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Siciliani ultimi in abilità digitali e lauree, primi per Neet e abbandoni

Situazione desolante secondo il rapporto Bes 2022 dell'Istat: pochi siciliani tra i 30 e i 34 anni con laurea o titoli superiori, all'ultimo posto per formazione continua e competenze digitali di base, ai primi posti per competenze alfabetiche e numeriche insufficienti

Istruzione e formazione: la situazione è estremamente desolante in Sicilia, secondo l’ultimo rapporto dell’Istat sul Benessere equo e sostenibile (Bes). L’Isola, rispetto alle altre regioni, ha il minor numero di giovani tra i 30 e i 34 anni con laurea o titoli superiori (il 17,8 per cento), è ultima per formazione continua, ultima per competenze digitali di base, prima per competenze alfabetiche non adeguate e seconda per competenze numeriche non adeguate tra i ragazzi di scuola media, prima per uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione e prima per giovani che non lavorano e non studiano, cioè i Neet. La regione figura, infine, tra le ultime anche per numero di bambini tra zero e due anni iscritti all’asilo nido, anche se il dato si è comunque raddoppiato rispetto al decennio precedente e, precisa l’Istat, ricalca “la geografia delle disponibilità delle strutture sul territorio italiano” e gli “ampi ritardi nel Mezzogiorno”.

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Diploma e laurea: siciliani all’ultimo posto

L’Istat, per valutare se sia stato raggiunto un adeguato livello di istruzione e fare un confronto con il resto d’Europa, prende in considerazione la percentuale di persone tra i 25 e i 64 anni che abbiano almeno un diploma e la percentuale di persone tra i 30 e i 34 anni che abbiano un titolo universitario o altro titolo terziario. Questi due indicatori, nel 2022, sono tornati a crescere, dopo la battuta d’arresto del 2021. “Nonostante la crescita registrata – osservano però gli esperti dell’Istituto – l’Italia è ancora lontana dalla media europea, con una distanza ancora più accentuata tra gli uomini”. Il Paese ha il 63 per cento delle persone tra 25 e 64 anni con qualifica o diploma secondario superiore rispetto a una media europea di circa il 79,5 per cento. Superano il 70 per cento il Friuli-Venezia Giulia (71,2 per cento), l’Umbria (71,5 per cento), la Provincia autonoma di Trento (72 per cento) e il Lazio (72,1 per cento), mentre si ferma al 52,4 per cento la Sicilia, regione ultima d’Italia. Quanto alla laurea, i giovani italiani tra i 30 e i 34 anni che ne possiedono una raggiungono solo il 27,4 per cento, contro più del 42 per cento tra i coetanei dei Paesi dell’Unione europea. Tra i siciliani la percentuali scende al 17,8 per cento e l’Isola è all’ultimo posto.

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Formazione continua ai minimi, anche se in ripresa

Superato lo scoglio della pandemia, nei Paesi Ue c’è stata una ripresa anche del numero di persone che si accostano a vario titolo alla formazione continua (come aggiornamenti, corsi di lingue, di informatica ed altro), con attività più frequenti da settembre a maggio, condizionate durante il Covid dalle modalità a distanza. Le opportunità di formazione e di apprendimento sono state recuperate nel 2022 anche in Italia, in tutte le regioni, con quote maggiori rispetto a quanto avveniva nel 2019 e hanno coinvolto il 9,6 per cento della popolazione tra 25 e 64 anni. Sono aumentate le persone che fanno formazione in Provincia di Bolzano, Abruzzo, Sardegna, Calabria, Lazio. La Sicilia ha fatto registrare lo stesso trend in aumento, ma resta l’ultima d’Italia per formazione continua, con una quota del 6,3 per cento, molto più bassa della media nazionale.

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Competenze digitali: siciliani penultimi d’Italia

Tra una generazione e l’altra ci sono competenze digitali profondamente diverse e anche al confronto con l’Europa le differenze sono notevoli. Nel 2021 poco meno della metà delle persone di 16-74 anni che ha usato internet negli ultimi tre mesi ha delle abilità digitali almeno di base, rispetto alla media europea del 53,9 per cento. La quota sale al 61,7 per cento tra i giovani di 20-24 anni residenti in Italia, anche se si attesta comunque su livelli inferiori rispetto a quelli registrati tra i coetanei europei (72,7 per cento) e decresce rapidamente con l’età per arrivare al 17,7 per cento tra le persone di 65-75 anni, distanti di ben 7,7 punti percentuali rispetto al valore medio Ue27 dei 65-75enni. “Il rapporto con le nuove tecnologie – sottolinea l’Istat – si conferma significativamente diverso tra la popolazione maschile e femminile, come nel resto dei Paesi europei. Sono gli uomini a presentare il tasso più elevato di competenze digitali almeno di base”, che sono ancora oggi “una prerogativa delle persone con titolo di studio più elevato”, in particolare di chi possiede una laurea. Anche qui è forte il divario tra il Centro-nord e il Mezzogiorno, dove in Sicilia poco più di tre persone su dieci hanno competenze digitali di base.

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In terza media, competenze insufficienti dei ragazzi

Restano ancora insufficienti le competenze dei ragazzi di terza media, che nell’anno scolastico 2021-22 non sono ancora tornate a livelli pre-pandemia, sfornando “low performer”, cioè studenti le cui conoscenze restano di livello basso: in Italia la media è del “38,6 per cento per la competenza alfabetica (in aumento rispetto al 2019, +3,4 punti percentuali e stabili rispetto al 2021) e il 43,6 per quella numerica (in aumento rispetto al 2019 di quattro punti percentuali, ma in miglioramento rispetto al 2021, -0,9)”. Forti criticità nelle regioni del Mezzogiorno, dove più della metà dei ragazzi e delle ragazze non hanno competenze sufficienti. Spiccano nelle basse competenze alfabetiche la Calabria al 51 per cento e la Sicilia con il primato negativo al 51,3 per cento, nelle ‘numeriche’ invece primeggia la Calabria con il 62,2 per cento e la Sicilia è al secondo posto con quasi il 62 per cento di alunni con basse competenze. Seguono Campania, Sardegna e Puglia. Alta anche la quota di ragazzi delle medie che lasciano prematuramente la scuola: in Italia la media nel 2022 è dell’11,5 per cento. In Sicilia e Sardegna questo valore raggiunge il 20,6 per cento tra i maschi e il 16,9 per cento tra le femmine.

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Tanti i Neet, giovani che non studiano e non lavorano

Sono diminuiti in Sicilia, rispetto al 2020, i Neet (Neither in employment nor in education and training) i ragazzi che sono usciti dai percorsi formativi e non sono impegnati in un’attività lavorativa, ma il dato resta molto preoccupante: sul totale dei 15-29enni la quota è del 32,4 per cento, contro la media nazionale del 19 per cento. “Sono tutte del Mezzogiorno le regioni con i valori più elevati di Neet – evidenzia l’Istat – e sette hanno valori superiori al 20 per cento: dopo la Sicilia, ci sono la Campania (29,7 per cento), la Calabria (28,2 per cento), la Puglia (26 per cento), la Sardegna (21,4 per cento), il Molise (20,9 per cento) e la Basilicata (20,6 per cento). La media dei Paesi dell’Unione Europea, dove si è assistito a un analogo miglioramento costante della quota di Neet, non supera il 14 per cento.

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Agostino Laudani
Agostino Laudani
Giornalista professionista, nato a Milano ma siciliano da sempre, ho una laurea in Scienze della comunicazione e sono specializzato in infografica. Sono stato redattore in un quotidiano economico regionale e ho curato la comunicazione di aziende, enti pubblici e gruppi parlamentari. Scegliere con accuratezza, prima di scrivere, dovrebbe essere la sfida di ogni buon giornalista.

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