In Sicilia, nel 2022, sono state 20.200 le nuove aziende iscritte presso le Camere di Commercio, a fronte di 17.801 cessazioni. Il saldo è positivo per 2.399 imprese, con un tasso di crescita dello 0,5 per cento, in calo rispetto all’1,63 per cento del 2021 e inferiore rispetto allo 0,84 per cento registrato quest’anno dal Sud. È quanto emerge dagli ultimi dati Movimprese, elaborati da Unioncamere e InfoCamere. Anche a livello nazionale la nascita di nuove aziende risulta in calo rispetto all’anno precedente. L’Italia, con 312.564 nuove iscrizioni e 264.546 cessazioni, registra un saldo positivo per 48.018 imprese, con una crescita dello 0,79 per cento contro l’1,42 per cento del 2021. Un rallentamento che secondo Unioncamere non rappresenta una cattiva notizia, ma soltanto il ritorno alla normalità dopo gli anni difficili della pandemia. “Dopo il brusco stop del 2020 (quando il saldo si fermò a solo più 19 mila imprese) e il rimbalzo del 2021 (più 87 mila), con il 2022 il bilancio tra aperture e chiusure torna su valori medi degli ultimi quindici anni, attestandosi a 48 mila attività in più tra gennaio e dicembre”, si legge infatti nel rapporto.

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Sicilia più lenta del Mezzogiorno
Come detto, il tasso di crescita della Sicilia (0,5 per cento) è inferiore al dato della circoscrizione Sud e Isole (0,84 per cento). A incidere è il risultato della Sardegna, che nel 2022 registra un saldo positivo di 2.370 imprese con un tasso di crescita dell’1,38 per cento, secondo dato migliore in Italia alle spalle del Lazio (più 1,55 per cento). A fare meglio della Sicilia, però, sono quasi tutte le altre regioni del Mezzogiorno, a cominciare dalla Puglia (4.635 nuove imprese, più 1,20 per cento), seguita da Campania (5.786 imprese, più 0,94 per cento), Calabria (1.322 imprese, più 0,69 per cento) e Basilicata (417 nuove imprese, più 0,69 per cento). Fa peggio della Sicilia soltanto il Molise, che con 45 aziende perde lo 0,13 per cento, unica regione italiana a registrare un calo insieme alle Marche (meno 0,56 per cento). Il Sud, nel complesso, traina l’Italia. “Un terzo del saldo del 2022 si deve alle imprese del Mezzogiorno, aumentate di oltre 17 mila unità grazie alla spinta di costruzioni e turismo”, osserva il segretario di Unioncamere Giuseppe Tripoli.

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La situazione nelle province
A livello provinciale, a ottenere i risultati migliori nell’Isola è Palermo, che con 4.491 nuove iscrizioni e 3.672 cessazioni mostra un saldo positivo di 819 imprese e una crescita dello 0,81 per cento. Seguono le province di Messina (407 imprese, più 0,64 per cento), Catania (650 imprese, più 0,61 per cento) e Siracusa (210 imprese, più 0,53 per cento). Risultati più modesti per le province di Ragusa (134 imprese, più 0,35 per cento), Trapani (125 imprese, più 0,22 per cento) e Agrigento (91 imprese, più 0,22 per cento). In fondo alla classifica la provincia di Caltanissetta, dove nel 2022 non ha chiuso né aperto alcuna azienda, mentre a Enna il saldo è negativo per la chiusura di 37 imprese, con un tasso di crescita che segna meno 0,24 per cento. Complessivamente, lo “stock” di imprese attive nell’Isola al 31 dicembre 2022 supera di poco le 479 mila unità, ed è il quarto più consistente in Italia dopo quello di Lombardia (945.555), Campania (611.627) e Lazio (609.483).

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La spinta del settore costruzioni
A livello nazionale a mostrare i risultati migliori è la circoscrizione Centro, con 67.178 nuove iscrizioni e 55.807 cessazioni, con un saldo positivo di 11.371 imprese e un tasso di crescita dello 0,89 per cento. Segue il Nord Ovest, con 88.127 nuove iscrizioni e 74.761 cessazioni, con un saldo positivo per 13.366 unità e un tasso di crescita dello 0,86 per cento. Come detto Sud e Isole crescono dello 0,84 per cento, mentre il Nord Est si ferma allo 0,51 per cento, con 59.614 nuove iscrizioni e 53.761 cessazioni e un saldo positivo di “sole” 5.853 imprese. Il report dà conto anche della crescita dei singoli settori. A registrare il dato migliore in termini percentuali sono le attività professionali, scientifiche e tecniche (10.474 nuove imprese, più 4,53 per cento), seguite dall’istruzione (1.070 imprese, più 3,23 per cento) e dalle attività artistiche, sportive, di intrattenimento (1.971 imprese, più 2,46 per cento). In termini numerici l’incremento maggiore si registra nell’edilizia, con oltre 20.500 nuove imprese (più 2,44 per cento). Male invece commercio (meno 8.756 imprese), agricoltura (meno 3.363) e manifattura (meno 2.549).