Piani regolatori obsoleti e anacronistici. In Sicilia sono efficienti solo 24 su 391

Piani regolatori obsoleti e anacronistici. In Sicilia sono efficienti solo 24 su 391

A distanza di 44 anni dall’obbligo di dotarsi di un Piano regolatore generale, previsto dalla legge regionale 71/1978, 351 Comuni siciliani su 391, il 90 per cento, ha uno strumento urbanistico, ma solo 24 Comuni hanno un Prg pienamente efficace. In 304 casi i vincoli espropriativi sono decaduti e quindi la funzionalità dei Piani è compromessa e bisogna procedere con la revisione. In 63 Comuni ci sono invece gli obsoleti Programmi di fabbricazione o i Piani urbanistici comprensoriali. A mappare in dettaglio la situazione nell’Isola, con gli ultimi dati disponibili risalenti a marzo 2022, è il dossier “Paradigmi siciliani”, realizzato dall’Inu (Istituto nazionale di urbanistica) Sicilia, presieduto da Giuseppe Trombino, docente di Urbanistica all’Università di Palermo. Da questa fotografia emerge che siamo ancora ben lontani da una pianificazione omogenea e aggiornata che detti criteri e regole per uno sviluppo urbanistico ben coordinato nei territori comunali. Intanto, proprio due anni fa è intervenuta la legge regionale 19/2020, che ha riformato la materia e introdotto i Pug, i Piani urbanistici generali che sostituiscono gli ormai ‘vecchi’ Prg. La legge prevede che i Prg o gli schemi di massima dei Prg, adottati o depositati fino all’agosto 2020 (cioè al momento dell’entrata in vigore della nuova legge), debbano completare il percorso approvativo secondo la previgente normativa. Per tutti gli altri, si dovrà parlare di Pug. Leggi anche –Sicilia, riforma urbanistica. Il Governo esulta, l’opposizione attacca Per effetto del regime transitorio introdotto dalla legge 19/2020, “circa la metà dei 391 Comuni siciliani – prospetta Trombino – si doteranno nei prossimi anni di Prg piuttosto che di Pug. Se consideriamo i tempi dei procedimenti di formazione dei Prg in Sicilia, è forte il rischio che per molti Comuni la applicazione della nuova legge possa quindi considerarsi una prospettiva assai lontana, con la conseguenza di ritardare anche il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale e di contenimento del consumo di suolo che la nuova legge assegna alla pianificazione urbanistica”. Su un campione di 28 Comuni, elencati nel dossier di Inu, emerge infatti le pubbliche amministrazioni hanno impiegato mediamente 16 anni per arrivare alla definitiva approvazione del Prg. Soltanto cinque Comuni su 28 hanno impiegato meno di dieci anni, e di questi soltanto uno meno di cinque. Sette comuni hanno impiegato più di 20 anni. “Le ragioni di questi tempi sono diverse – spiega Trombino – e non è possibile generalizzare, perchè in realtà dietro ogni piano c’è una storia fatta di difficoltà economiche, di contrasti politici, di disinteresse, di rassegnazione ma anche di passione e di momenti di ritrovata coesione e slanci”. Anche per questo la Regione non dovrebbe abbassare la guardia. “È necessario dunque che il dipartimento regionale dell’Urbanistica – si aspetta Trombino – svolga nei prossimi anni una attenta attività di sorveglianza e monitoraggio dei procedimenti, intervenendo anche in via sostitutiva nei casi di accertata inerzia da parte dei Comuni”. Leggi anche –Bonus fiscali, urbanistica, prezziario: l’agenda degli architetti siciliani I Comuni che hanno scelto il nuovo sistema e deliberato l’avvio dei Pug sono finora 56 e i primi tre in ordine cronologico sono stati Viagrande, Patti e Caltanissetta. Numerose le innovazioni che rendono il Pug significativamente diverso dal vecchio Prg, al quale erano allegati solamente due studi, lo studio geologico e quello agricolo forestale. In aggiunta, il Pug richiede altri tre studi specialistici: lo studio di compatibilità idraulica, lo studio socio-economico e lo studio archeologico dei propri territori. I Comuni sono tenuti inoltre a redigere la Carta dei vincoli (tra gli altri quelli urbansitici, discendenti da leggi, dalle previsioni dei piani territoriali generali e settoriali, da atti amministrativi). Possibile per gli enti condurre la progettazione in forma associata, come hanno già fatto piccoli comuni del Palermitano come Ciminna, Ventimiglia e Baucina, ma anche medi centri dell’Agrigentino come Campobello di Licata e Ravanusa. La Regione ha incentivato la redazione dei Pug mettendo a disposizione dei finanziamenti, previsti dall’art. 70 della Lr 9/2021, erogati secondo criteri previsti dal decreto del dipartimento dell’Urbanistica n. 127 del 24 agosto 2021: 73 Comuni hanno presentato domanda, 53 sono stati ammessi alla prima tranche dei finanziamenti. Analoghe risorse per supportare i Comuni nella redazione dei Prg erano disponibili fino a una decina d’anni fa, secondo quanto previsto dalla Lr 17/1994. Leggi anche –Catania, convegno sul Centro storico: in attesa del Pug evitare la museificazione In provincia di Catania sono pochissimi i Comuni dotati di Prg recenti e con vincoli attivi (Maniace, Nicolosi, Milo, Biancavilla e Mazzarrone), mentre Catania ha il Piano regolatore più datato della Sicilia, noto come “Piano Piccinato”, concepito nel 1964, più volte variato ma mai veramente aggiornato. Da qualche mese l’amministrazione del capoluogo etneo ha avviato il percorso del Pug, così come hanno fatto pure Acireale, Riposto, Motta Sant’Anastasia, Grammichele, Tremestieri e Viagrande, Comuni dove finora non si era neppure raggiunta l’approvazione dello schema di massima del Piano. Santa Maria di Licodia, San Cono, Raddusa, Valverde e Castiglione di Sicilia non sono ri usciti a formare un Prg e continuano ad avvalersi delle previsioni di antiquati Programmi di Fabbricazione, approvati tra il 1975 ed il 1982. “Oggi gli occhi sono puntati – evidenzia il presidente Trombino – sulle esperienze di pianificazione che stanno per partire in applicazione della nuova legge: tra queste il Pug di Acireale, per il quale il Comune si è affidato ad una qualificata consulenza universitaria, quello di Motta Sant’Anastasia e quello di Catania, città nella quale opera oggi un qualificato e determinato gruppo di tecnici, interni ed esterni alla amministrazione, che fa presumere che Catania si stia velocemente avviando a perdere il primato del Comune con il Prg più vecchio”. Leggi anche –Urbanistica, approvato lo studio di dettaglio del centro storico di Catania