vie del centro”, con conseguente rischio di assembramento.
Zone rosse a picco
A subire il calo maggiore sono naturalmente le zone rosse, Campania (-75,6%), Calabria (-75,5%), Toscana (-74,5%), Piemonte (-73,8%), Lombardia (-73,4%), Valle d’Aosta (-72,5%) e Abruzzo (-68,4%). Situazione migliore nelle zone arancioni e gialle: Trentino-Alto Adige (-64,6%), Friuli-Venezia Giulia (-60,5%), Emilia-Romagna (60,1%), Liguria (-59,1%), Puglia (-58,1%), Umbria (-57,6%), Veneto (-55,3%), Sardegna (-49,9%), Marche (-41,8%) e Lazio (-49,6%). Le regioni del sud Italia (Campania, Calabria, Sicilia, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata) registrano una perdita del 66,2 per cento. Va osservato però che le colorazioni nell’ultimo mese non sono state omogenee.
La situazione in Sicilia
La Sicilia, malgrado la zona arancione convertita successivamente in zona gialla, a novembre segnala un calo del 60 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Nel progressivo annuo da gennaio a novembre 2020, la perdita è del 32,6 per cento. In linea con la media regionale il dato della città metropolitana di Palermo, che segna un meno 61,6 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Più alto il dato di Catania, sopra la media con un calo del 66,4 per cento. A pesare potrebbe essere l’alta incidenza di centri commerciali nell’area metropolitana. Messina perde invece “soltanto” il 44,2 per cento. Ancora più basso il dato della provincia di Siracusa, con una perdita del 36,8 per cento.