Non c’è mobilità senza infrastrutture e per Giacomo Bellavia, presidente dell’Azienda metropolitana trasporti e sosta di Catania (Amts), in città ci sono alcune infrastrutture valide, “come la metropolitana – sostiene – che è l’opera strategica e sono contento stia andando avanti con i tempi programmati” e altre che invece non vengono utilizzate pienamente. Ad esempio “la ferrovia, con sei stazioni dentro la città ma nessun programma di esercizio regionale di Trenitalia che non ha un servizio di tipo urbano”. Bellavia però non vuole dirottare altrove l’intervista che concede a FocuSicilia durante il Sicily business forum e torna subito sulle sue competenze: “Per quanto riguarda i servizi su gomma, dobbiamo andare a creare delle infrastrutture che tendano a proteggere le corsie preferenziali e a privilegiare nell’ambito dell’organizzazione della città tutti i mezzi che creano la mobilità sostenibile, come l’infrastruttura del Brt che già abbiamo creato con la prima linea e la quinta linea. Dev’essere ulteriormente potenziata e rafforzata per creare delle dorsali veloci con corsie preferenziali protette e cordolate, che possano rappresentare l’ossatura essenziale insieme alla metropolitana e alla linea urbana di Trenitalia nella mobilità della città di Catania. Poi, a completamento di tutto questo, ci possono essere l’allargamento delle aree pedonali, delle Ztl, il potenziamento dei servizi di sharing, ma in tema di infrastrutture sono queste le iniziative urgenti che devono essere portate all’attenzione dell’amministrazione comunale e regionale”, ribadisce il presidente.
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La connessione con le periferie e i paesi etnei
L’Amts potrebbe avere un ruolo anche rispetto ai tanti territori che circondano il centro cittadino e che ormai sono parte integrante di un’unica grande realtà urbana, però in questo senso la “vocazione metropolitana dell’azienda non si è ancora pienamente sviluppata – riconosce Bellavia – noi abbiamo delle convenzioni con alcuni Comuni limitrofi, ma c’è un sistema normativo e di trasferimento di fondi che non consente a tutti i Comuni di poter accedere a questo tipo di iniziativa. L’idea sarebbe quella di coinvolgere la Città metropolitana e la Regione per poter finanziare i Comuni al fine di attivare delle linee di tipo urbano. Oggi purtroppo i collegamenti tra città di Catania e la prima cintura intorno ad essa, quindi la area metropolitana, viene immaginata nei piani regionali come una tratta di tipo extra-urbano. Questo oggettivamente non è più pensabile, perché non c’è soluzione di continuità tra Gravina e Misterbianco, Sant’Agata li Battiati o San Gregorio”. Di questo Bellavia ha già discusso col nuovo assessore regionale alle Infrastrutture e ai Trasporti, Alessandro Aricò, il quale però ancora non avrebbe “assunto alcuna iniziativa – riferisce il presidente dell’azienda – e spero che di qui a breve si possa ragionare su questi temi che sono essenziali”.
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Successo di “CataniaTuGo”: sarà rinnovata
Tra le iniziative per l’intermodalità nei trasporto pubblico, la città pare abbia gradito “CataniaTuGo”, un abbonamento integrato a prezzo agevolato che consente l’uso di metropolitana, bus e parcheggi scambiatori. “Possiamo dire tranquillamente – commenta Bellavia – che l’anno scorso è stato un grande successo. Gli abbonati alla metro e agli autobus sono passati da 3.000 del 2019 ai 25 mila dell’anno scorso tra CataniTugo e gli abbonati in convenzione con l’Università di Catania. L’iniziativa verrà quindi riproposta anche per il 2023 e aumenteranno gli abbonamenti a disposizione. Tra fine marzo e aprile certamente verranno riaperta la possibilità di iscriversi e acquisire a soli 20 euro un voucher che poi verrà utilizzato per l’emissione dell’abbonamento integrato”. Procede anche la modernizzazione del parco mezzi di Amts: “Abbiamo un programma finanziato dal Pnrr e dai fondi Pon Metro che prevede da qui al 2025 la completa conversione del parco mezzi in elettrico. Abbiamo acquistato 130 bus elettrici e 10 a idrogeno. Alcuni di questi sono già arrivati, circa una ventina, altri 18 ne arriveranno entro l’anno e progressivamente, in due o tre anni, verrà completata la transizione”.