Poche mascherine e dispositivi di protezione spesso inadeguati, oltre a lavoro continuo anche in presenza di pericolo di contagio per il personale sanitario. Lo denunciano i principali sindacati italiani, uniti per lanciare un allarme sulle attività svolte dalle strutture sanitarie e sociosanitarie per fronteggiare l’emergenza coronavirus. In una lettera inviata al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, al ministro della Salute, Roberto Speranza, e al commissario straordinario Emergenza Coronavirus Domenico Arcuri, parlano di “provvedimenti sbagliati e con alcune inefficienze organizzative insopportabili e molto pericolose per la salute pubblica”. A firmarla i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil (Maurizio Landini, Annamaria Furlan, Carmelo Barbagallo), di FP Cgil, Cisl Fo e Uil Fpl (Serena Sorrentino, Maurizio Petriccioli, Michelangelo Librandi), di Fp Cgil Medici, Cisl Medici, Uil Fpl (Area Medica, Andrea Filippi, Biagio Papotto, Roberto Bonfili).
Medici esposti a rischi per decreto
“Come prima cosa – si legge nella lettera – non possiamo non sottolineare la scarsità e l’inadeguatezza nella diffusione dei dispositivi di protezione Individuali. E’ di queste ore la distribuzione in diverse regioni, da parte delle aziende sanitarie, di mascherine in tessuto sintetico che non possiedono i requisiti necessari per garantire l’adeguata protezione a chi opera nelle strutture direttamente dedicate alla cura del covid-19”, scrivono i sindacati. A questo per i sindacati si aggiunge “lo sconcerto e la rabbia” generati nei professionisti a dal decreto legge 14 del 9 marzo 2020 che dispone all’articolo 7 che i sanitari esposti a pazienti affetti da coronavirus non siano più posti in quarantena, prevedendone la sospensione dal lavoro solo in caso di sintomaticità manifesta o di positività acclarata. “Il fatto di prevedere che questi lavoratori, pur se sottoposti a sorveglianza sanitaria, continuino a lavorare anche se potenzialmente infetti, correndo così il rischio di svolgere una involontaria funzione di diffusori del contagio dentro le strutture e dentro il proprio nucleo familiare, è cosa che reputiamo profondamente sbagliata e che va quanto prima corretta, perché rischia di alimentare la diffusione del virus e di deprivare a breve termine il contingente di personale”, scrivono le organizzazioni sindacali.
Le richieste al Governo
I sindacati, “pur nella consapevolezza delle difficoltà”, avanzano delle richieste: un immediato riscontro della disponibilità di presidi per la protezione, la cancellazione dell’articolo 7 del decreto del 9 marzo 2020 numero 14, oltre all’immediata attivazione di un tavolo di crisi specifico col ministero della Salute 2che consenta il monitoraggio e la segnalazione delle situazioni più critiche presenti sul territorio nazionale, dando così la possibilità alle scriventi di dare un contributo fattivo”. Per i sindacati “l’emergenzialità impone tempestività e coerenza negli interventi, siamo certi che risponderete all’aspettativa di milioni di lavoratori che si stanno caratterizzando per un alto senso del servizio pubblico a favore della collettività”.