Un professore finge di suggerire ad una studentessa di andare all’estero dopo l’Università, soprattutto perché “donna”. Si tratta di una burla, un video “fake” ideato per #Iostudioqui, la nuova campagna del laboratorio di Comunicazione Digitale della Scuola Superiore dell’Università di Catania, e pubblicato su Tik Tok dagli studenti del corso. A coordinarli il dottor Mattia Gangi, docente di Comunicazione politica e istituzionale.
@idia_ricerca "Professore" dice ad una studentessa che all'università non c'è posto per lei. Vergognoso!!! Ragazzi buongiorno, nella descrizione del primo video mettiamo: ATTENZIONE!!!questo video è un FAKE. Ecco la verità: https://vm.tiktok.com/ZGJHed8hP/ #universita #ricerca #iostudioqui #perte ♬ suono originale – Alex
La campagna è realizzata dal movimento IDIA
Il video, che sul noto social media ha raggiunto più di seimila visualizzazioni, è stato “auto-smascherato” dagli stessi studenti del corso che hanno pubblicato, questo pomeriggio, un secondo video in cui raccontano “tutta la verità”: il fake è stato creato per sensibilizzare sul tema della “fuga dei cervelli”. #Iostudioqui, infatti, è una campagna realizzata da un nuovo movimento di giovani ricercatori italiani IDIA – Ricerca (anch’esso frutto dell’attività del Laboratorio e, dunque, “fake”) che porta avanti le battaglie di chi, oggi, si trova a voler studiare e lavorare nel proprio territorio.
@idia_ricerca Prof consiglia di andare all'estero: IL VIDEO è un FAKE, il problema NO. La verità sul video in cui un professore dice ad una sua studentessa di andare a lavorare all'estero. Ma non è tutto…. #università #ricerca #iostudioqui #perte ♬ suono originale – Alex
Una campagna lanciata in modo “non convenzionale”
“Abbiamo studiato questi due video per dar vita ad un contenuto ‘virali’ che lanciasse in modo non convenzionale la nostra campagna” ha spiegato il dottor Mattia Gangi. “Sfruttando i linguaggi propri dei nuovi social media come TikTok – ha aggiunto il docente – abbiamo quindi fatto leva sullo stupore suscitato dalla reazione rabbiosa di una studentessa che si ribella al paternalismo del proprio docente. Si tratta soltanto della prima azione di comunicazione che abbiamo pensato, insieme, durante il corso. Le prossime mosse? Le scoprirete a breve”.