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Solo il 37% degli italiani ha conoscenze finanziarie base. E in Sicilia va peggio

Migliorare la conoscenza dei temi economici è il compito del Comitato per l'educazione finanziaria. Le attività dell'ente intergovernativo sono state illustrate oggi all'università di Catania dalla direttrice Annamaria Lusardi, che pone l'accento su "gender gap" e divario Nord-Sud

L’educazione finanziaria come nuova materia di studi universitari. Ma soprattutto come competenza fondante di una società, come quella siciliana, che è “molto indietro rispetto al Nord. E non siamo qui a Catania a parlarne solo per il bel clima”. Parole della professoressa Annamaria Lusardi, direttrice del Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria, oggi ospite al Dipartimento di Economia e Impresa dell’Università di Catania. Si tratta di un organismo istituito nel 2017 per iniziativa del ministero dell’Economia, e oggi opera di concerto anche con i ministeri dell’Istruzione, del Lavoro e dello Sviluppo economico per “promuovere e coordinare iniziative utili a innalzare tra la popolazione la conoscenza e le competenze finanziarie, assicurative e previdenziali e migliorare per tutti la capacità di fare scelte coerenti con i propri obiettivi e le proprie condizioni”. Un mandato statale che, come spiega Lusardi, viene direttamente dagli studi, “che dimostrano che chi ha una educazione finanziaria fa meglio. Non necessariamente vuol dire che avrà più soldi, ma che vivrà meglio anche la vita di ogni giorno”.

In Italia solo il 37 per cento ha competenze base

Oggi professoressa alla Washington University Business School e pioniera a livello mondiale nel ramo di studi, Lusardi ha spiegato come una conoscenza di base delle tematiche finanziarie sia una carenza piuttosto diffusa nel mondo. “Solo alcuni Paesi, come Gli Stati Uniti e quasi tutti quelli del G7 hanno una conoscenza almeno base di tematiche come l’inflazione o i tassi d’interesse in poco più di metà della popolazione. L’Italia a oggi ha una media del 37 per cento”. I dati mondiali, raccolti nel Global Financial Literacy Survey di Sandard & Poors, sono quindi affiancati a dati raccolti direttamente dal Comitato. E dai quali emerge come “la Sicilia e il Sud siono molto indietro anche sulla media nazionale, ma differenze regionali marcati si notano anche tra Nord Ovest e Nord Est. Non possiamo avere simili differenze a livello regionale”. Quello che accomuna l’Italia è però soprattutto “un gap di genere elevatissimo in Italia, con una differenza del 15 per cento tra le conoscenze medie degli uomini e delle donne”. Tematiche che si intrecciano non solo con la vita quotidiana, ma anche con la stessa libertà individuale, “con l’indipendenza, che vede spesso le donne, che vivono peraltro più a lungo degli uomini, costrette a restare a casa senza avere il coraggio di realizzare le proprie aspettative”.

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Un ambito di ricerca nato da pochi anni

L’attività del Comitato “è iniziata dopo gli anni della crisi finanziaria. Ma l’educazione finanziaria non è una risposta alla crisi, quanto un tentativo di rispondere ai grandi cambiamenti del mondo”, spiega Lusardi agli studenti nella gremita aula magna del Dipartimento di Economia. Il primo obiettivo è quello della formazione sulle tematiche relative alla Finanza, da farsi “nelle scuole, nelle Università ma anche nelle aziende e in famiglia”. Il Comitato, ente intergovernativo, nasce quindi dalla collaborazione non solo dei quattro ministeri, ma anche della Banca D’Italia, degli organismi di vigilanza (Consob, Covip, Ivass e Ocf), oltre che con il Cncu consiglio nazionale dei consumatori. L’incontro, introdotto dal direttore del Dipartimento professore Roberto Cellini e organizzato dai docenti Francesco Drago e Livio Ferrante, si inserisce nelle “giornate della ricerca”, e ha lo scopo di sensibilizzare gli studenti a intraprendere “un ambito di ricerca che, quando ho iniziato, non veniva nemmeno considerato ‘serio'”, spiega Lusardi. La docente cita le positive esperienze avviate con le università di Udine-Pordenone e Bologna, che hanno “avviato anche incontri con la popolazione, spesso coinvolgendo le scuole”, e la possibilità per i giovani ricercatori di pubblicare su una rivista scientifica appena nata “Journal o Financial Literacy and Wellbeing”. Invitando inoltre a “consultare e studiare i dati dettagliati dei nostri studi che verranno rilasciati lunedì prossimo sul sito quellocheconta.gov.it, creato proprio per dare informazioni di educazione finanziaria con un linguaggio semplice”.

L’Italia “somiglia ai Paesi Brics non a quelli del G7”

Tra le attività intraprese dal Comitato vi è inoltre quella di Comunicazione sui Media. Nel mese di ottobre, dedicato all’educazione finanziaria, “abbiamo inserito annunci in programmi molto popolari come Un Posto al Sole o L’Eredità, oltre che in riviste come Donna Moderna. Il nostro budget è limitato, un milione di euro, ma ci siamo subito posti il problema di come restituire i risultati e con quale efficacia, con un campione di cinquemila utenti divisi in gruppi”. Un’attività che, negli anni, dovrebbe aiutare l’Italia “a migliorare i propri risultati, che oggi sono più simili a quelli di Paesi come i cosiddetti Brics e non certo di chi è nel G7”, conclude la direttrice del Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria.

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Leandro Perrotta
Leandro Perrotta
Catanese, mai lasciata la vista dell'Etna dal 1984. Dal 2006 scrivo della cronaca cittadina. Sono presidente del Comitato Librino attivo, nella città satellite dove sono cresciuto.

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