Una serie di contestazioni sono state mosse dalla Corte dei Conti della Sicilia, presieduta da Guido Carlino, nei confronti della Regione Siciliana in occasione del giudizio di parificazione del rendiconto dell’esercizio finanziario 2020, la cui udienza si è svolta oggi nell’aula magna del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Palermo. I magistrati, attraverso una corposa relazione di 183 pagine hanno come di consueto proceduto a individuare vizi di illegittimità economico-contabile e aree di gestione dove incrementare l’efficienza amministrativa. La Corte ha deciso di parificare il conto del bilancio ma non il conto economico, lo stato patrimoniale e il ripiano del disavanzo da 2,2 miliardi di euro, che il governo avrebbe dovuto completare nel corso di tre anni e non di dieci, come invece è stato pianificato. Su questo punto è stata sollevata la questione di legittimità costituzionale. Sono 30 inoltre i capitoli del bilancio che riguardano entrate, spese e residui (attivi e passivi) che non sono stati parificati sui quali sono state riscontrate varie irregolarità. Presenti all’udienza il presidente della Regione, Renato Schifani, il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, l’assessore regionale all’Economia, Marco Falcone, l’assessore regionale alla Famiglia, alle politiche sociali e al lavoro, Nuccia Albano, il ragioniere generale della Regione, Ignazio Tozzo, l’avvocato generale della Regione, Giovanni Bologna, il segretario generale della Presidenza della Regione, Maria Mattarella e diverse autorità istituzionali.
Schifani: “Apporteremo i dovuti correttivi”
“Abbiamo ascoltato il pronunciamento della Corte e la questione della legittimità costituzionale che è stata sollevata a proposito del decreto legislativo firmato dal presidente del Cdm e dal Capo dello Stato, che consentiva alla Regione di spalmare il proprio debito in dieci anni. Pur non condividendo tale iniziativa che, a onor del vero, avrebbe potuto essere portata avanti un anno fa e non lo è stata, ci attiveremo perché il Governo e il Parlamento nazionali possano confermare tale facoltà. Riguardo alle altre partite che sono state contestate, le valuteremo per apportare i dovuti correttivi”, ha dichiarato il presidente Schifani al termine dell’udienza. “Sollevare la questione di legittimità costituzionale – ha osservato l’assessore Falcone – non è paralizzante per l’attività amministrativa e finanziaria della Regione Siciliana. È doveroso in questa fase rassicurare i cittadini, i dipendenti, le imprese e gli attori sociali a vario titolo sul fatto che la tenuta economica della Regione non è in discussione. Rimaniamo convinti della piena legittimità del decreto legislativo che consente il ripiano del disavanzo in dieci anni, ma, per dirimere e velocizzare la soluzione della questione, ci confronteremo con il Governo nazionale e il Parlamento per ottenere in tempi brevissimi la condivisione di una norma che risolva il problema e il conflitto tra poteri dello Stato (Corte costituzionale e Governo nazionale), sollevato oggi dalla Corte dei conti”.