La Sicilia è il territorio italiano che nel corso del’anno si è colorata più di rosso. Non si parla di Covid e dei numeri sempre più alti legati alla diffusione del virus. Si parla di fuoco, di incendi quasi tutti dolosi che hanno distrutto 78 mila ettari di territorio. Un danno enorme per la fauna con migliaia di animali morti, ma anche per la flora, l’uomo e l’agricoltura. Aumentato sponenzialmente il già critico dato sulla desertificazione del territorio. I numerosi incendi rappresentano oltre il 49 per cento di tutti quelli scoppiati in Italia nel 2021. Sono stati avvolti dalle fiamme oltre 150mila ettari di boschi, una superficie pari a quelle di Roma, Milano e Napoli messe insieme. I dati, documentati da Europa Verde, sono forniti dell’European Forest Fire Information System (EFFIS) della Commissione europea, che fornisce informazioni sugli incendi a partire dal 2008.
Problema ignorato dalle istituzioni
“La situazione è gravissima ed è figlia di una politica senza scrupoli che, anziché puntare sul controllo e la prevenzione ha semplicemente pensato di ignorare il problema, cancellando una risorsa preziosissima come il Corpo forestale dello Stato e privatizzando de facto la flotta di canadair. E ancora il Governo rimane silente: non dice che vuole fare mentre il patrimonio boschivo dell’Italia viene distrutto dalla furia del fuoco e dalla furia criminale”. Sono dure le parole che si leggono nel dossier di Europa Verde. Il danno però è notevole. Ancora oggi sono molti gli incendi che devastano il territorio e i danni non sono solo naturalistici, ma anche economici e sanitari. “Questa estate tra incendi e alte temperature è stata la più disastrosa degli ultimi anni”, dice a FocuSicilia il presidente regionale di Confagricoltura Ettore Pottino.
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Occorre invertire la rotta
Tra ricci, scoiattoli, cervi, caprioli, volpi, ghiri, passeri, capinere, falchi, tartarughe, salamandre, lucertole: sono stimati in diversi milioni gli animali selvatici arsi vivi negli incendi boschivi. Non solo. Vanno contati anche moltissimi animali da allevamento come mucche, capre, pecore oltre a ortaggi e alberi, alcuni anche secolari come gli ulivi. Secondo le stime serviranno moltissimi anni per ricostruire quanto è andato perduto, sempre che ulteriori incendi non distruggano definitivamente quanto rimasto e sempre che si faccia qualcosa per invertire la rotta. La prevenzione è pressocché nulla e nonostante si dica spesso che la Sicilia ha tanti uomini nel Corpo forestale va sottolineanto che moltissimi sono precari, lavorano dalle 78 alle 151 ore annue e che come da norma nazionale la stagione della prevenzione dagli incendi inizia il 15 giugno quando spesso è troppo tardi. Il governo Musumeci ha anche chiesto aiuto ai cacciatori e alle associazioni di volontariato per presidiare e aiutare il territorio, ma anche in questo caso non sono mancate le polemiche.
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Rischio alluvioni e campagne a secco
Le piogge sono scarse e anche il destinare i terreni all’agricoltura non aiuta perché tante volte si paga la carenza d’acqua. Quest’anno, dice il presidente Pottino, “le colture hanno sofferto moltissimo. La produzione è mortificata e gli agricoltori hanno sborsato ingenti cifre per irrigare. La produzione è comunque bassa e i prezzi alti”. Una tendenza che potrbbe facilmente essere confermata nei prossimi mesi, almeno per i prodotti nostrani. La previsione di Pottino è che si aprirà la strdaa a ingenti quantitativi di importazioni. Tra siccità e desertificazione aumentano inoltre le probabilità che i primi temporali creino frane e alluvioni con ulteriore conseguente perdita di terreno e danni economici oltre che per le persone.
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Confagricoltura chiede aiuto alla Regione
In questa situazione le colture soffrono e così i loro produttori. Lo scrive nero su bianco il presidente Pottino in una lettera al governatore Nello Musmeci. “Elevate perdite di prodotti ortofrutticoli diventati, a causa del caldo eccessivo, non più idonei per la commercializzazione”, i comparti olivicolo e agrumicolo “hanno iniziato a manifestare fenomeni di “cascola” eccessiva dovuti allo stress idrico delle piante” e “a pochi giorni dall’entrata a pieno regime della campagna vendemmiale non si ha ancora la piena percezione di quali saranno i quantitativi di questa annata”. Agli allevatori colpiti dagli incendi è già arrivata la modulistica per chiedere i rimborsi dei danni causati dagli incendi e per questo Pottino si dice soddisfatto. Gli aiuti servono il prima possibile però, in particolare “l’autorizzazione per la concessione di quantitativi aggiuntivi di carburante agevolato per usi agricoli e l’anticipazione di tutti i premi Pac, anche di quelli a superficie, così come previsto dal cosiddetto “Decreto sostegni” a favore delle aziende agricole colpite dalle grandinate della scorsa primavera e dagli incendi estivi”.
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A rischio desertificazione quasi il 43 per cento dell’Isola
Tra le conseguenze più dirette di questo quadro già a tinte fosce c’è la desertificazione che a sua volta innesca processi come l’erosione delle coste, la diminuzione della sostanza organica dei terreni (anche a seguito di pratiche agricole intensive) e la salinizzazione delle acque. Problema già annoso in Sicilia e ancora più aggravato da incendi e alte temperature. Ad oggi corre questo rischio un quinto del territorio nazionale e l’Isola è la regione più colpita con il 42,9 per cento della superficie interessata. Insomma, poco meno di mezza Sicilia soffre di desertificazione. “Le aree a rischio sono il 70 per cento in Sicilia, il 58 per cento in Molise, il 57 in Puglia, il 55 in Basilicata, mentre in Sardegna, Marche, Emilia-Romagna, Umbria, Abruzzo e Campania sono comprese tra il 30 e il 50 per cento”, si legge nel dossier che riporta i dati del Consiglio nazionale delle ricerche, confermati anche all’Osservatorio Anbi sulle risorse idriche.