Nel 2023, a Milano, è stata appena annunciata la nuova edizione del Festival del Capitalismo. Si terrà il 20 maggio presso il Circolo Filologico Milanese. Una notizia sbarcata sui social, come ideale prosecuzione del clamore suscitato dall’incoronazione di Re Carlo III con il pubblico – ovvero l’agorà dei social – che si è divisa fra nostalgici, amanti del gossip reale e chi invece ne ha dedotto un paradosso storico, inneggiando al crollo della monarchia, polemizzando per gli ingenti costi della cerimonia, in cui sono state sfoderate carrozze, corone, vesti d’oro e gioielli di valore letteralmente inestimabile. Sfarzo, brand alla moda e lusso ammaliano anche la classe politica, scelte talvolta incaute che si ritorcono contro i diretti interessati, aizzando rabbia, meme e sberleffi.
Carbone vegetale contro il fossile
Spesso si dibatte sul disimpegno della Generazione Z, eppure, mai come oggi, la società è polarizzata su temi etici. Se a Milano sta per sbarcare quel festival, pochi giorni fa, a Roma, i manifestanti affiliati al movimento di protesta Ultima Generazione hanno gettato del carbone vegetale nella fontana del Bernini di Piazza Navona. Un gesto per protestare contro il fossile, attirandosi le ire o il sostegno della piazza social, fra chi ne contesta il modus operandi e chi lo considera un modo per rompere lo status quo e l’indifferenza dei media.
Macron e quel Rolex scomparso
I massmediologi ci dicono che l’immagine è un mezzo che trascende il discorso, capace di modificare il nostro giudizio. Lo dimostra l’atteggiamento del presidente francese Emmanuel Macron che durante uno show in diretta televisiva e con la riforma delle pensioni che infiammava le piazze francesi, chiedeva ai cittadini di accettare i necessari sacrifici. Ma nel momento in cui si è “ricordato” che al polso indossava un Rolex, ha abbassato entrambe le braccia sotto al tavolo per sfilarselo, come nulla fosse. Qualcosa di simile è accaduto pochi giorni dopo, in Germania, quando il ministro delle Finanze, Christian Lindner, ospite di un talk show televisivo, è stato colto mentre sfilava dalla tasca dell’abito un orologio di lusso per rimetterlo al polso. Ma le telecamere e i social media hanno ripreso e rilanciato tutto, scatenando il dibattito.
Dall’eskimo al trench glauco
Un tema che è approdato anche in casa nostra, pur se con declinazioni diverse. A pochi giorni dal primo maggio, la nuova segretaria del PD, Elly Schlein ha concesso un’intervista esclusiva al magazine Vogue. Occasione per annunciare alla stampa che, complici i numerosi impegni pubblici, si sta affidando ad un’armocromista per cambiare immagine, abbandonando l’eskimo a favore di un trench di color glauco. Più di governo e meno di lotta? Chissà. Ciò che conta è che anche in questo caso il dibattito si è infiammato e le parole pronunciate, sono state travolte dalle immagini.
Da Salvini a De Filippi
Eppure, un pizzico di vanità è comune a tutto il mondo della politica italiana, nessuno escluso. Ricordate le cravatte fatte a mano e le bandane sfoggiate in Sardegna da Silvio Berlusconi? O gli abiti di sartoria con i fazzoletti al taschino dell’avvocato del popolo, Giuseppe Conte? E ancora, l’arcinota passione per il cachemire di Fausto Bertinotti, le centinaia di felpe sfoggiate da Salvini con i nomi delle città e ovviamente, il giubbotto di pelle con cui Matteo Renzi approdò sulla copertina di Chi nel 2013 e poi davanti alle telecamere di Maria De Filippi.
Il diavolo veste la politica
Se il Diavolo veste Prada, sappiamo che Carlo Calenda da pariolino doc, ama indossare il Barbour, Daniela Santanchè anche in Senato non rinuncia a completi dai colori molto accesi e la premier Giorgia Meloni ha cambiato decisamente stile e adesso, indossa dei tailleur Giorgio Armani. Perché stupirci? Dobbiamo rassegnarci, ogni indumento, ogni singolo outfit, verrà analizzato e scandagliato dagli esperti di comunicazione, a caccia di un possibile messaggio, vero o presunto.
La lezione di Zelensky
Prima di tutti, questa lezione l’ha compresa il presidente ucraino Volodymyr Zelensky che da un giorno all’altro ha tolto il completo con cui amava andare davanti alle telecamere e ha indossato una maglietta verde, una semplice t-shirt verde oliva di cotone. Proprio come quella che indossano i suoi soldati. Una scelta forse pratica ma diventata in breve iconica, un modo per ricordare al mondo intero che ai confini dell’Europa c’è la guerra e che si combatte per la libertà. Un lusso per pochi, non (ancora) per tutti i popoli.