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Rischi industriali oltre alle calamità naturali: il mix è un incubo per la Sicilia

Nell'Isola 60 siti industriali a rischio di incidente rilevante. La pianificazione degli scenari in caso di maxi-emergenze richiede ancora molto lavoro, ma qualche passo avanti è stato fatto "per scuotere un sistema che si era appiattito", spiega il direttore regionale dei Vigili del Fuoco

Alcuni giorni fa, a Gela sono stati simulati gli effetti di un’onda anomala di uno tsunami all’interno di un impianto industriale. Nessuno aveva mai fatto prima un esercizio simile per capire cosa voglia dire confrontarsi con un rischio naturale che si va a inserire in un impianto industriale a rischio di incidente rilevante. Sulla tematica l’attenzione merita di restare alta, a maggior ragione se si pensa che ci sono ben 60 stabilimenti industriali in Sicilia, la maggior parte in provincia di Siracusa, censiti dall’Inventario Seveso (Dlgs 105/2015) e sono tutti impianti a rischio di incidente rilevante, dove la pianificazione di emergenze prettamente industriali va integrata con una previsione degli scenari che si potrebbero creare in caso di possibili calamità naturali, le cosiddette maxi-emergenze.

Aquilino: “Sul rischio industriale nulla lasciato al caso”

In questo senso “la Sicilia ha lavorato in questi anni in maniera molto funzionale e coerente – ha spiegato a FocuSicilia il direttore regionale dei Vigili del Fuoco, Ennio Aquilino – con un territorio molto particolare perché ha un catalogo di rischi che non ha eguali nel resto della nazione e forse in tutta Europa”. Il rischio d’insieme è un tema da sviluppare “assolutamente complesso – riconosce Aquilino – ma è maturata una convinzione negli stakeholder di poter dare quel qualcosa in più. Mi sento di dire che dal punto di vista quantomeno del rischio industriale non si sia lasciato nulla al caso”.

Aquilino: “Preoccupano di più i rischi naturali”

Il tema è stato al centro di un incontro che si è svolto a Catania martedi, promosso da RemTechExpo insieme a Fire, Vigili del Fuoco, Associazione nazionale aziende sicurezza e antincendio e Anima Confindustria Meccanica e che ha visto la partecipazione di numerosi esperti del settore che hanno portato la propria testimonianza: oltre al direttore Aquilino, vi hanno preso parte Francesco Cola (componente del comitato tecnico-scientifico del ministero dell’Interno – Fire), Giuseppe Romano (già direttore regionale dei Vigili del fuoco), Francesco Del Litto e Stefano Rotti di Versalis Spa e Raffineria di Milazzo, Luigi De Luca del Centro di formazione dei Vigli del Fuoco di Catania, Alfredo Romano in rappresentanza delle imprese di ingegneria di Confindustria, Luca Cari e Marco Ghimenti rispettivamente della Comunicazione e delle Emergenze nazionali dei Vvf, oltre a Giuseppe Vadalà, commissario straordinario per la bonifica delle discariche abusive. Il punto di vista dei Vigili del fuoco per la Sicilia è rassicurante, almeno per quanto riguarda i rischi industriali: “Come comitato tecnico regionale – ha ricordato Aquilino – c’è un costante e continuo controllo dell’evoluzione dinamica. Sotto ques’aspetto mi sento di dire che siamo messi benino. Chiaramente gli elementi di miglioramento ci sono sempre, ma non è certamente la parte che ci preoccupa di più. Discorso diverso dovremmo fare per quelle situazioni legate ai rischi naturali, in continua evoluzione e non in meglio, perché la Sicilia sconta un’arretratezza sulle infrastrutture stradali e ferroviarie, che non consente di mantenerci tranquilli”.

Il direttore Aquilino interviene all’incontro sulla pianificazione delle maxi-emergenze che si è svolto martedi a Catania

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Un protagonista: il Polo petrolchimico siracusano

In fatto di impianti industriali, la parte da gigante la fa il polo petrolchimico siracusano, dove insistono numerose tipologie di attività che l’inventario Seveso elenca: tra queste le note raffinerie di petrolio ma anche stoccaggio di combustibili e gpl e produzione, distruzione e stoccaggio di esplosivi. Il Petrolchimico per Aquilino “è quasi un biglietto da visita della Sicilia” e il direttore spiega che “quando ci riferiamo a questo tipo di impianti parliamo di energia potenziale estremamente elevata, quindi se non tossicità, vanno considerati gli aspetti legati all’energetico che sono importanti. Ci dev’essere necessariamente una cultura della sicurezza e non possiamo considerare ‘emergenze’ gli incidenti rilevanti, perchè di questi impianti si conosce tutto. Questa è gestione ordinaria, non può essere emergenza”. Il richiamo è ai piani di gestione delle situazioni di crisi, di cui si è parlato molto nel corso dell’incontro, con testimonianze dirette dei responsabili delle aziende e dettagliate simulazioni di scenari oggi possibili grazie a tecnologie informatiche molto sofisticate che le aziende già usano ad esempio per capire cosa avviene a una struttura industriale nelle varie fasi di un incendio o di un’esplosione.

Le aziende a rischio di incidente rilevante censite da Ispra nel Polo Petrolchimico di Siracusa

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Gruppi di lavoro specifici sui rischi

Per simulare uno scenario di calamità naturale, dal 4 al 6 novembre tra Messina e Reggio Calabria si è svolta la grande esercitazione “Sisma dello Stretto”, per testare la macchina dei soccorsi nel caso di un grave terremoto di magnitudo 6.2. L’ultima esercitazione, però, fu Eurosot nel 2004. “Non ci possiamo permettere di abbassare la guarda su questi temi, c’è molto da lavorare – esorta il direttore Aquilino – i piani vanno aggiornati e rivisti e probabilmente anche le organizzazioni che sottendono ai soccorsi. Da un anno abbiamo riallacciato in maniera forte i rapporti con la Regione Siciliana e la Protezione civile regionale per condividere percorsi diversi rispetto al passato. Abbiamo piantato dei germogli importanti, che sono convinto possano dare risposte a cominciare da una serie di gruppi di lavoro specifici sui rischi, che hanno visto coinvolti tutti i comandi dei Vigili del Fuoco assieme agli esperti regionali, proprio per scuotere un sistema che si era un pochino appiattito. Mi rendo contro che sulle Prefetture gravino tanti compiti, ma la pianificazione non può essere abbandonata, soprattutto in Sicilia che come dicevo ha un catalogo di rischi pieno. Questo non è fare il profeta di sventure, ma lavorare per la gente e con la gente”, conclude Aquilino.

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Agostino Laudani
Agostino Laudani
Giornalista professionista, nato a Milano ma siciliano da sempre, ho una laurea in Scienze della comunicazione e sono specializzato in infografica. Sono stato redattore in un quotidiano economico regionale e ho curato la comunicazione di aziende, enti pubblici e gruppi parlamentari. Scegliere con accuratezza, prima di scrivere, dovrebbe essere la sfida di ogni buon giornalista.

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