Le risorse per l’emergenza Covid, quanto e dove ha speso lo Stato

Le risorse per l’emergenza Covid, quanto e dove ha speso lo Stato

Dieci mesi di pandemia, 141 miliardi e 800 milioni di euro spesi dallo Stato tra marzo e dicembre 2020. Questo il totale, calcolato dal servizio politiche previdenziali della Uil, dei vari decreti emanati dal governo nazionale per contrastare l’emergenza economica conseguenza del Covid-19. Un quadro riassuntivo che vede però una netta preferenza nelle destinazioni dei fondi: il 67 per cento, oltre 95 miliardi, sono andate a sostegno di imprese e lavoratori autonomi. Seguono nel computo complessivo gli oltre 36 miliardi destinati al pagamento della cassa integrazione, in deroga o in altre forme, pari al 26 per cento del totale. Infine 9,8 miliardi di euro, pari al 7 per cento del totale, sono stati destinati ad altre misure definite “ibride” a sostegno dei lavoratori, dipendenti o autonomi, come congedi parentali e 104 o integrazioni salariali. L’analisi esamina tutte le manovre per il sostegno e il rilancio dell’economia a partire dal “Decreto Rilancio” e le relative modifiche apportate al Decreto “Cura Italia”. Il “Decreto Agosto”, oltre naturalmente ai cosiddetti decreti “Ristori”, e le relative leggi di conversione. Si scopre così che le misure più consistenti, 91 miliardi e 665 milioni di euro, vengono proprio dalle prime due misure emergenziali, che hanno segnato la tendenza degli stanziamenti anche per il resto dell’anno, con la maggioranza dei fondi (poco meno di 49 miliardi), destinate al sostegno delle imprese, contro i poco più di 21 per cassa integrazioni e altre integrazioni salariali. Una decisione, che per Uil è “a discapito delle lavoratrici e dei lavoratori dipendenti” a cui è sono stati destinaticirca 36 miliardi (il 26 per del totale). Questo pur essendo i dipendenti insieme con i pensionati, “i più fedeli contribuenti del nostro sistema fiscale e, quindi, i principali finanziatori delle politiche pubbliche”. Nel complesso dei 95 miliardi e 732 milioni di euro destinate ad imprese e autonomi, il 34 per cento di queste risorse è stato impiegato per la concessione di agevolazioni fiscali ed esenzioni tributarie, che hanno generato un mancato introito per lo Stato pari a 32 miliardi e 240 milioni di euro. A partire dal mese di marzo 2020, oltre alle misure sopra citate, le imprese ed i soggetti esercenti attività d’impresa hanno potuto beneficiare di esoneri dal versamento dei contributi previdenziali, del credito d’imposta per i canoni di locazione degli immobili a uso non abitativo, della sospensione del versamento dell’Irap, della cancellazione dell’Imu, della sospensione dei versamenti dei contributi previdenziali e assistenziali, della sospensione dei versamenti tributari e di altre forme di esenzione e credito d’imposta concesse alle imprese e i professionisti di settori vari, da quello editoriale a quello dei servizi digitali, del turismo, dello spettacolo, dell’agricoltura e della pesca. E su questi aspetti Uil si chiede come si farà a ripagare un debito generato “non da investimenti produttivi, ma impiegati per il finanziamento di sussidi fiscali e contributivi a vantaggio dei liberi professionisti e imprese che hanno potuto beneficiare di un complessivo di 95 miliardi di sostegni”.