Qualche mese di respiro per circa 60 lavoratori dell’indotto dell’area di crisi complessa di Termini Imerese. È quanto prevede un emendamento inserito nel decreto “Ilva”, approvato ieri dal Senato, che stanzia circa un milione di euro per consentire ai lavoratori che non hanno più diritto alla Naspi di usufruire della mobilità in deroga fino al 31 dicembre di quest’anno. Solo l’ultimo tassello, in ordine di tempo, della lunga saga dei lavoratori di Termini Imerese. Sullo sfondo, la disponibilità data dall’imprenditore ucraino Sergey Shapran di rilevare l’impianto della ex Blutec (che tra lavoratori diretti e indiretti impiegava circa 900 persone, ma nel cui piano ci sarebbe spazio per numeri inferiori), su cui pendono però diverse incognite. La prima è la pubblicazione della manifestazione di interesse per il rilancio dell’area, richiesta dai tre commissari Giuseppe Glorioso, Fabrizio Grasso e Andrea Bucarelli al ministro dello Sviluppo economico Adolfo Urso. La seconda è il rinnovo dell’Accordo di programma, che permetterebbe di sbloccare un finanziamento di 220 milioni per la re-industrializzazione. La Regione siciliana ha messo sul tavolo 70 milioni, mentre dallo Stato dovrebbero arrivarne 150.
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Sussidi da prorogare
Al netto dei toni trionfalistici della politica, la soluzione della vertenza sembra ancora lontana. “L’emendamento di cui si parla consentirà agli ex lavoratori della Bienne Sud, che nel sito industriale si occupavano della verniciatura dei paraurti, di essere equiparati agli altri ex lavoratori dell’indotto, in particolare della Lear Corporation e della Clerprem, specializzate nella produzione e imbottitura di sedili”, spiega a FocuSicilia Vincenzo Comella, segretario regionale di Uil Metalmeccanici. Questi lavoratori già da alcuni anni sono in mobilità in deroga. “Attualmente siamo in attesa del rinnovo per il 2023, visto che gli uffici provinciali dell’Inps devono accertare il numero esatto degli aventi diritto, considerando anche coloro che nel frattempo hanno maturato la pensione”. La norma inserita nel decreto Ilva, prosegue il segretario di Uilm Sicilia, “è un atto dovuto per sanare la situazione di questi lavoratori, che erano ingiustamente sacrificati. Da qui a parlare di proroga dell’indennità per tutto l’indotto di Termini Imerese ce ne passa”.
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Il pericolo della burocrazia
Anche con la mobilità in deroga, del resto, la situazione degli ex lavoratori non può dirsi affatto risolta. “La legge prevede delle decurtazioni per ogni anno di rinnovo. In media, l’assegno che ricevono i lavoratori ammonta a circa 450 euro mensili, una somma con cui non si vive”, chiarisce Lorenzo Giordano, segretario dei metalmeccanici di Ugl Palermo. Quanto agli ex lavoratori Fiat, passati poi a Blutec, sono in cassa integrazione ma attendono ugualmente risposte sul proprio futuro. “L’imprenditore ucraino ha dichiarato che con le sue risorse, che ammontano a circa 40 milioni, potrebbe avviare l’attività con circa 250 lavoratori”, spiega Giordano. Una buona base di partenza, “considerando anche i 200 che potrebbero essere accompagnati alla pensione con i 30 milioni del Fondo di coesione sociale europeo, già stanziati dalla Regione”. La speranza è che il Governo nazionale velocizzi quanto più possibile le procedure per il rinnovo dell’Accordo di programma, “sbloccando i 150 milioni che permetterebbero di assorbire l’intero bacino”.
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L’ottimismo della Regione
Una soluzione che aprirebbe un nuovo capitolo nella vicenda dello stabilimento di Termini Imerese, cominciata nel 2002 con l’addio della Fiat, proseguita con il tentativo di rilancio della Blutec e culminata nel 2011 con la definitiva chiusura, condannando mille lavoratori a dodici anni di incertezza e ammortizzatori sociali. Ad applaudire l’emendamento per la mobilità in deroga degli ex percettori della Naspi è l’assessore regionale alle Attività produttive Edy Tamajo, che sottolinea anche “l’annuncio da parte del ministro Urso di voler avviare a breve le procedure per la manifestazione di interesse in vista del rilancio dell’area”. Il governo regionale, assicura il responsabile delle Attività produttive, segue con attenzione la vicenda. “Da settimane partecipo a numerosi tavoli tecnici con l’obiettivo di tutelare il futuro degli operai e individuare un processo alternativo di re-industrializzazione dell’area palermitana”. Una sfida ambiziosa, conclude Tamajo, che se andasse in porto potrebbe fare della Sicilia “uno dei motori di sviluppo del Paese”.