La Sicilia ospita, nelle strutture residenziali socio-assistenziali e socio-sanitarie, il più alto numero di minori d’Italia: l’Istat ne ha contati 3.253 nell’Isola alla fine del 2020, distribuiti in 1.087 residenze attive. A seguire solo la Lombardia (2.333) e l’Emilia-Romagna (2.103). In Italia questo tipo di strutture di accoglienza e cura sono 12.630 e mettono a disposizione quasi 412 mila posti letto, la maggior parte al Nord. Di posti, al Sud ce ne sono 45 mila e in Sicilia 24 mila: una dotazione inferiore di posti, quindi, rispetto ad altre regioni italiane, nonostante la maggiore quantità di minori ospitati. La presenza dei minori stranieri, che ha sempre rappresentato una quota consistente degli ospiti minorenni, si è tuttavia ridotta nell’ultimo quinquennio di riferimento: nel 2015 i minori stranieri rappresentavano il 46 per cento del totale degli ospiti di pari età, nel 2020 tale percentuale è scesa al 39 per cento. Oggi, di minori stranieri se ne contano 1.716, stando ai più recenti dati del Sistema accoglienza integrazione del ministero dell’Interno: anche stavolta la Sicilia è primi in Italia, seguita da Campania (821 minori ospitati) e Puglia (699 minori). Le quote di adulti ospitati nelle strutture residenziali resta invece stabile.

Leggi anche – I sanitari di Confindustria Sicilia contro la Finanziaria: negate anticipazioni Rsa
Prevale l’assistenza socio-sanitaria
“Le strutture socio-assistenziali e socio-sanitarie hanno risentito fortemente della situazione emergenziale dovuta al Covid-19 e hanno dovuto affrontare nuove sfide organizzative al fine di fronteggiare le emergenze del periodo”, osserva l’Istat. A voler paragonare l’offerta di residenze con quella dei cinque anni precedenti si osserva un aumento nel periodo 2015-2018 (+7,6 per cento) quando il numero di posti letto raggiunge il picco di 420.329. In Italia i posti letto sono dedicati in larga parte all’assistenza socio-sanitaria: le “unità di servizio” che erogano assistenza socio-sanitaria sono infatti 8.976 per un ammontare di circa 319 mila posti letto (il 77 per cento dei posti letto complessivi). “L’offerta residenziale si riduce sensibilmente per le unità di servizio che svolgono prevalentemente funzione di tipo socio-assistenziale: le unità così classificate ammontano a 6.378 e dispongono in totale di 93.070 posti letto, pari al 23 per cento dei posti letto complessivi”, fa rilevare l’istituto di statistica.

Leggi anche – Case-famiglia non a norma, Cisl etnea: “Che fine ha fatto il regolamento?”
Più ragazzi che ragazze tra i minori
Al 31 dicembre 2020 sono 18.772 gli ospiti minori complessivamente accolti nelle strutture residenziali, il due per mille dell’intera popolazione minorenne in Italia. “Le strutture residenziali ospitano ragazzi con problematiche di varia natura – spiega Istat -che provengono da contesti molto diversi: la maggior parte (il 52 per cento ) non presenta specifici problemi di salute, si tratta prevalentemente di minori stranieri privi di una figura parentale di riferimento o di ragazzi allontanati da un nucleo familiare non in grado di assicurare loro adeguata cura. Un terzo degli ospiti invece è composto da giovani con problemi di dipendenza che hanno intrapreso un percorso riabilitativo, mentre la quota residua, il 16 per cento degli ospiti, è costituita da minori con problemi di salute mentale o con disabilità che necessitano di specifiche cure o assistenza”. Istat osserva che a prescindere dal tipo di disagio vissuto, la componente femminile appare numericamente minoritaria: due ragazzi accolti su tre sono maschi, ma tra i minori stranieri si raggiunge il 69 per cento. “L’accoglienza dei minori in strutture residenziali risulta più diffusa nei territori in cui è più alto il numero di giovani “stranieri non accompagnati” come accade per esempio in Sicilia, dove si registra un tasso di presenza quasi doppio rispetto al dato medio nazionale”, scrive l’Istat.
Leggi anche – Progetto Trap: “Altre prospettive” per i minori segnalati all’autorità giudiziaria
Minori stranieri senza assistenza da parte di adulti
Nel 2020, sono più di un terzo gli ospiti con meno di 18 anni accolti per problemi economici, incapacità educativa o problemi psico-fisici dei genitori. “Consistente, quasi tremila unità (16 per cento), è anche la quota di ragazzi che entrano in comunità perché stranieri privi di assistenza o di rappresentanza da parte di un adulto”, evidenzia l’Istat che ricorda come “la presa in carico dei minori da parte dei servizi residenziali – che non dovrebbe andare oltre il 24 mesi – non si esaurisce con l’ingresso nella struttura e comprende anche la gestione dell’uscita che può prevedere il rientro o l’inserimento in famiglia ma anche il sostegno per una vita autonoma”. Durante 2020 gli ospiti minori dimessi ammontano complessivamente a più di 12mila. Il 25 per cento di essi è rientrato presso la famiglia di origine, mentre una piccola parte è stata data in affido o adottata. Complessivamente i minori reinseriti in una famiglia sono più di quattromila (il 33 per cento dei dimessi). Per alcuni minori il percorso di recupero non risulta però concluso: più di duemila (il 21 per cento dei dimessi) sono trasferiti in altre strutture residenziali e poco meno di 1.300 (il 10,5 per cento) si allontanano spontaneamente.